1970 giugno 6 L’Italia si avvia ai quarti di finale

1970 giugno 6 (Il Gazzettino)

Gli avvenimenti sportivi
Pareggio degli azzurri nel confronto con gli uruguaiani

L’Italia si avvia ai quarti di finale

Niente reti e niente gioco

Le difese (più arcigna quella uruguayana) hanno soverchiato gli attacchi – E’ finita tra i fischi
del pubblico

DAL NOSTRO INVIATO
Città del Messico, 6 giugno
Sul pullman che da Toluca ha portato la nazionale azzurra a Puebla non è salito Gianni Rivera: era
quasi scontato che dovesse giocare, magari un tempo soltanto, al posto di Domenghini,
l’affaticamento del quale — dovuto all’altitudine — ha preoccupato Mandelli, Valcareggi e il prof.
Vecchiet fino all’ultimo istante. E’ stata perciò una « bomba » per quanti di noi avevamo preceduto
gli azzurri — di nulla sospettando — qui a Puebla.

Perché non è partito Rivera? Lo si dice vittima di un malanno che nei giorni scorsi aveva colpito
anche Cera, Boninsegna e soprattutto Domenghini: malanno intestinale dovuto probabilmente
all’acqua di qui che è piuttosto ricca di batteri e che gli azzurri hanno consumato sotto forma di
cubetti di ghiaccio (la classica buccia di banana sulla quale sono scivolati, più che i giocatori, i
responsabili di queste cose, dal prof. Vecchiet allo ultimo massaggiatore: possibile che nessuno vi
abbia pensato?).

Ma il malanno gastroenterico sarebbe soltanto una delle « ipotesi »; si parla anche di emicrania,
di leggera, alterazione febbrile, addirittura di un banalissimo raffreddore. Bisogna comunque
credere che il « golden boy » sia malato davvero e non sia invece, come qualcuno pure insinua, un
malato « diplomatico ». Convinzione quest’ultima che troverebbe fondamento nell’allergia (un’altra
volta manifestata da Rivera in un’intervista radiofonica) ad un ruolo che non lo propone come
alternativa a Mazzola.

Rivera ha detto ieri che come corre Domenghini lui non riuscirà a correre mai. E poi s’è
ammalato. Non ci fossero i precedenti di Cera, Boninsegna e Domenghini, questa malattia del
Riverino avrebbe trovato ben poco credito. Sappiamo invece che il capitano milanista non avrebbe
rinunciato, se non fosse stato costretto, ad una sia pur teorica possibilità di scendere in campo non
fosse che per dimostrare che fra lui e chi usurpa (come dice anche Rocco) il suo posto, una
differenza c’è.

Assente, dunque, Rivera, la formazione italiana, annunciata in extremis da Valcareggi, è la stessa
di mercoledì, più Rosato, meno Niccolai. In panchina sono: Zoff, Poletti, Juliano, Gori (come
alternativa a Boninsegna) e Furino (sostituto eventuale di Domenghini, sia che il Domingo risulti
affaticato, sia che l’andamento dell’incontro suggerisca una accentuazione difensiva).

Lo stadio è affollato: Italia-Uruguay è l’incontro più avvincente della giornata, almeno nelle
premesse. Fin da stamani numerosissimi appassionati hanno preso la via di Pueblo per arrivare in
tempo allo stadio « Cuauhtemoc ». Sono presenti non meno di duemila spettatori italiani, con
impermeabili azzurri bordati di tricolore, bandierine con gli stessi colori e la scritta « Forza Italia ».

In tutti coloro che ci circondano c’è fiducia notevolissima, non tanto e non solo per la ritrovata
efficienza dei tre ex-malati, oppure per l’assenza del « cervello » uruguayano Rocha, quanto perché
qui a Pueblo l’ossigeno è meno rarefatto (cinquecento metri di differenza) e contro la squadra più
europea delle sudamericane la cosa potrebbe non essere priva di importanza.

L’Italia è in azzurro: c’è stato un sorteggio per decidere quale delle due squadre dovesse cambiare
maglia e la sorte ha favorito l’Italia (buon segno, anche se gli uruguayani sostengono di essere
venuti per vincere la partita, non il sorteggio per la maglia).

C’è una novità nelle marcature: ad occuparsi di Riva non è il « killer » Ubinas ma l’atletico
Montero-Castillo che contro Israele era stato uno dei migliori in campo. Visto l’esempio della
Svezia, che aveva messo il gigante Olsson alle costole della « Gigitalia », l’allenatore uruguayano
ha comandato a Montero di non mollare mai Riva, di non concedergli spazio.

Partenza a ritmo molto blando: le due squadre sembrano preoccupate soprattutto di non scoprire
le spalle, più che di costruire gioco. Ma improvvisarmene, sullo spiovente di un difensore,
l’Uruguay si presenta minaccioso in area italiana (4’) e Facchetti contrasta come può l’attaccante che
si appresta a tirare: Esparrago. Per una volta è andata bene.

Al 6′ siamo in angolo e, sull’azione successiva, Rosato si salva ancora in corner. Primo tiro a
rete, alto, dopo 11′, con Albertosi pronto. Improvviso e anche pericoloso è un tiro di Cortes (13′).
Gli azzurri stentano parecchio a centrocampo, dove il solo Mazzola imposta dignitosamente. E
infatti imbecca Bertini che con una stangata sfiora il gol: è soltanto angolo (14′), per una prodezza
di Mazurkievitz. Ribatte l’Uruguay e Ubinas spara altissimo, da poco oltre il limite.

Si segnala, intanto, il « preventivato » Ubinas, per tutta una serie di falli sul nostro De Sisti.
Osservazione non marginale: dopo più di 20′, Riva, isolatissimo e controllato a vista, non ha ancora
toccato palla!

Altro corner e altra conclusione a lato degli uruguayani. Poi un’azione decente degli azzurri con
cross di Boninsegna da destra, per Riva, e grande intervento di Mazurkievitz (27′): è la nostra
seconda palla-gol, contro nessuna — tutto sommato — dei nostri avversari. Ma il gioco è quanto di
più prudente (e deludente) si possa immaginare.

L’Italia — siamo alla mezz’ora — sembra scuotersi: avanza sempre più spesso Facchetti e anche
Bertini si inserisce: un suo tiro va di poco oltre la traversa (32′). Falli ancora, e l’arbitro ammonisce
Cortes (calcione al solito De Sisti), mentre il gioco non accenna a migliorare. Finalmente, e siamo
al 41′, Riva tenta un tiro, il primo, mandando la palla sull’esterno della rete.

Ma ecco che Mazzola si stende in avanti e invece di tirare serve Boninsegna, preceduto di un
soffio appena dal portiere uruguayano. Ribatte Cortes e Albertosi, ingannato anche da un rimbalzo
della palla, si salva come può.

Bilancio del primo tempo: cinque calci d’angolo per l’Uruguay, uno soltanto per l’Italia.
Una considerazione: il pareggio sta bene più a noi che all’Uruguay: con la Svezia, noi abbiamo

già vinto, mentre loro hanno battuto soltanto Israele.

Ripresa, con Furino in campo, al posto dell’affaticato Domenghini. L’Italia sembra più vivace,
ma può essere soltanto un’impressione. Al 5′ corriamo un grosso pericolo: Vareno è praticamente
libero davanti ad Albertosi e Burgnich anticipa in corner: è andata bene un’altra volta! E finalmente
si rivede Riva (9′) che sfrutta un invito di Furino e tira, di sinistro, benissimo: para Mazurkievitz.
Così come para, a terra, Albertosi un tiro di Muijca.

Il gioco non accenna a sveltirsi, nonostante Furino che ha preso, tatticamente, la posizione di
Mazzola, lasciando a quest’ultimo maggiore libertà in avanti. Ma la « libertà » costa cara a Mazzola,

falciato da Ancheta, così come poco dopo il portiere dei bianchi sposta tranquillamente Riva, in
area, senza che l’arbitro faccia una piega.

Anche l’Uruguay cerca il contropiede e Maneiro impegna Albertosi all’incrocio dei pali: è
corner, ma non succede niente (22′). Si ha da sensazione che anche all’Uruguay il pari non
dispiaccia. Quanto agli azzurri, non hanno restituito nemmeno i falli! E bisogna preoccuparsene,
non soltanto perchè gli uruguayani non fanno compatimenti, ma anche perchè sembra aumentato
l’indice di pericolosità dei nostri avversari.

Al 25′ l’Uruguay sostituisce Vareno con Zubia, per lo sprint finale. Ma non cambia nulla. E’ anzi
l’Italia che tenta una sortita con Furino e De Sisti: il tiro di questi va alto. Poi accelera l’Uruguay e ci
salviamo (Esparrago) ancora in angolo: sono dodici, contro due soltanto per l’Italia (36′). A sei
minuti dalla fine abbiamo un’occasione: punizione dal Limite. Batte Riva, ma alto. E poco dopo
Mazurkievitz blocca un cross di Boninsegna, sulla testa di Riva. Para sull’altro versante Albertosi,
ma Cubilla gli rovina addosso e lo lascia a terra. Finisce tra i fischi, ma siamo qualificati al
novantanove per cento.

Nereo Rocco sogna il Milan 1971
Jairzinho e Overath in rossonero

DAL NOSTRO INVIATO
Città del Messico, 6 giugno
Nemmeno il mondo precolombiano, le culture Maya e Azteca, nemmeno le piramidi della luna e del
sole riescono a far dimenticare il… Milan ’71 a Nereo Rocco: « Avevo già in testa tutta la squadra
— mi dice sorbendo un caffè americano — ma mi sa che adesso è diventato tutto difficile ».

— In che senso?
« E’ cominciata con De Petri! L’avevo chiesto io al Lanerossi: anzi, l’idea del 50 per cento, sia
per lui che per Vitali, era stata mia, signori. Pensavo che noi avremmo distribuito la spesa, mentre il
Lanerossi avrebbe potuto guadagnare alla fine anche di più, valorizzando i due giocatori nella platea
di San Siro ».

— Come Fontana!!
« Fontana, poareto, xe il più buon ragazzo del mondo, è anche bello in quel dribbling quando
viene su a centrocampo. Ma non ha tempra per una grande squadra, non parla mai, buono, troppo
buono, timido. E’ venuto al Milan un anno fa ed è ancora quello… ».

— Torniamo a De Petri e Vitali.
« Questo signor Farina farà gli interessi della sua società però non lo capisco proprio. Io credo
che una telefonata la meritavamo: « Senta, Carraro, qui ho Scopigno che vuole il ragazzo e mi offre
tanto, voi che ne dite? » almeno questo, invece, leggiamo sui giornali la notizia. Io credevo che
fosse una balla. Ma no, così no xe bello ».

— Che difesa avrebbe fatto?
« Ma eccola: Cudicini, Anquilletti e De Petri terzini, con ‘sto bel mulo friulano a sinistra, Rosato
stopper, il crucco Schnellinger libero, Lodetti mediano. Potevo tornare a Trieste a dormire fino a
settembre! E poi? Per il Vicenza, c’era magari Zignoli che è nostro, no? ».

— E Vitali?
« Altra storia strana. Farina l’ha fatto di domenica con Baglini, e noi cosa ne sapevamo? Solo
parole e parole con tutti, Puricelli e Di Brino. Farina dice tanti milioni e non si muove neanche di un
millimetro. Complimenti, ha fatto un buon affare con la Fiorentina, però no xe festa ogni anno. E

poi, Scala: più per dispetto che per altro, dico 150 milioni della metà. Farina risponde che sta bene,
dà la parola ma Puricelli dice no, non toccate Scala, e allora Farina si rimangia la parola e fa marcia
indietro! Mi non so, ah… ».

— Se le cose stanno così avete ragione di lamentarvi. Ma come sarebbe stato questo Milan ’70-

’71?

« La difesa fino a Lodetti te l’ho detta. A metà campo, con ‘sto Juliano che sembra una « vacca

sacra », intoccabile, mettevo la… riserva Rivera e Bulgarelli ».

— Ma Bulgarelli l’avete comprato?
« C’è l’opposizione della stampa locale che è già da tempo in congiuntura, però io spero sempre.
Con i miei panzer dietro e i tre abatini a centrocampo, mettevo Vitali e Sormani. Rognoni o un altro
a destra ».

— Il viaggio qui in Messico è pagato dal Milan. Oltre a dare una mano alla nazionale, in che

senso lavora per il Milan?

« Son venuto a imparare el futbol! E a vedere qualcuno: Jairzinho e Overath soprattutto ».
— Ed anche Gerson, Tostao e Beckenbauer no?
« Beh, Gerson lo potevamo prendere nel ’62 per 80 mila dollari, ma è un tipo strano che fa il
prezioso, ragazze eccetera. Tostao sarebbe il mio centravanti ideale. Con Beckenbauer avevamo
anche un’opzione ma ‘ste robe costano sei milioni all’anno. Come si fa a continuare a spendere non
conoscendo nemmeno il futuro? »

— Se viene a osservare questi assi, vuole dire che ha una speranza sull’apertura delle frontiere.
« Mah, vedremo dopo i mondiali cosa succede… ».
— Come giudica il mercato italiano, ora?
« Coss te vol, con l’Inter non puoi far niente: i due presidenti si amano come cane e gatto e hanno
paura che San Siro diventi, per una… cessione sbagliata, la loro tomba. L’anno scorso avevo chiesto
Domenghini e invece hanno fatto vincere lo scudetto al Cagliari, con lui fiori e Poli! I primi due
sono qui in Messico e Poli è un ottimo giocatore, anche se non ha molta fame, te capissi? Adesso io
vorrei vedere questo Bedin che tutti danno come una « strozza »: ma Fraizzoli è tabù. I 20 giocatori
buoni, tutti se li tengono, qualche provinciale, come il Lanerossi, mi ha lasciato Passalacqua con le
mani vuote. E allora? Allora restano altri 60 giocatori, da Mujesan in poi che sono tutti punti
interrogativi. Come Combin, che adesso sta segnando tre gol per partita. Ma gli ho già telefonato,
non mi freghi più: ti vendo stai tranquillo ».