1970 maggio 10 A Lisbona ultimo test pre-Messico

1970 maggio 10 (Il Gazzettino)

Oggi allo stadio Nacional (inizio alle 16) la nazionale azzurra affronta in amichevole il
Portogallo

A Lisbona ultimo test pre-Messico
Cera infortunato: gioca Ferrante?

L’incidente è accaduto nel corso dell’allenamento per uno scontro del cagliaritano con Furino
– Il dott. Fini ha escluso trattarsi di stiramento o strappo – Una decisione sarà presa prima
della partita – Mandelli protagonista, Valcareggi a disagio

(DAL NOSTRO INVIATO)
Lisbona, 9 maggio
«A boia », bisettimanale sportivo di Lisbona, scrive oggi che Riva è il Pelè degli italiani; il miglior
giocatore italiano di tutti i tempi. Scrive, riportando le dichiarazioni del medico del Cagliari (dott.
Frongia) che Riva possiede « muscoli di acciaio, robusti e lunghi, adatti sia ad un attaccante che a
un difensore ». Il giornale aggiunge che Riva, con una frequenza cardiaca di 48 pulsazioni al
minuto, ha il cuore di Fausto Coppi.

In assenza di Eusebio, meniscato, i portoghesi mitizzano il nostro… Eusebio, anche in funzione
degli incassi. Non sarà facile infatti riempire con un’amichevole lo Estadio Nacional: una
costruzione « del Regime », neoclassica, a ferro di cavallo, perchè il lato opposto alla monumentale
tribuna centrale non c’è. Spalancato invece sulle boscose colline di Lisbona, lungo la foce del Tago.
La Nazionale si è allenata su un campo secondario, a qualche centinaio di metri. Solo i giocatori
dell’Inter ostentano aria di casa. Facchetti va a riguardare gli spogliatoi di quel torrido maggio ’67:
« Avessimo avuto Suarez e Jair — mi dice con faccia malinconica, come fosse accaduto ieri — non
avremmo perduto quella Coppacampioni. Due di noi stettero molto male proprio qui dentro, prima
della partita ».

— Uno dei due era Corso, no?
« Sì, mi pare. Lui è un emotivo incredibile: ancora adesso, prima delle partite, prende un tonico e

bicarbonato per lo stomaco ».

Ricordo, subito dopo la ubriacante vittoria del Celtic, un tête-à-tête rabbioso tra Angelo e
Giammarco Moratti. Il figlio rimproverava al padre un errore suicida: quello di aver permesso il
matrimonio Nazionale-Herrera, con il risultato di distrarre il Mago e di portare a Lisbona l’Inter
groggy anche per il colossale contributo azzurro (fino a nove giocatori su undici). Sembra trascorso
un millennio.

Stamattina il verde è fresco di pioggia, ma non manca il sole. All’allenamento di Riva e C,
nonostante i servizi di « A boia », assiste soltanto qualche ragazzino dei quartieri popolari vicini,
dove abita ancora Eusebio. Mancano atmosfere particolari. Mancano i personaggi-raffica. Oggi, la
Nazionale che sta ruminando lentamente l’operazione messicana è nelle mani di tre signori, capitati
quasi per ripiego nel giro azzurro. Mandelli entrò infatti nel settore tecnico e federale dopo il
divorzio con la Juve. Valcareggi, senza un club da allenare, chiuse la disoccupazione con un posto
di secondo a Fabbri. E Stacchi, eccellente commercialista romano, fu chiamato dalla Federcalcio
per fare da levatrice alla nascita della Spa.

Al leggero training hanno partecipato tutti, fuorché Albertosi, rimasto in palleggio privato con
Valcareggi. Per fare due formazioni, undici difensori contro undici attaccanti, s’è messo con i
difensori anche il vice di Valcareggi, Bearzot. La partita di mezz’ora circa era cominciata con
scambi a mano. Dopo quattro minuti, Rivera s’è stancato scattando palla al piede: da quel momento,
allenamento restituito al football. Ho visto Rosato divertirsi molto come ala destra al quale si
opponeva… Rivera con il nove.

Riva, come sempre in questo tipo di training, era molto rilassato: ha tentato tre botte e una mezza
rovesciata, indovinando zero. Juliano è parso grassoccio, anche se mi risulta che abbia da un pezzo
cominciato ad allenarsi molto seriamente a Napoli, in palestra.

Il più preciso sotto rete, senza dubbio, Bobo Gori: tranquillo, con un tiro potenziato. Rivera ha
eseguito un numero meraviglioso: scatta in area, riceve il passaggio rasoterra, Vieri gli si butta in
uscita; Rivera, con le spalle girate alla porta, finta un colpo di tacco; Vieri si scompone a destra,
Rivera si gira a sinistra e mette in gol di piatto. Il piacere di vedere una cosa del genere al
rallentatore, come una lezione.

Sfotto Rivera: « Queste cose le fai solo in allenamento… ». Lui sorride: « Se mi permetto
un’azione così in partita, mi arriva un calcio da restare senza tacco! ». Esagera, ma non ha tutti i
torti.

Anastasi (con Bertini) è l’unico a scattare al massimo dei giri. Anastasi, anni 22, riceve da un

anziano collega torinese il consiglio di sposarsi.

C’è in giro tutto un infantile pissi pissi bau basi sull’antagonismo personale tra Mazzola e
Anastasi. Allora Mazzola, finito lo allenamento, prende Anastasi sottobraccio e lo presenta: « Ecco
il mio antagonista. Ci odiamo, non ci possiamo proprio sopportare ».

Una scena così, tra Mazzola e Rivera, non accadrà mai perchè i veri antagonisti, con striature
psicologiche profonde e mimetizzate, sono proprio Mazzola e Rivera. L’interista, il giorno della
qualificazione ai mondiali, in un hotel di Napoli mi disse: « Ora sono finalmente una mezz’ala. Ma
vedrai, alla fine preferiranno sempre lui (Rivera ndr.) ». La previsione è confermata in pieno.

Uscito dal campo, trafelato e spiccio, Valcareggi ha tolto dalla tasca un foglietto e ha letto la
formazione ufficiale che tanto per cambiare, tutti sapevamo da almeno quattro giorni: « Albertosi,
Burgnich, Facchetti, Bertini, Puia, Cera, Domenghini, Rivera, Mazzola, De Sisti, Riva. Nel secondo
tempo, a parte eventuali infortuni, sono già fissate due sostituzioni: Anastasi al posto di Mazzola e
Niccolai al posto di Puia ».

Chiedo: « In base a quale criterio sono state fissate queste due sostituzioni? »
« Perchè mi è parso bene così ».
Allora interviene bruscamente Walter Mandelli diretto ai giornalisti: « Vi invito a rispettare
l’accordo stipulato qualche giorno fa. Se dovete porre domande, fatele a me, non a Valcareggi. Io
risponderò a nome di Valcareggi e mio ».

Rimango perplesso e sorpreso. Perplesso perchè tutto ciò assume il timbro di una questione di
stato. Non humor, senso delle proporzioni, football serio ma sempre football. Qui si respira lo stesso
tono della Casa Bianca, per una conferenza stampa sulla Cambogia. Poi resto anche sorpreso. Ieri
avevo riferito una impressione: cioè Walter Mandelli sempre più scopertamente protagonista unico
della gestione azzurra. Ma oggi Valcareggi mi è parso letteralmente umiliato. Quando Mandelli ha
premesso che le dichiarazioni importanti sono in pratica « zona riservata » il disagio umanissimo di
Valcareggi è uscito con un violento rossore sul volto.

Mandelli ha dichiarato in sintesi che:

1. « la formazione è stata fatta in piena astrazione, cioè prescindendo dagli avversari. Non

abbiamo pensato a Torres o a Simoes: questa è un’amichevole e ci deve servire per qualche
appunto »;

2. « il risultato non ci interessa. Ma vincere facile ci dispiacerebbe per ragioni ovvie »;
3. « i dirigenti portoghesi hanno promesso una partita morbida, senza tackles violenti, tenuto
conto che l’Italia è l’unico paese latino-europeo presente in Messico. Non vogliono in sostanza
rischiare di procurarci degli infortuni. E’ la cortese attenzione dei dirigenti, ma ci credo fino ad un
certo punto perché i giocatori hanno temperamento e davanti al proprio pubblico difficilmente
ricorderanno le raccomandazioni diplomatiche ».

Il tasto degli infortuni sembrava del tutto platonico, ma proprio lo allenamento ha provocato un
handicap imprevedibile: a pochi minuti dallo stop, Furino ha agganciato infatti il piede di Cera;
mancandogli lo appoggio a terra, Cera ha allargato la gamba destra avvertendo una fitta all’inguine.
Risentimento di origine traumatica che il dott. Fini sta già curando con i rilassanti.

Lo stesso Fini ha dichiarato: « Non si tratta né di stiramento né di strappo. Ma il malanno
potrebbe avere una evoluzione sia positiva che negativa. Perciò solo domani, prima della partita,
decideremo ».

Subito dopo ho parlato con Cera: « Se si trattasse di una semplice contrattura, potrei giocare. Ma,

anche con uno stiramento minimo, no ».

Cera non è tipo che vada soggetto a traumi muscolari, ma possiede esperienza e sensibilità in
questo senso. Perciò si dichiara scettico sulle possibilità di giocare. Un’amichevole, per quanto
importante, non vale il rischio di rendersi indisponibile per il Messico: gli infortuni all’inguine sono
delicati e imprevedibili. Se Mandelli e Fini possiedono buonsenso, domani pomeriggio vedremo in
campo, come battitore
libero, Ferrante. La comunicazione di Valcareggi andrà dunque
probabilmente aggiornata.

Non sarà in ogni caso tempo perduto. Madrid era stata definita superflua da qualcuno e servì
invece a individuare il momento-no di Salvadore. Il football è pazzo ma restituisce quasi sempre
sentenze utili.

Nel Portogallo
Una sola incertezza: Conceiçao o Gomes

(DAL NOSTRO INVIATO)
Lisbona, 9 maggio
Lisbona sta pensando più al ciclone di ieri che alla Nazionale di domani. Ci sono stati morti, un
battello affondato, danni gravi, vento a cento chilometri all’ora: cose mai viste da decenni sulla
Costa del Sole. A proposito del match con l’Italia i giornali portoghesi dicono che « tutto ciò che
viene è guadagnato ». A testimonianza che (dopo l’esclusione dal Messico e il menisco a Eusebio) il
Portogallo sta attraversando il momento più ombroso della sua storia calcistica: in fondo, soltanto
quattro anni fa, a Londra, c’era stato il solido prestigio di una finale per il terzo e quarto posto.

Il ct ad interim Josè Augusto non può lavorare sul velluto per una ragione psicologica molto
semplice: Augusto significa Benfica, dalla testa ai piedi, mentre sei giocatori della Nazionale
appartengono allo Sporting, avversario
tradizionale (borghesia e popolari) del Benfica,
rappresentato in squadra da quattro giocatori. L’undicesimo, Josè Carlos, mediano, è invece
dell’Academia di Coimbra.

La formazione sembra avere un’unica incertezza: il colored Conceiçao (che giocò in Inghilterra
solo il quarto di finale contro la Corea) o Pedro Gomes, per il ruolo di terzino destro. Un emissario
della federazione assicura che giocherà Conceiçao finché non sarà stanco.

Poi Gomez. In porta, Damas. Stopper Humberto, mediano Josè Carlos, terzino sinistro Hilario.
Rui Rodriguez, libero sì ma davanti alla difesa. Tre attaccanti a centrocampo: Graca, dalla faccia
d’indio, continuo, potente nel tiro; il podista Peres e Simoes, piccola e tozza ala sinistra, abituata a
partire sempre da lontano. Punte autentiche Torres con altezza da baskista e Nelson, mezzapunta
dello Sporting.