1970 novembre 16 Milan super
1970 novembre 16 (Il Gazzettino)
Milan super
Napoli primo
Le venete a terra
Quando l’Inter ha ripudiato Heriberto Herrera, qualcuno ha sospirato « poveretto ». Heriberto, per
non lavorare fino a giugno prossimo, incasserà 45 milioni circa. A giugno, stracciato il contratto di
Fraizzoli, troverà un’altra panchina, per 50 milioni circa. La parola « licenziamento » contiene
troppe umiliazioni, troppa paura, troppa incertezza nell’avvenire, perché la si possa coinvolgere con
gli sciali del football, senza arrossire. Usiamo perciò il termine « sostituzione », fuori dei pietismi e
delle proporzioni perdute. Bruno Pesaola ha un contratto di 160 milioni per due anni. Helenio
Herrera incassa 200 milioni anticipati per una sola stagione: i cinque gol a Firenze e un derby
ammuffito all’Olimpico non umiliano, né impauriscono i Maghi. Nessuno dei due soffre incertezze.
Se saranno « sostituiti », non perderanno una lira e potranno sempre contare su alibi di comodo. No,
questi non sono licenziamenti: e lacrimarci sopra è scandaloso, per i licenziati veri.
Il tema mi pare di estrema attualità dopo sei rounds di campionato. Perchè è questo il momento
dove maturano le crisi; dove le parrocchie del tifo eseguono sentenze sommarie o idolatrano. Il
momento appunto delle « panchine », solide, precarie o già segnate. Legate anche ai dati anagrafici
di un presidente, al suo entourage, al suo temperamento. Tocca a tutti: e la misura sono i risultati,
cioè classifica, incassi, vivaio, bilancio di mercato. E’ toccato, qualche giorno fa all’Inter. Ed ora,
rischiano lo stesso stress Fiorentina, Roma e (forse), per le vecchie ruggini, Verona.
Ieri a Vicenza, un collega torinese chiese alla fine della partita « Puricelli salta? ».
Risposi « No. Non mi risulta minimamente. E poi perché? ».
Mi guardò convinto, ma sorpreso. Perchè le panchine di vita lunga non sono prassi italiana. Né
in nazionale, né in campionato. Non per nulla i nove anni di Gipo Mani al Milan o gli otto di
Helenio all’Inter fanno record nel dopoguerra. E mai, un ct azzurro durerà decenni interi come
accadde all’inglese Winterbotton o al tedesco Herberger.
La legge nostrana delle valigie sempre pronte: legge superficiale ma abbondantemente ripagata,
milione su milione, dalle Spa al Maghi.
Ed è dunque sempre campionato, quello della fatica atletica, a reggere l’istinto popolare del
football, immunizzandolo dalle chiacchiere. Anche con una gamba ingessata, Gigi Riva servirebbe
a questo Cagliari: la Juve del ghepardo Anastasi incupisce il verde ottimismo di Scopigno a 15
secondi dalla fine. Nereo Rocco, co-inventore del catenaccio, esce dallo stadio di Firenze in odore
di gol: il Milan passeggia, segna, si fa applaudire, esalta panzer come Prati e Combin, levrieri come
Biasiolo. Il Napoli conserva quotazione. A Vicenza erano molte le azzurre bandiere del Sud e non
sono scese mai, per 90 minuti.