1970 ottobre 10 L’ossessione del giorno: il gol
1970 ottobre 10 (Il Gazzettino)
L’ossessione del giorno: il gol
L’obbiettivo di Bertazzini ha fissato con uno splendido flash la difficile vita di un centravanti
Italiano in area di rigore. Il flash si riferisce a Juve-Bologna: Anastasi calcia a rete, annullando il
ricupero dello stopper (semi-nascosto), il tackle del retrocesso Bulgarelli (numero 10) e l’uscita del
portiere Vavassori. Ma, sulla linea del gol, il ginocchio sinistro di Janich, battitore libero, riesce a
salvare lo 0-0.
La rarefazione del gol, 11 domenica scorsa in 9 partite di serie A (6 dei quali in un solo match,
Lazio-Cagliari), ha riproposto in temi brutali la polemica sul tatticismo difensivo. In sostanza sul
catenaccio che sarebbe l’autentico assassino del calcio-spettacolo. Facili suggestioni a parte, il
problema somma dati tecnici, psicologici, selettivi e di mercato.
1) La razionalizzazione è un fatto moderno, espressione del nostro tempo, a tutti i livelli. La
tattica specchia nel calcio il tentativo di lasciare il meno possibile una partita in mano al caso. I
termini « fortuna » o « sfortuna », nelle dichiarazioni dei protagonisti, fanno un effetto sempre più
banale: ciò è positivo;
2) il mercato interno, le possibilità finanziarie distribuite, hanno livellato i valori: le squadre
materasso, cioè gli scontati 5-0 eccetera, non esistono più. Ma è dato negativo?;
3) il calcio ’70 pratica uggiosa autarchia e tiene bloccate le frontiere. Molti fingono di non
ricordare Nyers e Skoglund, Green e Nordhal, Schiaffino e Angelillo, Sivori e Charles, gli Hansen,
Martino, Jeppson e decine di altri grandi campioni stranieri « naturalizzati » in campionato. Che
cosa offre il vivaio, tranne rare eccezioni (Riva, Anastasi e qualche altro)? Ieri, sulla « Gazzetta »,
Maldini, responsabile del vivaio-Milan ha detto: « La produzione limitata sul piano qualitativo non
può soddisfare le richieste. Ma il male è vecchio… L’Italia aveva Piola e Meazza eppure importava
assi stranieri ». Gli anti-stranieri hanno ciò che si meritano;
4) negli ultimi 15 anni la preparazione atletica ha toccato vertici scientifici, sconosciuti nel
passato. Puricelli mi confessa: « Ai miei tempi, mi allenavo una volta alla settimana: giri del campo
e una partitina ». L’atletismo offre ulteriore spazio al livellamento dei valori, tra difensore robusto e
attaccante tecnico;
5) gli arbitri potrebbero rivoluzionare il campionato, senza modificare il regolamento. Ci sarebbe
incidenza enorme sul fronte-gol se la tutela degli attaccanti diventasse scelta stabile. Invece, il
confine dell’intimidazione (in area di rigore e fuori) si sposta sempre più a sfavore delle punte;
6) ieri Suarez ha dichiarato al « Corriere »: « Il nostro pubblico si stancherebbe molto di più a
vederci perdere 4-1 tante volte, pur assistendo alla festa dei gol, che a vederci salvi con trenta 0-0.
Oggi a Roma sono tutti contenti perché hanno visto sei gol in Lazio-Cagliari. Ma voglio vedere
cosa succederà a Roma se questi 4-2 si ripeteranno! ». Suarez sta concludendo la carriera di
grandissimo attaccante-cervello degli anni ’60: parla con esperienza, senza demagogia, consapevole
delle autentiche tensioni del tifo.
Tutto il mondo (dall’Urss al Brasile) usa oggi il battitore libero. Tutto il mondo fu battuto
dall’Inter di Picchi e dal Milan di Rocco: le due squadre hanno regalato al mondo (Madrid,
Budapest, Amburgo, ecc.) autentiche lezioni di calcio moderno. Aggiorniamo gli arbitraggi;
potenziamo i vivai; importiamo assi autentici; ripariamo cioè ad errori e vuoti. Il catenaccio è
imputato suggestivo ma comodo per evitare i problemi e rinnegare le espressioni sportive, del
tempo in cui viviamo.