1970 ottobre 4 Non sono reato le tesi di Rocco e Rivera
1970 ottobre 4 (Il Gazzettino)
Non sono reato le tesi di Rocco e Rivera
Il 13 ottobre Ferruccio Valcareggi convocherà a Bergamo la Nazionale: ritorna l’« azzurro », dopo il
Messico. Per un match amichevole (Svizzera) e, alla fine del mese, per la prima partita di Coppa
Europa (Austria). Il campionato è ancora in piena fase di assestamento: ma, proprio nei prossimi
180 minuti, la serie A dovrà chiarire qualche dettaglio.
La Coppa Rimet (con un eccezionale secondo posto) mi pare troppo vicina perchè una « certa »
formazione possa uscirne oggi sconfessata. Il campionato d’altitudine non va d’altra parte preso alla
lettera: situazioni locali, esigenze particolari, influssi mandelliani, rapidità di un torneo ad alta
concentrazione nervosa, sono tutti elementi che non vanno trasferiti in Italia per teorizzare una
Nazionale dogmatica, immutabile. Anche perchè i protagonisti più influenti del Clan azzurro hanno
già cominciato a mettere le mani avanti. Mi riferisco a due dichiarazioni fresche: una di Rocco; una
di Rivera.
Rocco ha suggerito l’idea di un De Sisti mediano; Rivera ha precisato che la « staffetta » con
Mazzola fu occasionale e non può essere ripresa, né oggi né domani. In sostanza, Rocco ha fatto
« da velo » a Rivera per suggerire a Valcareggi l’impiego stabile di Rivera e di Mazzola: impiego
reso appunto possibile dal trasferimento della maglia numero 4 a De Sisti (finora inamovibile 10).
Dato il momento possibilista del Milan, si potrebbe supporre che le due dichiarazioni siano studiate
a tavolino come diversivo: per sottrarre la squadra a premature discussioni scudetto-no. Può esserci
anche il giochino pubblicitario: ma è altrettanto vero che il problema esiste e rischia di riportare la
Nazionale alle vecchie spaccature, guelfi e ghibellini, Mazzola o Rivera, tutti e due o nessuno dei
due.
Valcareggi oggi visiona l’Austria; Vicini e Bearzot osservano il campionato (domenica scorsa
Vicini fu presente a Verona-Inter): l’unico dato sicuro appare il persistente « forfait » di Bertini,
maciullato alla caviglia. E’ impossibile dunque prevedere come le convocazioni di Valcareggi
« reagiranno » alle tesi di Rocco-Rivera. Stupisce invece la reazione della Fiorentina, attraverso
Pesaola e il general manager Montanari. « Rocco pensi ai fatti suoi… — hanno detto in sintesi —
Non sapevamo che Valcareggi fosse stato esonerato dal suo incarico e che il nuovo CT fosse
Rocco ».
L’episodio non mi pare trascurabile: riflette invece la mentalità puerile, intollerante e logora del
nostro football. Lo sport « parlato » viene inesorabilmente a noia; riduce i « fatti » agonistici a
chiacchiere da cortile; dilata particolari, con lente deformante (tipico il calcio « d’estate »), fino a
diseducare. Non è questo tipo di sport che va ovviamente difeso o propagandato. Ma non si può
nemmeno continuare sulla strada della repressione, del silenzio, della mancanza di discussione tra
persone civili. Questo calcio che pratica mussoliniana autarchia (no ai giocatori stranieri),
imbizzarrisce perchè Rocco vede De Sisti mediano o perchè Bernardini non è parso molto convinto
da un penalty concesso a Gigi Riva: è serio?
Tutto ciò appare privo di humour e di misura. Appare persino illogico. La FIGC, l’Associazione
allenatori, la Lega eccetera, lanciano appelli per un campionato il più possibile sportivo e il meno
possibile drammatizzato. Ma bastano due parole, un lieve dissenso, un giudizio tecnico, per far
scattare la pedanteria autoritaria di Enti e personaggi: allora, da che parte stanno i veri
drammatizzatori? Esiste un legge anti-dichiarazioni; e lo spirito di tale legge andrebbe interpretato
nel senso di tappare la bocca ai demagoghi, agli istigatori del pubblico, ai falsari della domenica:
non alle persone per bene che esprimono un’opinione, in corretto italiano.
Nel ’70, anche la Televisione di Stato diventa tribuna libera sul tema del divorzio: può diventare
tabù un offside discusso o un De Sisti retrocesso da Rocco a mediano? Non facciamo ridere i polli,
da oggi fino al parto dello scudetto.