1984 ottobre 20 Poteri sempre più anomali
1984 ottobre 20 – Poteri sempre più anomali
Indagando sul suo molto prossimo passato, la Repubblica è costretta a turarsi il naso. L’immaginazione
si vede ampiamente superata dalla realtà.
Mentre sono in galera gli ex manager dell’Iri e mentre gli interrogatori incalzano anche i suoi vertici
politici, da ieri è in carcere il generale Pietro Musumeci, ex vice-capo del Servizio per le informazioni e
la Sicurezza militare, assieme a uno stuolo di ufficiali. Le accuse non sono tali da far immaginare a
prima vista solerti servitori dello Stato: peculato, associazione per delinquere, detenzione di armi ed
esplosivi.
Sennonché il quadro si arricchisce dal momento che il generale in questione è lo stesso messo sotto
accusa dalla recentissima relazione del comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza
a proposito di connessioni tra camorra, Br, agenti segreti e P2 nella liberazione dell’assessore
democristiano Ciro Cirillo. Il comitato precisò che nel Sismi si era creata una «struttura parallela», che
la sua attività si svolgeva sotto il «segno dell’anomalia», che gli effetti risultavano «deviati» rispetto ad
ogni compito istituzionale.
Non staremo a ripetere fino alla disperazione civile come la via politica italiana abbia abbondantemente
superato il livello di guardia in termini di credibilità e come, a dispetto di ogni qualunquismo, non
rimanga altra risorsa che la mobilitazione delle coscienze, il rifiuto di tutti i corpi separati e l’appoggio
all’interno dei partiti agli uomini più rigorosi o meno avventurosi. Qui, nel panorama degli scandali, si
può cogliere un’altra deviazione del caso italiano, e cioè nessuno si limita più a fare esclusivamente ciò
a cui è chiamato per legge o per dettato costituzionale.
La confusione dei poteri e delle competenze tende a crescere invece che a precisarsi con l’esercizio
della democrazia nostrana. Scandali apparentemente diversi per contenuto si assomigliano alla
perfezione nella capacità di inquinare i ruoli pubblici.
Il Governo abusa con i decreti delle funzioni del Parlamento. Il Parlamento si consegna mani e piedi
alle segreterie dei partiti. Nel fare politica di partito i sindacati perdono autonomia. I pretori
sentenziano nell’inerzia legislativa allo scopo dichiarato di provocare irrituali interventi. I politici fanno
gli imprenditori, gli Enti di Stato elargiscono finanziamenti occulti quindi corruzione. I servizi segreti
hanno dedicato i loro «giorni del condor» più alle logge che allo Stato.
Le stesse manovre sui giornali confermano l’infernale vocazione al fiancheggiamento d’interessi
estranei a una stampa libera in un Paese libero.
La mozione della questione morale in sé non basta; occorre modificare l’approccio alla funzione
pubblica e al suo esercizio. Quando poteri e funzioni s’imbastardiscono, lo Stato perde identità
incoraggiando il cinismo di chi, nel servirlo lo usa.
ottobre 1984