1998 dicembre 1 Caro Bossi chi ti capisce più

1998 dicembre 1 – Caro Bossi, chi ti capisce più?

La Lega-Liga unita è in testa a Treviso, la Lega-Liga divisa non va nemmeno al ballottaggio a Vicenza,
una Lega molto personalizzata e ultra friulanista di Cecotti ({Io non prendo ordini da Bossi}) ha fatto il
sindaco a Udine. Se è anomalo Cecotti, lo è il doppio Gentilini, che rappresenta l'{ultima volta} di
padanisti e venetisti insieme: dopo Treviso stop, Bossi e Comencini ciascuno per sé, anzi contro, a
musoduro. Il voto di una trentina di comuni veneti mostra una Lega scombussolata, affaticata,
declinante: non poteva essere altrimenti dopo gli errori (di Bossi e di Comencini) e la scissione (di
Comencini). Vicenza ha misurato per la prima volta la scissione, dando ai leghisti venetisti di Beggiato
la metà (il 7%) dei padanisti (14%), garantiti dal gauleiter Stefani. Ma la somma dei due tronconi
risulta drammatica rispetto allo zoccolo d’oro (30%). D’oro e duro.
La Lega ha perso San Donà, che è una piccola città. E fa il contrario di Vicenza a San Bonifacio, un
paesone veronese di 15 mila abitanti che ha spaccato l’elettorato leghista con un 20% a Comencini,
veronese pure lui, e un 8% a Bossi. Attenzione, questa non è periferia, serie B del voto: la Lega
paesana e del contado, pedemontana e poco cittadina, va interpretata proprio qui, nel bene e nel male,
dove gli umori dell’autonomismo veneto e/o della protesta si tagliano con l’accetta più che con il bisturi.
Alla fine dell’anno scorso, a Cortina, Bossi disse: {Nel ’98 farò le cose peggiori}. Mentì: nel ’98 ha
fatto la cosa migliore, riconsegnando la {Padania} ai celti e dichiarando alla fine la morte presunta del
secessionismo. Solo che il suo elettorato non ci capisce più nulla, soprattutto in Veneto. Se c’era un
momento fatto apposta per tenere assieme tutte le anime del leghismo, veneto e lumbard, era proprio
questo, del ritorno più o meno convinto al federalismo interno/esterno. Invece, è accaduto il contrario,
fino a spingere non pochi elettori del Carroccio o ad astenersi del tutto o a separarsi o a migrare altrove.
Difficile fare previsioni, ipotizzando una sorta di Rocchetta 2, il bis di un lento processo di erosione del
consenso a spese delle stesse roccaforti, come appunto Vicenza e la stessa Treviso. Ciò che si conferma
chiaro come il sole è l’arretramento in un {maso chiuso} sempre più delimitato del Nord. Lo dice un
voto dietro l’altro: la Lega Nord continua a fare la voce del Nord senza averne la delega. Qualcosa
accadrà, e la fame di {politica} di colpo manifestata dall’ultimo Bossi dimostra all’ennesima potenza lo
spreco di tre anni buoni. Non è questo il solo esito tormentato dal voto. Basti pensare al {movimento}
di Cacciari: aveva promesso il trasversalismo e tutto si potrà dire di lui ma non che non abbia
mantenuto la parola. A Udine, ha dato la benedizione al leghista anomalo Cecotti; a Treviso si è alleato
al Polo (risultato: un 6%); mentre a Vicenza al centro-sinistra (risultato: meno del 3%). Più trasversali
di così si muore, non fosse che basta intendersi sul trasversalismo. Una cosa se indica libertà assoluta di
alleanze, la teoria dei {due forni} andreottiani moltiplicata per due. Altra cosa, del tutto diversa, se
cercasse di costruire uno spazio nuovo nel Veneto partendo da un’offerta forte, a 360 gradi. Nel primo
caso l’alleanza è tutto, nel secondo l’ultimo pensiero. A occhio e croce, il voto di domenica ha svelato
due sconcerti. Dell’elettorato leghista e di quello di Cacciari, fra l’altro più ravvicinati che mai dopo
l’addio alla Padania, da un lato, e la comprensione dei {Serenissimi} dall’altro. La tentazione che può
perdere Cacciari, con il suo formidabile patrimonio di idee e di immagine, è la fuga in avanti. Il
prendersi a cuore il {Nordest} per scappare ben presto verso {Centocittà}, senza approfondire né il
primo né il secondo. Forse il voto gli servirà a calibrare la bussola. Gentilini resta favorito a Treviso,
ma l’aggressività di {Nico} Luciani ha funzionato, continuità contro novità, il padre padrone di
Calmaggiore contro l’architetto della Nuova Treviso. Con tre soli candidati a sindaco, Treviso si è
mostrata più intelligente, un esempio da imitare in Italia. Né Luciani né Gentilini hanno fatto il pieno di
voti: lo dicono entrambi, ma sapendo di bluffare, visto che entrambi si aspettano voti di centro-destra.
Luciani almeno quelli di Cacciari, Gentilini quelli dei {padroncini} del comune sentire ruspante. A
Vicenza, può vincere Giorgio Sala, se lo vorrà la Lega Nord. Il candidato del centrodestra, Hullweck,

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oltre che discendente del conte Benso di Cavour, è un ex parlamentare leghista fuoriuscito a suo tempo
per incanto di Berlusconi. Il rito barbarico della Lega di lotta prevede di non premiare mai i {traditori}.
Mai, tantomeno al ballottaggio. Sarà un bel match. Chi ha detto che la politica è solo noia?

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