1999 Aprile 2 Le pie donne
1999 Aprile 2 – Le pie donne
Chiedendomi di omettere il nome suo e del Comune, un lettore mi scrive: “Ho letto su
“Repubblica” la sua intervista al vescovo di Como e ritengo che mons. Maggiolini sbagli quando
parla di italiano non razzisti. Lavoro in un piccolo comune del Friuli orientale, dal quale negli ultimi
50 anni sono emigrate più di mille persone per cercare lavoro all’estero, e fra i vari compiti ho
anche quello di autenticare le firme per il referendum leghista contro l’immigrazione. Le persone
(poche per la verità) che vengono a firmare chiedono: “Dove si firma contro i neri?” oppure “Dove
si firma per buttare fuori gli stranieri?”, accompagnati da commenti del tipo “Sono tutti delinquenti”
o “Basta mantenerli!”. Il lato curioso della faccenda è che queste frasi vengono dette non dai
leghisti puri e duri, che qui non ci sono anche se il 35% ha votato Lega, ma da pie signore gentili e
fragili, magari che hanno vissuto per decine d’anni all’estero e che convivono serenamente con i
vicini di casa bosniaci e serbi”.
Le pie donne ignorano evidentemente che il Friuli Venezia Giulia ha assunto nel 1998 quasi
novemila extracomunitari e che ne ha chiesti al ministero del Lavoro altri 2500 per il 1999, mentre
il Veneto attende con trepidazione settemila nuovi ingressi di lavoratori stranieri. Se non arrivano in
fretta, siamo fregati, a cominciare dall’agricoltura dell’intero Nordest che ha urgenza assoluta di
stagionali. Se qualcuna delle adorabili smemorate adora mangiarsi le fragole, sappia che senza
extracomunitari se le dovrà scordare. Sono loro, polacchi, stagionale dell’Est e di ogni dove, che fra
un paio di settimane le raccoglieranno. Ne servono duemila, dico 2000, soltanto a Verona, dove
l’anno scorso l’assenza di manodopera costò cara, come ha spiegato la Coldiretti Veneta al ministro
Treu: “Centinaia di quintali di fragole furono buttati perché nessuno si presentò a raccoglierli”.
Uomo schietto come il suo Friuli, imprenditore dell’acciaio a Osoppo con mille dipendenti, da tre
anni leader confindustriale della Regione, Andrea Pittini me la mette giù nuda e cruda: “Guai se
mancassero i lavoratori stranieri, guai! Andremmo subito in crisi a Manzano con la sedia, a Udine,
nelle aziende agricole, nelle fabbriche, soprattutto in quelle dove te la devi cedere con fumi,
pericoli, lavorazioni che non piacciono a nessuno. Non si trova un carpentiere, un verniciatore, e
nella mia fabbrica ho ingegneri polacchi e greci mentre i nostri ragazzi corrono ai concorsi: se c’è
un posto in banca, in regione o in un qualunque ufficio, si presentano in diecimila! Gli
extracomunitari ti danno problemi di ambientamento ma, se li inquadri come si deve, anche gli
albanesi diventano indispensabili, buoni operai”. Come erano buoni soldati con Garibaldi.
Noi non “manteniamo” nessuno. La grande maggioranza si mantiene da sola, con il lavoro. Soltanto
le prostitute le manteniamo noi, come clienti.
E a proposito di “Dove si firma contro i neri?”, ho letto una frase bellissima in un libro fresco di
stampa (“Serenissime, viaggio nel Veneto delle Donne”, T. Agostini e R. Ianuale, Nuova
Dimensione), là dove parla Manuela Levorato, Veneziana di Dolo, alta, forte, simpatica e bella,
ventiduenne primatista dei 200 metri piani. Quando le chiedono quale sia stato il più bel
complimento che abbia mai ricevuto, lei ricorda quello di un tecnico che le disse: “Ti manca solo la
pelle nera.” Per dire la sintesi tra eleganza e potenza, che ricordo massima in Wilma Rudolph.
Dedicato alle pie donna, nere dentro.