1999 Dicembre 10 La sfida in laguna
1999 Dicembre 10 – La sfida in laguna
Dopo sei anni di Cacciari, Venezia cambia sindaco, e cambierà anche uno stile personale, molto
spartano. Cacciari non è sindaco da auto blu, né da ninnoli del potere.
L’intellettuale che amministra cederà il posto a un economista, Costa e/o Brunetta. Il professor
Paolo Costa, 54 anni è il preferito di Cacciari; il professor Renato Brunetta, anni 49, è il prediletto
di Berlusconi.
Non ho la più pallida idea se questo basti a candidarli l’uno contro l’altro, ma è pacifico che
sarebbero entrambe candidature tagliate su Venezia. La città ha i piedi in laguna, le mani in Veneto,
la testa a Roma e l’interesse in Europa.
Se il Mose se lo gioca con il governo italiano, gli sgravi contributivi alle imprese del centro storico
o la ristrutturazione industriale di Marghera se li deve vedere a Bruxelles. La realtà è questa e mi
spinge a dire che il sindaco di Venezia dev’essere anche mentalmente poliglotta in una città davvero
speciale, con Milano e Torino la meno provinciale del Nord.
Ricordo una sorridente battuta di Costa: “Io parlo l’inglese, il francese, l’italiano e el venessian, con
qualche propensione per quest’ultimo! “E’ una città fatta così, che vive in calle come in prima
pagina del “New York Times”. Curioso. Per Gianni De Michelis il sindaco giusto era un
“manager”, e ci provò con Laroni. Cacciari è stato tutt’altra cosa, ma con Costa e/o Brunetta
qualcosa di quella idea finirebbe con l’avverarsi: il professor Costa è uno specialista in gestione
urbana, Brunetta in politica del lavoro.
Non mi so spiegare certi tormenti del centrosinistra o, meglio, della sinistra veneziana su Costa. Nei
panni dei Ds, avrei anzi fatto “mia” la candidatura prima che ci pensasse lo stesso Costa, il cui
curriculum fa testo.
E’appena stato eletto parlamentare europeo con 47 mila voti a Nordest, 34 mila dei quali in Veneto.
Per 23 mesi ministro dei lavori pubblici con Prodi e senza una lira nelle casse, ha riformato le
locazioni senza massacrare i ceti più deboli e ha incentivato le ristrutturazioni edilizie. Con lui
rettore, Ca’ Foscari è stata la prima università italiana a sottoporsi a certificazione europea.
E’poco diplomatico, questo sì. Se si dichiara a favore del Mose, sembra che lo voglia quasi montare
di persona. Se pensa alla “squadra” in Comune, dà a volte l’impressione di trascurare che a Venezia
la sinistra è storia oltre che cronaca. Ma dipende dal fatto che Costa non è un politico. E, forse,
avendo a lungo insegnato alla New York University, il suo pragmatismo prevale sul rito della
mediazione. Tutto qua. In conclusione, sono balle che manchino i candidati forti. Vale anche per il
centrodestra.
Il professor Brunetta sostiene una cosa molto giusta:”Per il Polo, vincere a Venezia sarebbe come
vincere a Bologna”. Guazzaloca2.
Intende dire che battere Costa è difficile, ma non impossibile. A un patto: che a Venezia esordisca
la Grosse Koalition, tra Polo appunto, Lega di Bossi e Radicali di Bonino. Se gli riesce, è pronto per
Costa, sennò non se ne parla; Brunetta detesta le candidature di testimonianza, “fare il donatore di
sangue” come dice lui. Ha la cattiveria che ci vuole: o competitivo o resta dov’è, a Bruxelles.
Certo, sarebbe un match mica male. Se Costa ha imparato a governare le strutture dal Premio Nobel
Leontief, Brunetta è di scuola Lib-Lab, un riformista che si definisce “keinesiano liberale”, per dire
che lo Stato deve avere un ruolo (Keynes) ma soltanto per fornire regole e servizi, stop.
Scrivere regole è la specialità di Brunetta. Ha formulato i referendum economici dei radicali, il
programma economici di Forza Italia, la “concertazione” ai tempi di Amato e Ciampi. Se gli nomini
l’accordo sulla scala mobile, sfiora l’orgasmo.
Ha ragione Brunetta, il Polo parte battuto a Venezia. Per invertire i rapporti di forza, deve inventarsi
un largo fronte liberale. Ma potrebbe essere favorito del Fattore P, la presunzione del centrosinistra,
se candiderà non uno ma due sindaci. Costa per il “centro” e Michele Vianello per la “sinistra”.
Il problema del professor Brunetta è di andare “oltre” il Polo. Di aggressività ne ha fin troppa. Il
problema del professor Costa è invece di stare “dentro” il centro-sinistra, come se dovesse ragionare
con i Ds su due legislature: la prima per se, la seconda per loro con la visione lunga di un Gianni
Pellicani anni ’80. Soltanto Cacciari ha saputo fare la staffetta con sè stesso, conciliando in sé le
affannate anime che oggi guardano a Costa o a Vianello, il vice-sindaco di ferro.
Una sola cosa è sicura. Se alla fine la sfida sarà tra Costa e Brunetta, vorrà dire che il dopo-Cacciari
diventa una partita vera. Anche originale, tra due economisti contro.
Sarebbe la prima volta.