1999 Febbraio 24 La guerra non c’è solo rumore o tv

1999 Febbraio 24 – La guerra non c’è solo rumore o tv

Sono arrivati in 12 ore dal Nuovo Messico, senza scalo, nutriti in volo. Tutti verniciati di nero per
depistare i radar, li chiamano “falchi della notte” (“Nighthawk”) anche se ricordano pipistrelli
giganti; caricano bombe laser, un solo pilota e cento miliardi da riportare a casa: tanto costa un
F117 Usa. “Quando sono arrivati ad Aviano – mi racconta un testimone – nessuno di noi ha pensato
al Kosovo, ma tutti allo spettacolo. Era come guardare la Cnn dal vivo.

E’ curiosa questa storia. Quando gli F16, allora con la benedizione del Papa, volarono da qui a
martellare i serbo- bosniaci, atorno alla martoriata Sarajevo, ad Aviano ci fu qualche protesta per il
rumore, ingigantito da un via vai senza tregua, notte e giorno. Era assordante non l’idea di guerra
appena oltre l’orizzonte, ma i suoi decibel. Anche oggi, l’endemica guerra dell’Est è una
rappresaglia invisibile come i jet neri, decolla e sparisce dunque non c’è; che minacci o che
bombardi per davvero fa pochissima differenza. Per Aviano, come per l’intero Nordest, si tratta di
uno “spettacolo” (tecnologico) o di un “rumore” (in surplus) , nient’altro, mera routine di frontiera,
chirurgica anche nei pensieri. Con i novemila americani di stanza, i suoi depositi top secret e le sue
spedizioni punitive, la più avanzata e possente piattaforma americana della Nato funzione in realtà
coem una voce in dollari del fatturato nordestino. Se i 15 mila dipendenti della Zanussi producono, i
9000 di Aviano consumano: una combinazione da manuale di export e import che probabilmente
placa sul nascere la sindrome da prima linea, l’inquietudine dei Balcani, un’eco di crisi in linea
d’aria. Si spiega anche così questo strano tenere a bada le preoccupazioni come extraterritoriali,
fuori di noi, out, occultate da un cordone sanitario della mente. Nessuna emozione strategica,
nemmeno se ad Aviano piomba Clinton in persona. Del resto, gli strateghi sostengono che per
contare nella Nato l’Italia deve sempre dimostrare qualcosa. Ho letto sulla rivista “Limes” che “glia
ltri paesi contano per quel che sono, l’Italia per quel che fa”. Chi mette i falchi della notte, chi fa le
marmotte di giorno.