1999 Giugno 9 Vieri

1999 Giugno 9 – Piedi d’oro

Il centravanti Christian Vieri è stato acquistato dall’Inter per 90 miliardi, 69 dei quali in denaro, 21
in contropartita. “Troppi, un’offesa per i poveri”, ha commentato l’Osservatore Romano, quotidiano
vaticano. Oddio, tanto afflato evangelico sarebbe piaciuto a tutti anche ai tempi del monsignor
Paul Marcinkus, arcivescovo americano innamorato de golf e della finanza, che guidava lo Ior-
banca vaticana fondata da Pio XII per finalità benefiche- con piglio affaristico assai poco pio. Per
tacitare alla meno peggio i creditori del crack Ambrosiano, il Vaticano pagò 250 miliono di dollari,
e l’Osservatore d’oltre Tevere rispettò la consegna del riserbo.
Ciò non toglie che l’Osservatore Romano adempia il suo dovere cristiano quando giudica i 90
miliardi spesi per un calciatore la biblica spesa dello scandalo, cioè la pietra che fa inciampare i
nostri parametri. Vieri guadagnerà 23 milioni netti al giorno, sulla base di un ingaggio di dieci
miliardi all’anno.
La rivista Focus ha calcolato di recente che con dieci miliardi si potrebbe mantenere e istruire per
tre anni ventimila bambini poveri del terzo mondo, africano in particolare. Confrontata così e
presa da sola, l’asta per Vieri fa scuotere la testa a tanti.
Però attenzione all’ipocrisia di giornata; meglio inquadrare quella cifra. Uno studio inglese ha
segnalato che, sesta in Europa, L’Italia vanta ormai più di 140 mila miliardari, cioè persone con una
ricchezza personale superiore ai due miliardi. Non trovo poi così irriverente che, attraverso il
Superenalotto o un Super-Moratti, la fortuna inverta di tanto in tanto qualche graduatoria, magari
partendo dal basso, come nel caso di Vieri, dieci anni di Australia nei polpacci, una faccia da
percussione e l’eleganza di un toro, uno che non nasce in guanti bianchi. Il calcio si è fatto
impresario di spettacolo, mette in rivista le sue bullonate Ziegfeld Follies. Ha abbattuto le dogane e
gioca a tutto campo sul mercato della domanda e dell’offerta. Si quota e , se ha copiato
dall’industria, fa la Fiat del pallone: chi produce Punto, chi gol, entrambi beni di largo consumo.
In fondo Cesare Romiti, 76 anni il prossimo 24 giugno, ha ricevuto da Agnelli cento miliardi
soltanto per non passare a un’azienda concorrente nel ramo auto. Per aver lasciato la Lazio
passando alla concorrenza, il…povero Vieri si è preso del traditore.
Scherzi a parte, non è più lo stesso calcio. Da una partita di coppa con il Manchester ,l’Inter ha
incassato quasi cinque miliardi. Un biglietto di tribuna centrale a Milano costa 250 mila lire, 2800
per minuto regolamentare. Su un giro complessivo di mille miliardi, Inter, Milan e Juve ne
prendono cento a testa dalla tv a pagamento; 18 l’Udinese, 10 il Venezia, e il business dei diritti
televisivi è appena agli inizi. In tutti i sensi, La tv non è un altro modo di mostrare il calcio, è un
altro calcio, fondato su sponsor, marchi, commercializzazione del tifo, pubblicità. Persino il Papa,
per pagarsi i viaggi di fede, ha dovuto usare la propria immagine tabellare.
E’ curioso. Se la memoria non mi tradisce, ricordo che Sergio Campana a suo tempo tra i primi
dieci attaccanti d’Italia, nemmeno al culmine della carriera fu mai ingaggiato per più di 15 milioni
all’anno, equivalenti a 500 lordi oggi, un ventesimo di Vieri e un quinto di Ganz. Paradossalmente,
è toccato proprio a questo sobrio avvocato di provincia fondare l’associazione calciatori, detta
anche “sindacato”, e guidarla fino alla fase meno sobria e, mi scuso, più globale del Calcio Barnum,
ultimo vero circo.
Il fatto è che non il calcio cambia, ma il mondo, e alla svelta. Tutto qua, forse.