1999 La lezione Italiana
1999 – La lezione Italiana
Tutti i morti di questa guerra vanno addebitati in blocco a Milosevic, ma non i morti tra i deportati
in Macedonia e in Albania. Questi sono tutti a carico dell’Occidente, una vergogna umanitaria senza
scusanti cui si pone riparo in impensabile ritardo.
Non c’entrano ovviamente i costi dell’operazione. Se un caccia invisibile costa cento miliardi e il
nuovissimo bombardiere 3.500 ( avete letto giusto: tremilacinquecento miliardi), è chiaro che i
fondi bastano e avanzano, sia in dollari che in euro, per ovviare alla fame, al gelo, alle polmoniti,
alla dissenteria, alla morte per inedia e per abbandono che entra con la Tv nelle nostre case come un
bianco e nero d’altri tempi, prima del colore.
Non si tiri poi fuori la storia che erano imprevedibili sia la fuga di massa prima sia la deportazione
poi. Bastava che il “Gruppo di contatto” si leggesse, non dico i rapporti dei servizi segreti di tutto il
mondo, ma i giornali in edicola in Europa: già prima dell’intervento aereo della Nato, i profughi si
contavano a centinaia di migliaia, via via sospinti e razziati dalla polizia etnica. Ci sono satelliti che
ti localizzano anche se vai in camporella con la morosa, ma poi non riescono a dare conto di un
popolo che si mette in marcia su tre strade in tutto! Siamo tragicamente al ridicolo.
Per salvare Berlino isolata dai sovietici, oramai mezzo secolo fa gli occidentali organizzarono il più
colossale e rischioso ponte aereo della storia umanitaria. Oggi, mentre scriviamo, ci sono tuttora
migliaia di disperati, irraggiungibili nonostante che da tempo ci siano truppe Nato sia in Macedonia
che in Albania e nonostante che, per chi non lo sapesse, la Macedonia abbia chiesto domenica 28
marzo scorso l’adesione “urgente”alla Nato.
Se l’efficienza umanitaria fosse almeno lontanamente paragonabile a quella dei missili di ultima
generazione, la crisi del Kosovo ci avrebbe risparmiato almeno questo capitolo nero. I missili
sembrano sparati da dieci metri, con la fionda; gli aiuti sembrano non trovare nemmeno ammassi di
40/50 mila sbandati, pigiati l’un l’altro per non morire. Forse non siamo dei tecnici, ma questa
efficienza a senso unico, che mette in campo 120 missioni aeree in un solo giorno e che ritarda per
giorni una sola missione di soccorso, stride alla coscienza di chiunque, a cominciare proprio da
quanti approvano l’operazione Nato come ineluttabile.
A testa alta escono in tutti i sensi l’Albania e l’Italia, sissignori. Dall’altra sponda dell’Adriatico
abbiamo da tempo visto arrivare in Italia di tutto, lavoratori, gente che invoca un futuro, persone
scafisti criminali, contrabbandieri senza scrupoli, mercanti di droga, di profughi, di bambini e di
donne, la schiuma di un popolo allo sbando, cui gli speculatori rubarono a suo tempo anche i
risparmi. Oggi, scopriamo la migliore Albania, gente che ha fatto con i Kosovari più di quanto
potesse e di quanto possa, uno spettacolo di generosità che soltanto i cinici di mestiere possono
spiegare con l’affinità etnica: certo, c’è questa, ma si manifesta qualcosa di più, forse una atavica
condivisione del destino di poveri, di perseguitati, di “ultimi”della storia. L’Albania ha fatto Pasqua,
sul serio.
L’ha fatta anche l’Italia, da ogni punto di vista, militare, diplomatico, umanitario. Ha rispettato le
alleanze ma senza abbandonare la impervia strada della diplomazia: questo non è doppiogioco,
questa è responsabilità. Diceva Benedetto Croce che il carattere dei popoli “ E’ la Storia, nient’altro
che la Storia”. Nella nostra Storia entrano il Papato, i cattolici, l’Occidente, la Nato e l’Auro, la
complessità nostra che ci fa meglio capire le complessità altrui.
In questi giorni, l’Italia non ha preso lezione da nessuno. Sta facendo bene, con coraggio e saggezza,
tutto quel che deve.