1999 Luglio 21 La Luna di Zanzotto

1999 Luglio 21 – La Luna di Zanzotto

Per la prima volta nella storia dell’uomo, le agenzie di stampa avevano battuto una notizia
proveniente non dalla Terra, ma dalla “località” Luna. Le telescriventi ticchettavano l’impensabile:
“Luna, 21 Luglio 1969. Alle 3 e 56, ora statunitense, l’uomo ha messo piede sul suolo lunare”.
A letto per una mezza broncopolmonite, guardavo la tv assieme a Wolf, il pastore tedesco, e Penny,
un barboncino bianco come la luna in certe notti d’inverno. Non provavo ammirazione, né stupore,
nemmeno gusto, ma soltanto paura, primo sentimento la paura.
Quel trabiccolo – nello spazio mi metteva angoscia. La scienza sembrava allo stesso tempo possente
e impari, favolosamente appesa a un filo, ardita fino alle sue colonne d’Ercole, con il rischio di
lasciare gli astronauti per sempre a piedi. L’ultima passeggiata senza ritorno, a 384.000 chilometri a
casa.
Non ci volevo nemmeno pensare, anche se la Nasa aveva già deciso: fosse accaduto, non ci
sarebbero state più immagini. Soltanto il silenzio, riconsegnato al mistero.
Capivo che l’impronta di Armstrong, come un fossile del presente, marcava un salto più che un
passo. Un salto nell’ignoto un po’ più noto, un’altra spira di quello che E.Junger aveva chiamato “il
ferreo serpente della conoscenza”.
Ho letto oggi sulla “Tribuna di Treviso” il ricordo di Andrea Zanzotto, che passò ben presto
dall’entusiasmo al tormento. Al poeta, l’uomo sulla Luna apparve un gesto di “dominio” sul mondo,
la “propaganda” di una potenza militare, lo “stupro”di un mito millenario, una “trama di potere”.
Mi rattrista che un poeta abbia potuto guardare l’orizzonte quasi con il retropensiero di un agente
della Cia o del Kgb, fino a occultare il sogno, e soprattutto, a oscurare il sogno, e soprattutto, a
oscurare il grumo secolare di intelligenza, studio, invenzione, ricerca, scoperta e sapere che le 22
ore di permanenza sul nostro satellite avevano condensato. In fondo, passo dopo passo, il lancio
della Nasa prendeva il propellente fin da Galileo.
L’uomo è potere, per destino. Non si conosce istituzione umana, chiese comprese, senza spirito di
dominio. Gli stessi miti erano la prima, arcaica forma di propaganda dalle idee. Ed è militare di
nascita anche Internet, senza il quale sembra impossibile vivere. Le vie della scienza sono tutt’altro
che rettilinee: la risonanza magnetica, che ci esplora dentro, nasce con la fisica nucleare, non con la
medicina. Nell’applicare Einstein, il laser lavora per le guerre stellari come per la retina dell’occhio.
A dispetto delle trame della storia, la curiosità di Ulisse in viaggio per dieci anni abita nel nostro
gene.
Quando arrivò ad Haiti, Cristoforo Colombo era convinto di aver raggiunto il Giappone; scoprì
l’America perchè aveva sbagliato tutte le previsioni, sicuro che il mondo fosse piccolo piccolo, “el
mundo es poco” diceva agli spagnoli. Anche lui aveva alle spalle una grande potenza pari agli Usa
di oggi, finanziatori, interessi, astronauti del nuovo mondo.
No, mi convince di più Andrea Zanzotto quando spiega: “Poesia è forse un regalo del tutto
imprevedibile e spesso doloroso”. Come la vita, come la Luna accalappiata trent’anni fa, e subito
restituita ai poeti.