1999 Maggio 28 Il destino di Aviano

1999 Maggio 28 – Il destino di Aviano

Quando si dice il destino, in particolare dei luoghi. C’è chi sostiene che Aviano derivi da “avis”,
uccello in latino, il volo, una pianura buona per l’uccellagione. C’è chi lo fa discendere da
“Avilianus”, bel nome gentilizio della Roma antica che con questa vasta proprietà fu premiato per i
servigi militari resi all’impero. Era scritto nei cromosomi di Aviano che sarebbe diventata una base
aerea e militare.

E’ un obelisco Aviano, un monumento vivente al “mondo frantumato” (Spadolini” e, in particolare,
all’Europa che verrà. In pace o in guerra, non può sfuggire alla funzione di simbolo: può diventare
il muro del pianto di chi se ne sente protetto (i kosovari) o la sentina di ogni rambismo (per i centri
sociali). Non è una base soltanto, ma un’idea, controversa.

Fino l’altro ieri faceva la sentinella all’invisibile Muro che da Berlino si allungava giù giù fino a
Gorizia e Trieste, separando sistemi e ideologie, relazioni e strategie da “terza guerra mondiale”:
fosse scoppiata, i carri armati dell’Armata rossa avrebbero forse saltato e neutralizzato Aviano
come i panzer di Hitler aggirarono la linea Maginot dei francesi. Scenari a parte, il dopo muro
mostra Aviano retroterra dell’impensabile, cioè di un’Europa che a est non finisce più ma già
ricomincia, con gli ex Paesi del patto di Varsavia in lista d’attesa per entrare nella Nato. Per vie
minate e al laser, ancora cruento, si fa strada l’”Europa dagli Urali all’Atlantico” del Papa Polacco e
di Gorbaciov?

Sorta come alleanza difensiva, la Nato ha mutato ragione sociale, non sa più da chi difendersi
avendo perso per strada il nemico storico, l’”impero del male” rosso. Vuole metter ordine, adesso, e
si muove come un poliziotto che ha bisogno di nuova legittimazione per mettere mano alla fondina.
Non potendo far partire 400 raids in un solo giorno senza una parola d’ordine, ha trasfigurato il
“difensivo” in “umanitario”.

Aviano elabora questa metamorfosi da prima linea, investendo 700 miliardi per raddoppiare in
estensione. Anche se la superficie militare in senso operativo resterà la stessa, aumenta a dismisura
l’area di supporto, di servizio e commerciale, che prevede persino una clinica ceterinaria. La
retrovia di oggi ha bisogno del doppio dello spazio della sentinella di ieri. Sarà più città.

Fatta eccezione per Rifondazione Comunista, alle imminenti elezioni nessuna lista locale mette in
discussione la base. Da un pezzo, il distacco tra la popolazione e il popolo dei jet è sceso a livello
fisiologico, acustico si direbbe, nel nome del tipico realismo dei friulani quando semplificano
questioni scorbutiche attraverso la contabilità dei costi e/o benefici. Ad esempio, la regione Friuli-
Venezia Giulia concede al comune di Aviano che ha ottomila abitanti, trasferimenti pro-capite come
se fossero undicimila i residenti fissi. Un benefit-base, se così si può chiamare, anche se il fiore
all’occhiello regionale è il Centro Oncologico.

Che amministri, come ora, il centro-sinistra, o domani chissacchì, cambia poco o nulla. Sarà sempre
una strana coabitazione, un po’ Aviano Italy, un comune bilingue.

I bimbi degli americani della base vanno alle scuole materne italiane, ma poi continuano lo studio in
scuole private, tutte loro. Gli americani pagano le tasse negli Usa, fanno giungere grosse derrate
alimentari dalla Germania, gestiscono direttamente anche le attività edilizie dentro la base, non
rappresentano insomma un’azienda che dia “entrate” dirette al bilancio comunale. Però procurano
consumi pari a rombi, mille rivoli d’indotto, a cominciare dagli esercenti pubblici. In attesa di

costruire 500 alloggi in paese, in zone normali e non off limits, da tre mesi a questa parte gli
americani occupano tutti gli alberghi, fin su a Piancavallo.

Sarà certamente per puro caso, per una congiunzione astrale, ma anche Aviano – laboratorio di
simboli e di enigmi d’Europa in dolorosa gestazione – abita in un territorio da tempo votato alla
sperimentazione. Aviano, Nordest.