1999 Marzo 19 Medici e mamme

1999 Marzo 19 – Medici e mamme

Anniversario: un mesetto fa, lo scandalo più grottesco della sanità veneta imputò a 454 medici di
tenere con profitto in vita 15 mila pazienti già defunti. Ci rendiamo conto? 15 mila sono quasi
l’intera popolazione di un grosso comune come Oderzo, tanto per dire. Eppure, a un mese di
distanza, sembra una storia vecchia come il cucco, archiviata dagli inquirenti, rimossa dall’opinione
pubblica, liquidata come ordinaria burocrazia per altro senza fini : ciò che era stato indebitamente
pagato dalla Asl, veniva restituito lira su lira dai medici.

Insomma, come niente fosse, una sputtanata e via. Domani è un altro Nas. Ora, è vero che secondo
gli esperti di comunicazione nel giro di 24 ore si dimentica l’80% di quel che si è letto o visto, ma
qualcosa dovremmo pur salvare dall’usa e getta delle notizie di giornata.

Nel nostro caso, il presunto scandalo insegna un paio di cose. La prima. Informatizzando il sistema,
la burocrazia migliora poiché lo strumento fa qualità in sé, e allora date una volta tanto retta ai
medici veneti che invocano tecnologia, formazione, certificazioni, anche sanzioni per furbi e
pasticcioni. La seconda. E’cambiato il mondo; salute, malato, paure, aspettative, vita, scienza, nulla
assomiglia più a prima, a cominciare dal medico di famiglia, ed è a questa rivoluzione che bisogna
dedicare tutto, denari, professionalità, idee, politica: attenzione, la salute non è bipolare né merita le
odiose incursioni di partito.

Attorno a noi, la società cambia dalla mattina alla sera. L’Asl di Treviso ha verificato intervistando
400 mamme, che il loro maggior disagio dopo il parto è la “solitudine”. Se oggi la famiglia è
monocellulare, meno protetta e meno parentale, la frequenza dell’ostetrica a domicilio aiuta molto a
mitigare questa neo-solitudine sociale.

Società nuova, compiti nuovi. Da un’altra ricerca presso gli ospedali di Castelfranco e
Montebelluna, su un’area di oltre duecentomila abitanti con 30 mila bimbi, si ricava lo stesso
fenomeno che negli stati uniti. Alla prima linea di febbre del pupo, i genitori corrono come lepri in
ospedale, perché siamo diventati tutti più fifoni; ma lo fanno sempre di più nei giorni prefestivi e
festivi, al pomeriggio o di sera anche tarda. Le mamme lavorano, e quindi sono costrette a piegare
ogni necessità ai ritmi della vita reale.

Dice giustamente Giangiacomo Tessari, presidente dell’ordine dei medici trevigiani: “ Il confine tra
sanitario e sociale è sempre più sottile”. E aggiunge :” Ma attenti perché, omogenizzato nel
calderone nazionale, il Veneto finirà per arretrare. Dobbiamo organizzarci meglio, qui”. Questa è la
sanità reale in una regione tra le primissime in Europa, altro che finti vivi.

Sostiene Galan ( Centrodestra, presidente del Veneto): “ Le Regioni denunciano una stretta neo-
centralista”. Va giù più duro Vannino Chiti ( Centrosinistra, presidente della Toscana) : “ Il ritorno
a un modello centralista farebbe precipitare la sanità pubblica in un baratro”.

Lo dicevo che la salute non è bipolare. Merita un gigantesco investimento umano e professionale.