1999 Marzo 21 Scuola di shopping
1999 Marzo 21 – Scuola di shopping
Nelle scuole elementari inglesi d’ora in poi si insegnerà anche a fare lo shopping, precoce
pedagogia del consumismo per consumatori precoci, quasi un salvavita per distinguere domani
l’utile dal futile. Svezzati con il telecomando, i bambini d’oggi sono oramai destinatari fissi di fiabe
pubblicitarie come tanti Cappuccetto Rosso e, per di più, la pubblicità che accompagna lo sviluppo
economico li “cerca” due volte in un colpo solo. Se conquista il bambino, è fatta anche con i
genitori: prendi uno e fai pagare tre. Accendere la “domanda” è un precetto globale.
Molto spesso è la televisione a sostituire la mamma in carriera, i fratelli e le sorelle negati dalla
crescita zero, i nonni consegnati alla solitaria autosufficienza. Il bambino cresce più solo, sempre
più “unico”, affamato di riferimenti visto che sempre meno dispone del patrimonio di saggezza
della remota “famiglia numerosa”. Così, tocca alla scuola insegnare anche l’arte del consumo, che
in fondo consiste nel formare fin da piccolo un consumatore forte, in grado di dominare
quell’invisibile carrello della spesa che ogni giorno entra in casa assieme alla tivù, sospinto da un
milione di spot all’anno. Record mondiale dell’Italia.
Sarà forse una lotta impari, ma l’esempio inglese andrebbe valorizzato anche da noi, dato che
l’allenamento al mercato vale quanto un nuovo abc: non sono più ciò che mangio ma sarò come
consumo. Gli spazi ci sarebbero anche nelle nostre scuole elementari. Mi spiega una maestra:
“Abbiamo a disposizione un paio di ore settimanali per “studi sociali”, nell’ambito della materia di
storia, e le utilizziamo in prima e seconda classe per proporre regole di vita quotidiana. Dio solo sa
quanto manchi di questi tempi l’idea stessa di regola”.
Prima regola all’inglese: consigli per i non-acquisti o, meglio, istruzioni per l’uso, parabole della
modernità che servano ai bimbi per smascherare gli incantesimi dell’usa e getta, il trucchetto della
confezione, l’ipnosi da vetrina, la fata turchina dell’offerta, il travestimento dei desideri artificiali.
Da che mondo è mondo i bambini hanno sempre chiesto “mamma comprami”, ma oggi è la roba a
sceglierci fin dall’atto di nascita come tanti bollini, buoni sconto, prendi due e paghi uno.
Avendoci riflettuto per primi, gli inglesi s’industriano di far qualcosa, ed è subito shopping
didattico. Per i libri di testo, servirebbe un Beppe Grillo.