1999 marzo 4 La Riforma
1999 marzo 4 – La riforma. Rivoluzione finalmente
Partire dal centralismo per fare il federalismo è una rivoluzione, come castrarsi di potere. Ma quel
che resta del ceto politico comincia a temere il peggio: mentre nasce un partito al mese,
gli italiani o non votano più o firmano referendum anti-partito.
Per salvarsi, gli conviene mollare, con ciò dimostrando finalmente realismo. Non solo. L’Europa e i
mercati stanno portandosi via, giorno dopo giorno, la polpa dei poteri forti: trasferiti a Bruxelles
moneta, difesa, politica estera, standard e direttive d’ogni genere; consegnate la finanza e le
privatizzazioni alla globalità, dello Stato così come sta rimane in piedi la parte peggiore, e cioè il suo
grumo burocratico, i suoi veti, i suoi ingorghi, la sua vocazione a rallentare se non a ostacolare.
Inefficienza di Stato e pochezza di ceto si sono finora integrate come le storiche gemelle
Kessler, l’una fotocopia dell’altra.
Impossibile continuare su questa strada, il sistema si consumerebbe per autocombustione.
Il federalismo non è una magìa, ma una soluzione: rifare da capo la gerarchia dei poteri
prima di disgregarli. L’avranno capito a Roma? Pare di sì. Guardiamoci negli occhi.
Il federalismo non può essere un disegno di legge né esaurirsi in una riforma. Se davvero
sarà, sarà un processo faticosissimo che non risparmierà nessuno perché abbiamo Regioni
con lo stesso vizietto del centralismo ministeriale e persino Comuni più burocratici delle mitiche
mezze maniche della letteratura. Il federalismo applicato all’Italia è anche un modo di pensare oltre
che una fabbrica di ceto politico sul territorio. Ma proprio perché una rivoluzione, bisognava pur
cominciare con malta e cazzuola per piazzare la prima pietra. Il senso a me pare questo, che dove fallì
il parlamentino della cosiddetta Bicamerale, riparte il governo per rifare la conta in Parlamento.
Nella proposta c’è dentro un po’ di tutto. Una regione come il Veneto, oltre al presidente eletto
direttamente, farebbe leggi importanti, organizzerebbe il suo governo come le pare,
avrebbe un ruolo internazionale, gestirebbe un po’ di Irpef e di Iva, deciderebbe anche le
sue sedi giudiziarie, con un limite del tutto nuovo: i Comuni controllerebbero la Regione
più di quanto la Regione i Comuni. Non sappiamo cosa ne verrà fuori alla fine, ma sappiamo
che il tentativo riparte e che nell’anno di grazia 2000 potrebbe concludersi. Morto il secessionismo e
caduto vertiginosamente il desiderio politico, i partiti non hanno più alibi. Federalisti per forza. Cari
signori, da anni era esattamente questo il messaggio del Nordest:
cambiare alla svelta.