1999 Novembre 4 Vietato cantare
1999 Novembre 4 – Vietato cantare
Silvio Berlusconi, classe 1936, preferiva Nat King Cole, Frank Sinatra e i chansonier francesi. Fatto
il liceo dei salesiani e iscrittosi a giurisprudenza alla Statale di Milano, si diede da fare al “Tortuga”
di Rimini e sulle crociere della flotta Costa raccontando barzellette, improvvisandosi presentatore,
cantando accompagnato al piano dal fedele Confalonieri. Dicono che se la cavasse bene.
Memore di tanto curriculum, la Rai aveva invitato Berlusconi a cantare in tv “Que reste-t’il de nos
amours” di Charles Trenet, uno dei pezzi forti del proto-cavaliere. Apriti cielo: è intervenuto il
Garante (!) ed è scattata prontamente la par condicio (!), per impedire che Forza Italia tragga
vantaggi elettorali dall’ugola di Arcore.
Cose da non credere, e questo sarebbe un Paese normale. Io vorrei proprio lasciarli cantare tutti,
Buttiglione il De Profundis, Fini Faccetta Nera, Casini Biancofiore, Veltroni l’Inno dei marines,
D’Alema E la barca va, per poi controllare con il prof. Mannheimer che non si sono modificati i
flussi di voto.
Si ride per non piangere, anche perché affiora un’idea sprezzante dell’elettorato. Secondo questa
politica a cottimo, i velisti dovrebbero votare per D’Alema, i ciclisti per Prodi, come gli alpini per
Gentilini o i filosofi per Cacciari.
Pensa te che genialità: concedono a Berlusconi 1.097 spot per le elezioni europee, ma gli bloccano
una rimpatriata canora a non so quale talk show. Sarebbe come vietargli le interviste come
presidente del Milan oppure oscurarlo mentre dondola le braccia come un’hawaiana sotto il palco
del Papa a sostegno della scuola privata.
L’altro giorno, quando ho visto in libreria “Odore di cipria” di Enzo Biagi, ho pensato a una
biografia del Cavaliere! Questo per dire che notoriamente non amo certo cabaret politico di
Berlusconi. Però non facciamone una fissazione, fino a invocare a casaccio la rappresaglia della par
condicio. Diventiamo telepatici.
E’ tutto da dimostrare che, ballando in tv, Mastella abbia prenotato il voto di milioni di casalinghe e
pensionati. All’apice della sua carriera, Gianni De Michelis, firmò un libro per consigliare 250
discoteche, ma non gli portò voti né fortuna.