1999 Novembre 5 Il cantiere Venezia
1999 Novembre 5 – Il cantiere Venezia
Nonostante i flagellanti in servizio permanente effettivo, Venezia è un cantiere. I sette chilometri
quadrati di Venezia e i 540 di laguna sono un cantiere, attraverso un potente intervento di ripristino,
di protezione, di marginamento, di difesa, di costruzione e di ricostruzione, dai litorali ai canali,
dalle barene ai moli. Credo che la tecnologia del Consorzio Venezia Nuova rappresenti anche un
patrimonio culturale e che i suoi studi siano il nuovo “archivio di Stato”. Il mondo già se ne serve.
Però non sono tranquillo, qualcuno lo è? Adesso i satelliti americani e canadesi ci informano che il
Polo sud perde qualche ghiacciaio di troppo e che, se cadesse la parte occidentale dell’Antartide, il
mare si alzerebbe via via di cinque metri.
Certe isole tropicali sono ormai scomparse; quelle del duca di York stanno per essere sommerse,
con ventimila abitanti pronti a evacuare. L’Onu avverte che, se il clima continuerà a riscaldarsi, le
Seychelles e le Mauritius finiranno per sempre sotto, come altre centinaia di isole.
Un giorno chiesi all’ingegner Giovanni Mazzacurati, che guida con sapienza il “Consorzio”, quante
volte andrebbero chiuse le dighe mobili del progettato Mose in caso di innalzamento dell’Adriatico
di venti centimetri. Mi guardò come un tecnico guarda un profano: “Vorrà dire – rispose paziente –
quante volte andrebbero aperte!”.
Fra cento anni, per l’effetto serra, l’alternativa potrebbe essere questa: “O si abbandona Venezia o ci
si ritrova al centro di una valle da pesca”.
La Serenissima Repubblica fu la culla dell’ingegneria idraulica, e forse qualcosa ci può insegnare
ancora. La previdenza.