1999 Ottobre 28 De Michelis 2
1999 Ottobre 28 – De Michelis 2
Sembra passato un secolo. Quando Mani Pulite arrestò il socialista Mario Chiesa, con sette milioni
di mazzetta in flagrante, Bettino Craxi non realizzò subito e lo definì “mariuolo”, come un ladro di
galline, prima di andare finalmente alla Camera per dire che il più pulito aveva la rogna e che tutti i
partiti “ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma illegale”.
Si noti l’eleganza: il saccheggio diventava “risorse aggiuntive”.
Ma lasciamo perdere. Il fatto è che su quella denuncia/autodenuncia Craxi vive tuttora di rendita,
per preveggenza e coraggio.
Non andò così. La sua fu in realtà una mossa tardiva e disperata, che puntava all’assoluzione, perché
il fatto non doveva più costituire reato, non alla verità.
Craxi era clamorosamente in ritardo sugli sviluppi delle inchieste, e persino all’interno del Psi.
Fu Gianni De Michelis, non lui, a porre per primo la questione a Natale del ’91.
Anche De Michelis era in ritardo, e forse fiutava l’avviso di garanzia che sette mesi dopo gli
avrebbe recapitato il pm veneziano Salvarani. Ma su Craxi almeno era politicamente in largo
anticipo.
Disse testualmente: “Fino a qualche tempo fa, ampi ceti consideravano questa corruzione come una
tassa impropria pagata alla stabilità del sistema, per evitare comunismo e disgregazione. Oggi, dopo
il muro, la gente non accetta più questa tassa che sfrutta le procedure per mettere il cittadino e
l’imprenditore con le spalle al muro”.
Era la vigilia di Natale e De Michelis vantava una buona reputazione come ministro degli Esteri.
Per la prima volta, si arrendeva a quelli che lui chiamava “ i moralisti di merda”. Anzi, proponeva al
Psi – a cominciare da quello veneto – l’istituzione di un Ombudsman, formato di quattro/cinque
persone di garanzia, che vegliasse su un valore “nuovo”, la correttezza.
A me, che lo intervistai a lungo, disse: “Questo dell’onestà, che fino a ieri ho sempre pensato
dovesse essere tenuto fuori, oggi sento che è un punto decisivo. Dobbiamo fare uno sforzo
straordinario; tra virgolette, dico che bisogna essere più onesti del solito!”.
Fu De Michelis a spingere Craxi verso la confessione di sistema, ma era molto, troppo tardi e
troppo comodo. Il sistema aveva esaurito gli anticorpi dell’omertà: ciò che era visibile a occhio
nudo, veniva certificato dalle inchieste. Uno spreco soprattutto politico. Secondo me, è da ergastolo
aver buttato via per un piatto di lenticchie la storia del socialismo italiano proprio quando aveva
vinto su tutta la linea, ed era la sola vera sinistra di tipo europeo. Qui i magistrati non c’entrano, ed è
questa la condanna senza appello.
Il superlatitante Craxi attacca, allude, minaccia, assolve e condanna. Nemmeno il male che
crudelmente lo perseguita, gli ha mai consigliato una pausa di umiltà o, almeno, un mea culpa
sottovoce.