1999 – Piccola impresa “ arma segreta per l’occupazione”

Anche se il costo del lavoro diminuisce, non ci sono santi: la grande industria, quella con più di 500
dipendenti, perde occupati. Lo dicono ora i dati del 1998, lo si constata da anni: se ci aspettiamo che
la risposta alla domanda di lavoro dei giovani, delle donne, del Sud, venga da li, buonanotte; senza
contare la montagna di automazione, robot e “razionalizzazione”, cioè di ristrutturazione continua
che ci aspetta al varco.
La globalizzazione farà il resto: i Marzotto come i Benetton sono sempre meno “italiani” mentre
Pirelli procura all’estero l’80% del fatturato. Un Mario Carraro, ad esempio fabbrica assali per
trattori anche in India perché gli sarebbe oggi impossibile reggere il mercato con tutto il business a
Campodarsego.
Senza grande industria in salute non regge nessuna competizione, ovvio, ma la nostra sola arma
segreta del lavoro resta più che mai la piccola e media impresa.
Per questo il caso-Veneto, dopo essere finito sul tavolo del ministro del Lavoro di Clinton, Robert
Reich, fu discusso già tre anni fa al vertice del G7 a Lione, ed è proprio per questo che la piccola e
media impresa ( sono 345 mila in Veneto, con centomila belle aziende mediamente sotto i 9
dipendenti) dovrebbe occupare da sola un intero programma di governo.
Dico sul serio: bussola dell’economia è oggi lo straordinario potenziale delle “partite Iva”, del
terziario, dei contratti a termine, della flessibilità, dei part time, dell’apprendistato contrattuale e
familiare, del sommerso che fa prestissimo a emergere, di una pulsione a “fare impresa” senza la
quale non resistiamo in Europa.
A parole, nessuno ha il coraggio di negarlo. Ma poi l’impresa, più è piccola, più incontra l’ostacolo
di un particolare accanimento burocratico e culturale, figlio tardivo dello “Stato imprenditore” e del
“capitalismo delle grandi famiglie”.
Ci sarà invece una ragione se il Veneto, nell’ultimo anno, ha creato quasi 50 mila posti di lavoro:
possibile che ce la debba spiegare Bill Clinton?
E comunque, è ufficiale che dalla grande industria non arriverà nemmeno un apprendista in più.