1999 Settembre 27 Non scusarti! Difendo Buffon
1999 Settembre 27 – Non scusarti!
Difendo Buffon , il portiere del Parma e della Nazionale ha scritto sulla maglietta della salute: “Boia
chi molla”. Non l’avesse mai fatto; ne ha discusso e litigato perfino il Parlamento.
Amici emiliani mi assicurano che da loro l’espressione “boia chi molla” è abbastanza comune,
come invito a tener duro. Di questi tempi, ad esempio, andrebbe benissimo per la Ferrari, sui muri
di Maranello.
Aldo Grasso, sul Corriere, ha ricordato che il motto risale addirittura alle cinque giornate di Milano,
nell’insospettabile 1948, anche se a rispolverarlo sulle barricate provvide nel 1970 la sommossa
fascistoide di una Reggio Calabria alla disperazione per arretratezza e isolamento.
Sotto i baffoni a battiscopa del senatore missino Ciccio Franco, “Boia chi molla” diventò di destra.
A volte, è lo stemma del branco, che di sicuro non ha letto la distinzione di Norberto Bobbio tra
sinistra e destra. Funziona nel grumo degli stadi, in special modo su certe curve predilette degli
hooligans nostrani. E’ il “me ne frego” del tifo. Ma Non mollare era anche la rivista antifascista di
Salvemini. Siccome il Parma va malissimo in campionato, Buffon intendeva darsi coraggio e darne
ai suoi: se li ritenga “camerati” anziché calciatori dalle uova d’oro, resta da dimostrare. Sarebbe
come se, alla prossima partita della Nazionale, il buon Del Piero infilasse sotto la malia azzurra
un’altra t-shirt con la scritta : “O Italia o morte!” che era il grido di battaglia di D’Annunzio e dei
suoi legionari durante la spedizione di Fiume. Un fascista tira l’altro.
Simpatico oltre che bravo, Buffon ha chiesto scusa della sua ignoranza politica, ma è stato questo il
suo unico errore. Non doveva farsi perdonare nulla, tantomeno dai saccentoni vecchi come il
cucco.
Al ventunenne Buffon, nato quando l’Italia brigatista ammazzava Aldo Moro, nessuna scuola né
pubblica né privata ha mai insegnato qualcosa rispetto al mondo in cui nasce, cresce e vive. Se lui
si scopre “ignorante”, lo deve al fatto che la scuola ha ignorato lui, farina di quel sacco.
I nostri ragazzi sanno abbastanza sulla battaglia di Salamina ma nulla del dramma di Cefalonia, che
scambiano forse per un’epidemia di emicrania. Buffon avrebbe potuto scoprire l’uso politico di
“Boia chi molla” soltanto per caso, magari all’una di notte e passa da Fuori Orario in tv.
Piuttosto: ci sarebbe stato altrettanto scandalo se l’ignaro Buffon, in luogo di “Boia chi molla”,
avesse scritto sulla maglietta “Lotta Continua”?