1999 Settembre 28 Vecchioni di Stato
1999 Settembre 28 – Vecchioni di Stato
Ignoro se il presidente D’Alema abbia ottenuto qualcosa di buono convocando per la prima volta il
vertice nazionale dei 500 responsabili della sicurezza. So invece che avrebbe fatto meglio a tenerlo
a porte chiuse, con esclusione delle telecamere.
La panoramica dei telegiornali sui prefetti e questori è stata micidiale. Ha mostrato e plastificato
uno Stato vecchiotto, apparati anziani, onorate carriere, la terza età contro il Far West, dirigenti per
lo più di lungo corso oggi alle prese con sfide inedite, criminalità nuove, reati in evoluzione,
soggetti emergenti, una cultura radicalmente diversa delle città e del territorio.
Faccia a faccia con una insicurezza di ultimissima generazione, tanto personale dello Stato sembra
datato anni ’20: più che selezionato, burocraticamente stanziale, vita natural durante.
Occorrerebbe fare qualcosa per ringiovanire le strutture di punta dello Stato, soprattutto le scrivanie
operative, di prima linea.
Il mondo gira più in fretta. Classe 1946, Clinton guida gli Stati Uniti già da sette anni e Gore, che
punta a succedergli, è del 1948. Bill Gates, il più innovatore e il più generoso tra i miliardari,
inventò la Microsoft a vent’anni confessando di aver imparato la strategia giocando a poker
all’università di Harvard.
A Ponzano, dai Benetton, sembrano tutti ragazzi. Una volta ho sentito dire a Mario Carraro che,
dovendo assumere un dirigente per le sue aziende, fra un quarantenne e un trentenne avrebbe optato
tendenzialmente per il trentenne. E’ la prima legge della dinamica d’impresa, ma sono quarantenni
anche i direttori di Repubblica, Corriere e Stampa.
Modernizzare è anche una questione anagrafica. Al confronto del mandarino Andreotti, sette volte
presidente del Consiglio, D’Alema è un lattante.
Qualcosa si muove nel ceto politico, ma lo Stato resta albertino. Ha una macchina d’epoca.