2000 Il Far West del pallone
2000 – Il Far West del pallone
Calcio degradato
Bastardo sarà lei! Ma come si fa a dare dei “bastardi” proprio ai “sardi” che parlano
una lingua romanza tutta loro e che formano uno dei popoli etnicamente più uniformi,
insomma meno ibridi e meno “bastardi”? Lo striscione di Venezia era analfabeta più
che ingiurioso.
La butto in ridere, per non piangere. Tifosi del Venezia, amici miei, ma che cosa vi
salta in mente?
Avete in casa Carlo Goldoni, potreste divertire l’Italia e non solo, stendere striscioni
amabilissimi aggiornando le “baruffe chiozzotte” e fare del calcio la maschera
passionale e ironica della vita. Un po’ di fantasia, di humour, di Charlie Brown da
stadio. Avete Ganz, scaltro, volpino, opportunista, uno che farà gol anche a
ottant’anni.
Ma, santo Dio, dedicategli una bella scritta alta come un bambino: “Che GANZo!”.
Una volta si diceva così, che ganzo!, di un tipo eccezionalmente agile e destro, che ci
sa fare. Che senso ha farsi il sangue cattivo quando il tifo può divertire?
So che lo striscione “Sardi bastardi” è apparso e scomparso, forse per sfottere i
controllori; un po’ lanciare il sasso e nascondere la mano. Insistere sarebbe stato
certamente peggio, però il blitz non è un alibi: bisognerebbe smetterla, non in
omaggio al ministro degli Interni, ma per tributo d’intelligenza. Verso voi stessi, come
persone, perché – vi invito paternamente a non dimenticarvene – siete persone anche
quando fate di tutto per non sembrarlo.
Il dramma è che non rappresentate affatto il peggio del calcio, visto che gli esempi
sono talmente beceri che quasi vi assolvono. Se le partite sono infestate dai truffatori
della simulazione e se negli spogliatoi, come capitato ieri a Venezia, fior di
professionisti si insultano, si scalciano in faccia, si pestano e si spediscono al pronto
soccorso, beh, allora è chiaro che anche il tifo più attaccabrighe ed estremo si sente
per così dire con le spalle coperte. Questo il dramma.
Dicono dalla mattina alla sera che il nostro è il più bel calcio del mondo. Macché! Sta
diventando il più bifolco, il più sciamannato, una gigantesca moviola di pupi isterici,
e non soltanto per una questione di schèi. È patetico fare la morale sulle lire in pieno
professionismo e show televisivo. Nel calcio ci sta Ronaldo, con i suoi sponsor
miliardari, assieme a Daniele Marion, della seconda categoria veneta, che, se ricordo
bene, fu ceduto dal Burano a Sant’Erasmo per cinque salami e cento litri di buon vino!
Lo scandalo non è questo, come sembrano credere in molti. Sconfortante è piuttosto il
constatare che nei pignolissimi contratti la voce “doveri professionali” non risulta. Il
punto è questo. Se io pago Nesta con un ingaggio di 5 miliardi e 400 milioni l’anno
per cinque anni filati, esigo, voglio, pretendo che Nesta – in campo e fuori – sia un
Campione con la C maiuscola, non un bullo che eccita le curve. A scanso di equivoci,
ho citato Nesta per l’entità dell’ingaggio e basta: uno come tanti; anzi, Nesta è uno dei
miei prediletti.
Più che le curve, vedo degradare le dirigenza. In queste pagine, i giocatori del Padova
testimoniano ciò che sarebbe accaduto a Castelfranco, contro il Giorgione. Uso il
condizionale per prudenza, non perché dubiti minimamente dei testimoni. Se la
vedranno la Lega e i Cc. Ho sentito parlare di ammoniaca negli spogliatoi riservati
agli ospiti, di intimidazioni, di una pistola (!!!), di insulti e faide. Francamente, non so
più che dire, anche perché mi prende la malinconia.
Noi studenti eravamo a casa in quello stadio, in quegli spogliatoi, sotto quelle docce, e
bastavano i custodi, Bepi e Nèa, a tenerci a bada con un tè caldo. Il presidente,
Giuseppe Ostani, che sembrava uscito da una stampa dell’Ottocento, ci ricordava: “La
società è nata nel 1911”. Era la sua unità d’Italia. Meno male che è morto daun pezzo.
Ha evitato il Far West.