2000 luglio “Sacrificio” ingiusto. Dino sei troppo buono

2000 – “Sacrificio” ingiusto. Dino sei troppo buono

Nei panni di Dino Zoff, non mi sarei dimesso nemmeno a pagamento. Se l’on.
Berlusconi, uno e trino, dà sprezzantemente del “dilettante” a un professionista con il
curriculum di Zoff, il problema è lui, non Zoff.
Il bello è che il Cavaliere dell’apocalisse azzurra accusa di “disinformazione” i
giornali. Un classico da manuale nell’arte di rovesciare le frittate, oltre che di
sovvertire con il sorriso sulle labbra il dizionario etimologico della lingua italiana: a
suo dire, dare del coglione è infatti una “critica tecnica”. Professor Manlio Cortelazzo,
aggiorni lo Zanichelli.
Ora, è pur vero che oggi l’onorevole Berlusconi coltiva teneramente l’amicizia
dell’onorevole Bossi che, per anni, lo ha bollato senza pezze giustificative come “il
mafioso di Arcore”, ma non tutti possono avere lo stesso stomaco.
C’è chi si incazza e non ne vuol più sapere, in politica come nel calcio, cioè nella vita
che è fatta di tante cose, di ribaltoni in aula e di ribaltini in campo. Anche di persone
dotate del caro, vecchio obsoleto amor proprio.
Ecco, d’istinto, faccio difficoltà a capire le dimissioni di Zoff, a contratto già stilato
fino al 2002. Però, se penso all’uomo, comincio a comprendere. Forse Enzo Bearzot ci
avrebbe fumato sopra un bel forno di pipa, come usava con Sandro Pertini; Zoff no,
Zoff è meno saggio, ama i gialli di Mike Spillane non i classici del ginnasio di
Bearzot, e ha mollato rifiutando un’ingiustizia: “Sono stato offeso come uomo”.
È un po’ démodé uno come Zoff, per questo si fa una certa fatica a entrare nella sua
testa. Trattasi di una persona seria, punto e a capo; un tipo d’uomo in un solo
aggettivo: serio, che è l’esatto opposto del dilettantesco, di chi lavora senza perizia ed
esperienza.
Zoff non fa il furbo, nemmeno con le dimissioni, perché non sa farlo, nemmeno con
l’onorevole Berlusconi. Zoff ha vinto tutto, ma tutto gli è costato molto.
A quattro/cinque anni d’età svelava già indizi da portiere, ma nella sua carriera ha
soprattutto faticato. Nessun portiere che io conosca si è mai allenato come lui, fino ai
41 anni; era un martello, anche nell’alimentazione, monotona e controllata come sulla
tavola di un trappista.
Insomma, non si scopre niente di nuovo, Zoff è Zoff. Basta leggere qualche numero,
capace di far riflettere anche i non specialisti, partite a centinaia, imbattibilità oltre i
mille minuti, 55 vittorie con la maglia azzurra, quella che fu chiamata “la
disperazione dei portieri di riserva” perché lui, Zoff, non saltava un match neanche a
pagarlo oro.
Il tecnico viene dal giocatore. Non c’è un altro Zoff, resta sempre lo stesso, oggi in
campo come ieri in panchina, e ha lavorato bene, soprattutto con la Juve. Così è se vi
pare.
Anche il suo linguaggio sembra a metà strada tra Edmondo De Amicis e Cesare Abba.
Quella degli Europei 2000 l’ha definita una “squadra del cuore”. A chi gli chiede:
forse cinica?, risponde che non se ne parla nemmeno e la ragione è molto semplice.
Lui, che cinico non è, non può ammettere che sia cinica la sua creatura di turno.
Zoff non ama le squadre a sangue freddo come i rettili; in ciò è molto friulano, e del
resto ricordo che Sandro Ciotti, etnicamente insospettabile, definì la vittoria di
Bearzot e di Zoff al Mundial 1982 “molto friulana, poche parole, molti fatti”. O noi,
senza drammi e/o iperboli, riusciamo a fare i conti anche con le dignità personali,
oppure è meglio lasciar perdere i corsivi e gli elzeviri, consegnando la malagrazia
dell’onorevole Berlusconi e le dimissioni di Zoff al teatrino nazionale. E buonanotte,
arrivederci e grazie, avanti il prossimo.

Se oggi convinceranno Zoff a restare, meglio; se lui terrà duro, meglio ancora. Nel
primo caso, è un meglio tecnico, nel secondo un meglio umano, di carattere.
Ma nessuno mi toglie dalla testa che, se una bella, simpatica, energica, scippata
nazionale come quella degli Europei riesce a suscitare persino malanimo e scarso fair
play, non potrebbe che essere Giovanni Trapattoni il tecnico ideale. Lui, nel caso,
sparerebbe in diretta una raffica di Strunz, e chi s’è visto s’è visto.
Riuscirebbe, il Trap, a pareggiare domani anche gli Strunz che oggi Zoff non sa dire,
se non al prezzo delle dimissioni. Cosa vuol dire al giorno d’oggi conoscere le
lingue…