1965 dicembre 20 Haller 10 con lode
1965 dicembre 20
Haller 10 con lode!
TORINO – Senza Pascutti da prima, senza Furlanis dopo sette minuti di gioco, il Bologna si è
divertito a danzare per tutta la partita sulle ceneri del Torino. Ha rimontato lo svantaggio di
un gol fortunoso di Orlando, ha colpito altre tre volte, si è rilassato. E il Torino? Il Torino che
doveva uscire alla distanza, il Torino che doveva dare la grande prova d’orgoglio? Nulla. Ha
avuto la partita sul palmo della mano e con il fragile e rinunciatario temperamento che
possiede ora, l’ha gettata senza lottare. Sulle sue ceneri fumanti il più grande Haller di tutti i
tempi ha condotto la fantastica « danza macabra » bolognese con lo stile-limite di un Rudolf
Nureyev.
L’applauditissimo Helmut Haller è il punto di partenza e di arrivo della débâcle del fischiatissimo
Nereo Rocco. Haller gioca attualmente ai confini di una performance addirittura mondiale. E questo
Haller sarà senza dubbio il problema numero uno, forse l’unico, di Helenio Herrera per il match-
clou di domenica prossima a San Siro. Chi lo fermerà se Lodetti prima, Ferrini poi ne sono usciti
distrutti? Questo Haller ricorda il grande Di Stefano degli anni d’oro, ricorda l’Angelillo dell’anno-
record quando si permetteva di salvare sulla sua linea e di andar a segnare sullo slancio. In che
posizione ha giocato Haller contro il Torino? In tutte le posizioni. E’ stato il grande regista, il regista
di otto azioni su dieci. Regista quasi in solitudine perchè non poteva contare su un Bulgarelli
d’eccezione, ma « normale ». E’ stato regista e difensore. Ricordo che a due passi da Negri ha
effettuato un salvataggio al millimetro strappando il pallone dai piedi di due avversari lanciati a
rete. E’ stato regista, difensore e attaccante. Ha dato a Micelli la furbissima palla del due a uno, ha
dato a Nielsen la favolosa palla del tre a uno, ha creato manovrato spedito in fondo alla rete, dopo
una cavalcata diagonale di cinquanta metri, la palla del quattro a uno. Cioè ha segnato per ultimo,
esattamente come contro il Milan. Il quarto gol. L’annotazione non è senza importanza, perchè
testimonia anche della grande disciplina tattica che conduce il ritmo infernale del tedesco. Haller
gioca ovunque, è vero, ma la sua capacità offensiva si sviluppa a colpo sicuro, a risultato acquisito,
senza procurare insomma scompensi alla squadra e sfiancamenti improduttivi a se stesso. Con
questo Haller « mondiale » il Bologna ha potuto compiere il miracolo del gioco e della grande
vittoria in condizioni di inferiorità numerica.
In uno scontro con Simoni che gli franava stranamente addosso, Furlanis infatti, al settimo
minuto, riportava la distrazione dei legamenti del ginocchio destro e passava del tutto inutilizzabile
all’ala (il… gol del pareggio bolognese non è di Furlanis, ma di… Vieri!). In dieci il Bologna ha
strabattuto il Torino, lo ha umiliato. Ma che cos’era « questo » Torino? Bisognava chiederlo a
Rocco, ma paron Nereo è fuggito dalla porta di servizio, per non parlare e, può anche essere, per
non tornare mai più. Nereo Rocco aveva annunciato una partita d’aggressione, una prova di
carattere, l’inizio della rinascita. Aveva cominciato bene il Torino anche perchè dopo le prime
battute aveva un Furlanis di vantaggio. Era anche andato in gol! Al ventiquattresimo Meroni batteva
veloce una punizione toccando lateralmente a Ferrini che tirava a rete malamente e incocciava la
testa-collo di Orlando: il pallone si impennava e scivolava oltre le mani protese, in controtempo, di
Negri. Nereo Rocco alzava la tesa del cappello e beveva (mentalmente) un bicchiere di grignolino.
E gli rimaneva nel gozzo. Il Torino da quel momento non sarebbe più esistito, sarebbe scivolato
fatalmente nelle braccia forti e intelligenti del gioco di Haller. Il Torino dimostrava penosamente di
non « saper vincere ». Bastava spingere, bastava osare, bastava sfruttare fino in fondo il vantaggio
di un uomo (e di un gol!). Tentare insomma la mazzata che avrebbe seduto il Bologna. Il Torino
non ha fatto nulla di tutto questo. Il gol era trovato per strada e il Torino lo stava dimostrando
abbondantemente. Sempre più timido, sempre più confusionario, sempre più impacciato e contratto.
Il dito sulla immensa piaga doveva metterlo crudelmente proprio lo… zoppo Furlanis che dopo
quella palla non ne avrebbe più toccata una! Scoccava esattamente la mezz’ora: palla da Fara a
Micelli che scatta sulla sinistra e crossa lungo, oltre tutti, sino a Furlanis che con la gamba destra
completamente indurita e legnosa, toccava di piatto, da posizione angolata, non in rete ma…
« verso » Vieri! Vieri, assurdamente, goffamente si inginocchiava in ritardo e male, facendosi
infilare in una posizione da ghigliottina: testa in giù, nel vuoto! Il grignolino si gelò nella gola di
Rocco e gliela tappò. Dopo tredici minuti, al quarantatré, Micelli (ancora lui) scagliava con violenza
inaudita da trenta metri sul palo sinistro di Vieri (e in gol) la palla che Haller gli aveva accarezzato
con un furbo calcio di punizione. Era la fine per il Torino, tra il dileggio del pubblico che passava
immediatamente all’opposizione precostituita e lo scandire irrimediabile della valanga rossoblù.
La solitudine di Meroni e la pancia di Vieri
Il Torino non è più esistito, ma come squadra non è mai esistito. Questa è la crudele, definitiva
sentenza. Non occorre aspettare il girone di ritorno. Carenza di temperamento: al momento
decisivo, quello nel quale si fa « propria » una partita o la si getta, il Torino è diventato molle. Non
poteva essere « duro » nemmeno se ci fosse stato in campo Jurgen Schutz, strappato a Rocco da un
molare infame. Mutatis mutandis il risultato (in queste condizioni) non cambia per niente. L’attacco
è di una impotenza disarmante. Simoni è irriconoscibile. Orlando invece è riconoscibilissimo: è
Orlando. Punto e basta. Rocco non lo ha voluto, glielo hanno affibbiato. L’ha tollerato in silenzio. E
deve tenerselo: così com’è. Il solo Meroni, il criticatissimo Meroni, pur ridondando di dribbling,
riesce a distinguersi nel grigiore generale. Ha segnato anche l’ultimo gol, a un minuto dalla fine. Il
gol della disperazione e dell’impotenza. Con queste punte ci vorrebbe un centrocampo serio, per
non dire di classe. Ma c’è Ferrini, il buon Ferrini, disciplinato e corretto, ma incapace di dare un
fantasma di gioco alla squadra. Tre suoi tentativi di fare dei lanci lunghi e calibrati « alla Suarez »
sono finiti miseramente tra i piedi del perfetto Janich. Al Torino doveva andare Chinezinho, ma si
disse che era vecchio. E così si è preso… Pestrin! Problemi all’attacco, problemi al centrocampo.
Problemi in difesa. Ma soltanto di riflesso: quando i cinque avanti non riescono nè a costruire, nè a
concludere, per quanto tempo può e deve resistere una difesa? Anche Rosato sembra essersi stufato
di una situazione insostenibile tanto è vero che mai l’ho visto avanzare indiscriminatamente (con
rabbia) come ha fatto contro il Bologna. Questo era il Torino che un grande Bologna ha distrutto
regalandogli un uomo in campo e uno (Pascutti) in tribuna. Un regalo per la verità che Rocco non
ha saputo sfruttare minimamente. Su Simoni, liberato da Furlanis, Luis Carniglia retrocedeva
Perani. Rimaneva libero quindi il terzino Fossati. Ebbene, Fossati è rimasto dov’era; non è
avanzato, non ha messo in crisi l’improvvisata difesa bolognese. E’ rimasto lì a marcare l’immobile
(letteralmente) Furlanis: a marcare lo zoppo… per farlo segnare! Fossi stato in Rocco avrei spostato
Fossati sul giovane Fara e avrei liberato per l’attacco Poletti che di queste cose perlomeno se ne
intende. Anche errori tattici quindi, e non trascurabili, hanno favorito la portentosa partita del
Bologna.
Ma la squadra, Torino o non Torino, esiste. Quattro gol al Milan, quattro gol al Torino. Non sono
favole, sono fatti. Hanno segnato un terzino « fasullo » (Furlanis), un terzino vero vero (Micelli), un
centravanti in lenta ripresa (Nielsen), una mezzala straordinaria (Haller). Equilibrio assoluto e
assorbimento indolore (con Perani) di una situazione accidentale che poteva risultare fatale. Haller,
Fogli e Bulgarelli, opposti nell’ordine a Ferrini, Moschino e Bolchi hanno vinto le loro battaglie.
L’unico forse che nella circostanza ha fatto pari è stato Giacomo Bulgarelli, che in veste di mezza
punta si è trovato (forse per desuetudine al ruolo) un po’ a disagio. Per il resto l’ordine è regnato
sovrano. La difesa è stata coordinata, massiccia, robusta. Con Micelli in splendida scioltezza
psicofisica, con Muccini diligentissimo molosso d’area, con Janich cristallino, con Negri che ha
fatto risaltare ancora più macroscopicamente la colpevole partita di Vieri. Vieri infatti ha regalato al
Bologna non solo, il primo gol, quello del pareggio e del quasi-choc, ma anche il gol della certezza.
Il gol di Harald Nielsen, il gol del tre a uno che ha fatto sedere placido in panchina
l’emozionatissimo Luis Carniglia. Haller aveva pescato in area, perfetto, il danese: scatto sulla
sinistra di Nielsen e tiro non micidiale che scortica la pancia piazzatissima di Vieri e finisce in
fondo alla rete. Da una parte Vieri, dall’altra William Negri che ha negato al Torino tutto il
possibile, soprattutto due palle-gol di Simoni e una eccezionale, in uscita, a Puia. Anche questa è
una differenza.
Quali problemi può avere allora « questo » Bologna? Si direbbe nessuno. E invece deve vincere
l’insidia di alcuni fattori che sono affiorati proprio nel giorno della più meritata vittoria.
Il Bologna non ha molte riserve « vere ». Il diligente e intraprendente Fara non è una soluzione
al problema. Con poche riserve non si può rischiare di perdere anche quelle che si hanno. Gianni
Vastola è rimasto ancora una volta in tribuna. Stava benissimo, non è mai stato così bene. Ma
Carniglia ha « voluto » accreditare la favola dell’influenza. Fara non ha demeritato, ma Vastola ha
toccato il fondo dell’abbattimento psicologico. Al momento di servirsene potrebbe rendere
nemmeno un quarto di quello che può dare. Quei giorno, quando seppe che Scopigno era stato
« fatto fuori », Vastola con un nodo alla gola mi aveva detto: « Ho finito di giocare! » « Perchè?! »
« Perchè sono l’uomo di Scopigno e continuerò ad esserlo sempre per tutti! Vedrai… » Vastola non
si era sbagliato. Aveva la « colpa » di portare sulla pelle il marchio-Scopigno, fuori moda. Eppure
Vastola sul piano dell’opportunismo sotto rete ha pochi concorrenti in Italia. Non si capisce perchè
una situazione superatissima (quella di Scopigno) debba nuocere per sempre a lui e rischiar di
nuocere alla lunga al Bologna. Un Bologna ritmato, veloce, che si è confermato grande anche in
trasferta. A parte una sottile insofferenza di Haller per il gioco di Nielsen (frequenti durante la
partita i gesti di stizza del tedesco nei confronti del danese), a parte la perdita momentanea di
Furlanis, sembra quindi che il Bologna non abbia altri problemi alla vigilia del più duro scontro (e
decisivo anche) del suo girone d’andata: contro l’Inter! Dopo aver bissato una prestazione mondiale
in sette giorni Helmut Haller infatti mi ha detto: « Milan, Torino, stesso Inter! Più difficile di tutto,
ma io grante gioco: io credo noi possiamo fare tris! » E’ l’unico messaggio per il futuro spedito da
Torino. Ed è un messaggio bolognese per il Mago. Nelle stanze granata c’è solo spazio per il
passato. Il futuro è oscuro…