1965 marzo 29 Josè: “In Brasile invadevano il campo”
1965 marzo 29
Josè: “In Brasile invadevano il campo!”
Moratti Jr: “Sbardella per lo stesso fallo di Benitez tre derby fa espelleva Suarez e Corso”
SAN SIRO – Spogliatoi al color bianco. C’è un caos infernale, ma è intuitivo localizzare dove
cominci la sponda dell’Inter e dove finisca quella del Milan. Sembra un mercato rionale tagliato a
metà dalla… congiuntura! Da una parte abbondanza di scambi e di merci, volti indaffarati, mani che
si stringono, pacche sulle spalle, cappelli che volano. Dall’altra, il silenzio cupo, le messe a punto
discrete, ma corrodenti, le riserve, la rabbia, l’abbattimento, volti che parlano non sulle labbra
serrate dal terrore-multa, ma con smorfie più lampanti di qualsiasi dichiarazione. Approdiamo,
noblesse oblige, alla corte roboante dei vincitori. Ci vengono incontro trentadue denti splendenti
come metallo al sole.
Gian Marco Moratti: « A parte il punteggio, due grandi squadre e una partita che
dimenticheremo fra cento anni! »
« L’Inter continua ancora ad allenarsi la Coppa?! »
« Ma certamente! I nostri programmi non sono cambiati: il campionato è per noi un allenamento
e oggi… abbiamo fatto un discreto allenamento… con a buona squadra! »
« Quanto pesa sul risultato… Benitez? »
Sarti loffio
« Non credo molto, perchè anche prima dell’espulsione avevamo dimostrato saperci fare ed
abbiamo avuto parecchie occasioni per segnare. Comunque, a scanso di buffonate, voglio fare un
veloce richiamo statistico: tre derby fa, esattamente il primo dello scorso campionato, Sbardella ha
espulso Suarez e Corso per un identico fallo!… »
Stiamo per chiedere qualcosa di più, sia Angelo Moratti, con la tradizionale aranciata
« nazionale » dei dopo-trionfo alla bocca, passa ad un metro e rapisce il figlio per il braccio. Faccio
un balzo di due metri e, a un centimetro dal Commendatore Mondiale: « Come ha trovato
l’allenamento dell’Inter per la Coppa?! » « Non c’è nulla da scherzare: lo ripeto. Il nostro continua
ad essere un forte allenamento per riconfermarci Campioni d’Europa. Da Foggia in poi abbiamo
continuato su questa strada…». Si dirige, in una ragnatela di mani tese, verso la porta, sosta un
attimo, si gira e: « … se il catenaccio riesce a regalare sette gol per partita… io non so cosa si
vuole… » « Cosa vuole — bisbiglia Sarti sulla panca quando gli chiedo se è più forte Sarti o
Pizzaballa — …eh, sono stato un po’ loffio, lo ammetto, ma mica mi ero smontato, sì… i corner, ma
non ho tremato e sono sempre stato sicuro di vincere ».
Bedin commosso
Sulla retina di Bedin si nota l’immagine di Rivera in tecnicolor-panoramico e sul volto è stampata
la gioia di tutto il Veneto modesto e positivo: « Ero un po’ emozionato, ma non tanto. Certo che
adesso posso dirlo e quasi mi scoppiano i polmoni: è stata la più grande soddisfazione della mia
vita ».
« Ti senti oramai titolare? ».
« Lo chieda a Herrera! ».
« Ma cosa ti ha detto il Mago prima della partita? ».
« Marca Rivera come non hai mai marcato nessuno, ma non dimenticarti del gioco. Puoi anche
lasciarlo qualche volta e andare ».
« E Rivera ti ha lasciato andare? ».
« Alla fine quasi quasi facevo un gol! Mi avevano parlato tanto di questo Rivera, ma… cosa devo
dire… io credo di essermela cavata. No? ».
E Rivera, che cosa pensa del ragazzino di San Donà di Piave che gli si è seduto in spalla per
novanta minuti filati? Glielo chiediamo con voce vellutata.
« Bedin non l’ho mai visto… l’ho soltanto sentito! ».
« Perchè? ».
« Ma perchè l’allenatore gli dice di picchiare e lui picchia, sennò becca la multa! E’ semplice,
comunque se a uno basta che distrugga un uomo, credo che lo abbia fatto ».
Faccio un dietrofront rapido, perchè in un angolo (da un minuto sono paracaduto nel cimitero
milanista) scorgo il profilo di Gipo Viani. Ha la coronaria gonfia come un uovo, ma conserva il
tratto del gran signore che vuol navigare in mezzo alla tempesta senza bagnarsi. Ha un qualcosa di
tragico, in quel silenzio, quasi solo, perchè tutti i cronisti sono altrove, attratti dal miele-Herrera. E’
in piedi, l’unico si può dire, perchè gli altri sono ciondolanti sulle panche e Liedholm sembra un
personaggio allucinato uscito da un dramma di Ibsen.
« E adesso? », chiediamo a Mastro Gipo.
« Siamo in testa come prima, in punti e media! ».
« Qual è stato il momento-no del Milan? ».
« L’espulsione di Benitez, perchè con lui in campo avremmo vinto di sicuro! Noi abbiamo
ballato i primi dieci minuti, ma ci siamo ripresi bene e oramai poteva fermare; soltanto 1’inferiorità
numerica ».
« Giustificata o no? ».
« Ero a pochi metri dal fattaccio: Benitez ha toccato Suarez, ma dopo aver subìto dallo spagnolo
una scarpata sulla schiena! Quindi…, e possiamo far vedere i tacchetti stampati sulla carne ».
Viani in piedi
che cosa gli ha detto ».
« L’arbitro ha danneggiato il Milan? ».
« Glissons! Lasciamo perdere, l’avete visto anche voi, no? Comunque puoi chiedere a Lodetti
Lodetti è già vestito, con la solita faccia, pallida e smunta.
« Gli ho fatto notare che il gol di Corso era in fuorigioco, allora mi ha risposto: “Ma cosa devo
fare? Non avete neanche protestato” ».
« Però quell’Altafini… », riprendiamo rivolti a Viani.
« C’è stato qualcuno che ha fatto qualcosa in più e quindi doveva esserci chi taceva qualcosa in
meno. Ad ogni modo ha giocato eccessivamente arretrato… ».
Non posso dire se in quel momento Josè, che fino ad allora era rimasto piegato in due sulla
panca, abbia sentito le orecchie fischiare: è successo comunque che, stuzzicato improvvisamente da
un collega brasiliano, si è alzato in piedi verde come un prato di periferia: « Vinceremo questo
campionato contro tutti, contro tutti. Lo dico e lo ripeto. Ma è possibile che il Milan non abbia mai
avuto un rigore, dico uno, in questo campionato? ».
« Secondo lei l’arbitro… ».
Coniglio verde
« Secondo me niente! Non posso accusare un arbitro e non lo faccio. Ma dico una cosa: in
Brasile ci sarebbe stata l’invasione di campo! O non si capisce nulla di calcio o si è ciechi se non si
vuol vedere: noi dobbiamo permetterci il lusso di perdere per accontentare un po’ tutti. Con Benitez
in campo Corso non aveva toccato palla e domenica a Firenze butteranno fuori certamente un altro
dei nostri, finchè il Milan non sarà pari con gli altri!! Così non si può andare avanti, siamo soli
contro tutti, ma vinceremo! ». Josè sta urlando, ma le parole gli escono a fatica, tanto è compresso
dalla bile e da… Guarneri!
Lo stopper interista sta guardandosi allo specchio e si asciuga i capelli.
« L’Altafini arretrato è servito più al Milan o… all’Inter? ».
« All’Inter, senza dubbio! ».
« Ma lei, Altafini, come ha trovato la marcatura di Guarneri? ».
« Io non l’ho nemmeno visto: io stavo giù e lui su. Non mi ha mai seguito ».
« A Firenze — riflette in solitudine il Gipo — quasi di sicuro non ci sarà Rivera: ha avuto uno
stiramento verso la fine della partita… ».
« Come ha giocato Rivera? ».
« Non parliamo di giocatori! ».
« Allora è stato migliore il Lo Bello dell’andata o Sbardella? ».
« Lo Bello è un arbitro! ».
C’è un uomo che non vuol parlare assolutamente nè di giocatori, nè di arbitro, nè di partita. E.
Helenio Herrera, dedicato « anema e core » alle riprese televisive e alle foto formato anti-divorzio,
spalla a spalla con Angelo Moratti.
« Iò non digo niente, porché si parlo arriva trezento mila pesetas de multa! ».
« Aveva previsto il cinque a due? ».
« Iò aveva tanta tanta fiducia! ». Tanta fiducia nella vittoria, ma non di certo… in noi, se è vero
che improvvisamente si ritira in un angolo a mitragliare in lingua spagnola un hombre de Madrid!
« En Espagna se racconta che iò dito che alleno el Real Madrid » — traduco con fatica, data la
velocità spaziale dell’eloquio del Mago — « me iò vado en tribuna per vedere Benfica e mi dicono
“le piacerebbe signor Herrera allenare el Real?”. E iò naturale digo sì! Come si iò vado a Sporting, a
Benfica a Bucarest… Dappertutto ensomma, porchè me chiedono en tutto el mondo, magari in
albergo. Allora secondo loro iò dovrei firmare contratti con tutti i clienti de alberghi dove iò vado e
mi chiedono se mi piace allenare questa squadra o quella! Così, senza che iò diga niente de Inter
che iò sento nel cuore, fanno un grande cassino! ».
Mago placato
E’ tutto l’Herrera del derby, completamente « internazionalizzato », olimpico, distaccato, placato
come il furibondo Cordobés dopo la corrida più sanguinosa di Spagna. Si muove senza posa per la
stanza; una stanza che ha un solo punto fisso: Mario Corso.
« Mi dà per favore il risultato del derby Corso-Rivera? ».
« Uno! Non lo sai ancora? ». Mi pietrifica la sonnolenta sfinge di San Michele Extra.
« Sì, però ci è voluta anche la nostra panchina per fargli fare un figurone! » obietta Maldini alla
mezzala interista. Io espongo la faccia di chi si trova tanto lontano da sembrare su Marte: « In che
senso? », straluno a Maldini.
« Nell’intervallo la nostra panchina ha imposto a Rivera di andare a marcare Corso e così è
successo che Rivera, seguito da Bedin, si trovava sempre tra due uomini e Corso invece, con
l’appoggio vicino di Bedin. Gli abbiamo fatto fare un figurone! ». I misteri del derby ovvero: le vie
del Signore sono infinite.