1966 Leone al sole!
1966 (Supersport)
Leone al sole!
E’ la teoria di Roberto Fiore, il presidente che con il tratto del business man « nordista» guida lo
squadrone « sudista ». Eravamo seduti al Löwen Brau di Napoli, davanti a un litro di birra, quando
Fiore spiegò la teoria del sole. Applicata a Josè. « Non ho mai nascosto a nessuno – diceva – che
preferirei fare il direttore sportivo di una squadra piuttosto che il presidente. La ragione è semplice:
a me piace stare a contatto coni giocatori, dividere le loro ansie, i loro momenti, la loro giornata.
Cercar di capire perché ad un certo punto un fuoriclasse si perde o non rende e un modesto
giocatore compie i miracoli. Capire insomma cosa si muove dietro il sipario del conformismo.
Purtroppo… sono presidente e non posso fare questo con costanza e con il fair-play amichevole che
vi vorrebbe, ma credo ugualmente di essere un discreto psicologo e di aver capito molte cose di
quasi tutti i giocatori. Però, fino a poco tempo fa, non ero ancora riuscito a decifrare Altafini! ».
Fiore sorseggiava il boccale di birra e sorrideva: « Adesso credo di aver scoperto il mistero del
carattere di Josè, dei suoi alti e bassi, delle sue partite strepitose e dei suoi giorni di assenteismo. La
paura non c’entra, il coniglio è un’invenzione, Viani non ha capito nulla se dice che Altafini “fa
apposta”! Noooo, la chiave di Josè è il barometro! Non rida, è così! Io l’ho capito perché sono
uguale a lui! Quando il tempo è variabile e mi trovo a camminare per strada ho un’andatura fiacca,
svogliata, distratta; quando invece il tempo è bello, c’è il sole oppure, anche se manca il sole, la
variazione è al bello, allora cammino con un passo da leone, sicuro, veloce, preciso. Allora mi sento
veramente un leone al sole, proprio come Josè!! Lui viaggia con il barometro, sente il tempo come
nessun altro, non tollera il variabile: io l’ho osservato a lungo prima di convincermi in pieno, ma è
così. Per questo domenica mattina, alla vigilia della partita con la Juve, ero più che mai sicuro che
sarebbe stato lui l’uomo della vittoria. Ha visto quello scatto in progressione, favoloso? Se non ci
mette il piedino Da Costa veniva fuori il gol più potente dai tempi di Nordhal ».
La risposta prefabbricata
« O lione al sole », con la rete che ha vendicato l’amico Omar, raggiungeva quota undici nella
classifica dei cannonieri, ma ha fatto una fatica enorme per riuscir a rompere il cerchio della siccità:
se non si tiene conto del rigore messo a segno dal Cagliari (un gol da fermo… che non vale molto
sul carnet di un goleador puro), Altafini era rimasto senza gol per sette domeniche. Molte, troppe.
« Eppure – diceva Omar Sivori – non c’è centravanti al mondo che abbia le possibilità teoriche e
pratiche di Josè: è una cosa spaventosa come scatta, come va in profondità senza deviare dalla
traiettoria: non si può discuterlo. Ed anche quando non riesce a segnare e sembra il ritratto
dell’antipatia non gli puoi dire niente: è troppo sincero, aperto, simpatico per poter litigare con lui,
non si può! Cerchi di impostare un discorso serio per la Juventus e lui non ti fa neanche parlare. Ti
guarda schernendosi e anticipa tutti. “State tranquilli, non vi preoccupate, faccio un gol al
dodicesimo e non se ne parla più di Heriberto!” Al dodicesimo, e ha sbagliato di una decina di
minuti! Ma la cosa curiosa è questa: era tanto sicuro di segnare, se non proprio al dodicesimo
pressappoco giù di lì, che nel ritiro di Caserta aveva già stabilito la risposta che avrebbe dato ai
giornalisti in caso di anticipo o di ritardo del gol! Cioè la storia dell’orologio! Ci aveva pensato
prima e me l’aveva detto: “In caso di errore dirò che avevo l’orologio avanti o indietro!” Questo è
José e lo è… qualche ora prima di una partita che aveva eccitato tutti, me compreso…
ovviamente! »
Omar Sivori, Fiore, Pesaola non scrollano la testa quando si nomina Altafini: ognuno, con
l’amicizia, con a “teoria del sole”, con l’abilità psicologica lo hanno capito, cercando di assorbire
con impegno indolore le strane assenze di José. Le hanno assorbite perché tutti sono convinti di una
cosa: sette domeniche di digiuno, un gol su rigore a Cagliari, una rete non proprio irresistibile con
la Juventus… Ma la primavera non è lontana, presto il barometro indicherà il « bello » non solo a
Napoli, ma su tutta la penisola. La primavera sarà la stagione di Altafini e potrebbe cominciare un
po’ in anticipo, quasi subito, nel redde rationem personale con il Milan a Fuorigrotta. Il Napoli del
miracolo ha tenuto il passo con l’Inter passando attraverso tre fasi distinte, con identica andatura.
Prima fase: di assaggio, con esplosione fragorosa di Cané che determinava i primi punti. Seconda
fase: assestamento e rilancio (dopo il prezzo del « nuovo » pagato proprio al Milan a San Siro).
Durante questa seconda fase Omar Sivori, « lavorato » dal Petisso, metteva a punto posizione
tattica e forma, personalizzando progressivamente la squadra. Terza fase: il Napoli diventa Sivori,
attacca con la regia di Sivori, si difende con il cervello di Sivori, matura con l’esperienza di Sivori.
Quarta fase: è iniziata con consumazione della resa dei conti psico-tecnici e di supremazia tra
Heriberto e Sivori. Da questo momento il cabezon (due sigarette al giorno, dopo i pasti, sono una…
super-garanzia), dovrebbe stabilizzare definitivamente il rendimento e migliorarlo con una
accentuata concentrazione « per » la squadra. Ma la quarta fase dovrebbe essere, con novantanove
probabilità su cento, la fine di José Altafini. Finora ha dato, ma non ha dato tutto. Anche lui,
soprattutto lui, lo sa.
…gli dei della ricchezza
La grande speranza del Napoli di continuare ad essere la terza forza del campionato e alla lunga la
vera anti-Inter (lo ha ammesso lo stesso Heriberto!) si chiama davvero Altafini. « Quando ero al
Milan – ha detto José – prima di scendere in campo, Viani mi diceva “Lo sai, con le possibilità che
hai tu, potresti segnare tre gol per partita, contro qualsiasi avversario. Bisogna soltanto che lo
voglia: segnami i tre gol e dopo puoi anche uscire prima della fine e andartene!”. Viani mi diceva
così, lui era convinto che non volessi impegnarmi e che fare i gol fosse come bere un bicchiere di
acqua minerale! Pesaola mi ha capito, non fa tragedie se qualcosa non va: per questo vivo sereno e
so, sento, che il Napoli fra pochissimo, potrà contare non solo sul mio impegno che c’è sempre, ma
anche sui miei gol che qualche volta mancano ».
Dietro i gol di Altafini (che senza essere al vertice del rendimento ha pur sempre segnato un
terso di tutto il monte-gol napoletano!), si nasconde il vero problema del Napoli: il grande ostacolo
che può impedire la marcia mantenuta contro tutti i pronostici stilati a tavolino. Quello del Napoli,
lo sanno tutti, anche quelli che fanno finta di non saperlo, doveva essere un campionato di
assestamento.
Assestamento nel vero senso della parola, Assestamento non per coprire ipocritamente
insufficienze e magagne. « Una squadra di B più due scarti del Nord! », l’aveva definita Sivori dopo
il pareggio di San Siro con l’Inter. Esagerava, ma non grandiosamente. Giocatori come Stenti e
Panzanato non sono giocatori da B. Comunque l’affermazione di Omar era esatta per i nove decimi.
Una squadra, il Napoli, che non aveva esperienza adulta: i due scarti del nord l’hanno portata.
Durante la campagna acquisti sembrava che Altafini e soprattutto Sivori potessero anche recitare (ci
perdoni Farinata) « siamo esseri poveri – tutti gli dei della ricchezza sono morti… ». Con Omar e
José gli dei sono ritornati. Ma potranno durare per tutto il campionato? Potrà Omar Sivori resistere
al vertice sempre? Arriveranno anche per il Napoli i giorni difficili della sfortuna, degli infortuni e
delle fatalità? Le riserve non sono molte: un terzino si può sostituire, ma chi potrebbe sostituire
Sivori? Questa è l’incognita del Napoli ed è per questo che abbiamo detto che dietro i gol di
Altafini si nasconde il problema napoletano: intendiamoci! Soltanto il problema di continuare ad
accarezzare il sogno dell’anti-Inter: perché, senza attendere in futuro, nessuna persona onesta può
negare che questo Napoli sia già stato grande “assaie”!