1967 aprile 18-23 Perché Juve
1967, aprile, 18-23
Perché Juve?!
BOLOGNA – Giacomo Bulgarelli ha un asciugamano azzurro stretto attorno alla vita. Dallo
stanzino dello spogliatoio sta telefonando a casa, alla moglie Adalgisa, subito dopo la partita. La
saluta e riattacca. Gli stringo la mano. La prima cosa che dice è: « Che povera Juve: debolissima! ».
Domenica scorsa, a Bologna, erano tutti dell’opinione di Bulgarelli. Ma perchè? Perché, Juve?
Ognuno ha cercato di trovare una risposta plausibile all’interrogativo. Ma tutte le risposte sono
sembrate parziali, insufficienti. Forse perchè a questa sconfitta della Juve, che con tutta probabilità
ha chiuso definitivamente il discorso dello scudetto, non esiste una ragione sola, ma la somma di
tante, concentriche.
1) Catella: « Non abbiamo saputo reagire: la reazione, la carica è sempre stata la caratteristica
costante della Juve. Contro il Bologna è mancata proprio sotto questo aspetto ». Quando ho chiesto
all’onorevole: « Lei pensa che le polemiche di questa settimana abbiano potuto turbare la
squadra? », Catella ha ribattuto: « Può essere, ma dei professionisti non dovrebbero subire
passivamente certe influenze esterne ». Il tono di Catella era discretamente duro. Era il tono della
delusione per non aver potuto perdere « male », almeno. Ricordo che quando uscii dallo stadio,
mentre stavo salendo su un taxi, un tifoso di Romagna, completamente avvolto in una bandiera
bianconera stava spiegando ad un amico: « E’ la prima volta che la Juve perde… bene! ». Sì, la Juve
ha perso « bene ». Ha perso partita e, forse, scudetto, senza appigli polemici, senza attenuanti. Il
Bologna ebbe dieci uomini in campo per tutto il secondo tempo. Per un salvataggio sulla linea di
Janich ci fu un palo stupendo di Perani e cinque azioni in contropiede dell’attacco bolognese. La
Juve ha perso bene: fuori discussione. La diagnosi di Catella è: mancanza di reazione. Al gol di
Haller, alla sfiducia, al nervosismo. Se, come effettivamente è accaduto, la reazione non c’è stata io
credo che gran parte della radice sia proprio in quel fattore polemico « esterno » al quale Catella
non ha voluto attribuire un peso degno di rilievo. La polemica Bologna-Monti prima, Carniglia-
Herrera poi, le insinuazioni (« Sarà una passeggiata della Juve! », « Il Bologna farà vincere la
Juve! ») debbono aver influito negativamente soltanto sulla Juve che era l’unica estranea ai fatti
« per non aver commesso il fatto ». Io credo che i giocatori della Juve siano entrati in campo in una
situazione psicologica perlomeno strana. Quando, dopo 4 minuti, si sono visti in rete il sinistro-volo
di Haller, debbono essersi svegliati brutalmente da inconsci ottimismi. Ma era tardi.
2) Heriberto: « Non sono d’accordo che la Juve non abbia saputo reagire con il solito carattere: la
Juve ha reagito, ma senza ordine ». Il discorso di Heriberto sembra elementare, ma non lo è.
Bisognerebbe infatti chiedere a Heriberto perchè un gol, seppur a freddo, ha potuto sconvolgere
dalle radici il gioco abituale della Juventus fino a farla apparire irriconoscibile anche ai suoi
detrattori in pianta stabile! Se non ha saputo dar ordine all’operazione-pareggio è perché non aveva
lucidità fisica, muscolare. Dieci giorni orsono, dopo la partita Juve-Napoli, scrissi che, a mio
avviso, l’unico discorso valido per rispondere all’interrogativo di sempre (« può la Juve vincere lo
scudetto? ») era quello della forma « attuale » dei giocatori. Della loro freschezza, soprattutto in
relazione al mutamento di stagione, ai tepori primaverili e alle loro variazioni. Dopo la partita vinta
con il Napoli, mi sembrò anche che gli unici due giocatori juventini in condizioni veramente
notevoli di forma e di freschezza atletica fossero Zigoni e Salvadore. Per Chinezinho, Gori e
Leoncini, la situazione era precaria. Per gli altri, chi più chi meno, su un piano di sufficienza. Quel
giorno però, la Juve giocava in casa ed aveva di fronte il Napoli più mellifluo e scombinato
dell’anno. Fatte le debite proporzioni con il Bologna di oggi, i conti sulla forma dei giocatori della
Juve tornano ancora. (La vittoria con la Roma aveva un significato molto relativo: una squadra che
all’Olimpico va in svantaggio per due reti a zero con l’Atalanta —anche se poi rimonta e vince non
può costituire valido test nella lotta per lo scudetto). Dicevo di Gori e Leoncini, per esempio. Uno
dei punti di forza, irrinunciabili, del movimiento heribertiano è sempre stata l’alterna, ma continua
spinta dei due terzini, o meglio di Gori e Leoncini, terzino e mediano.
Contro il Bologna, come contro il Napoli, nessuno dei due ha avuto momenti nemmeno
lontanamente paragonabili a quelli di un non molto recente passato. E si vede in maniera lampante
che non li aiuta più la condizione fisica. Scattano meno in avanti per risparmiare ossigeno (e
ricuperi); quando scattano, lo fanno senza quel furore che li caratterizzava abitualmente. Tutta la
spinta del movimiento in sostanza si sterilizza proprio alla radice. In questo momento, parlare,
riferendosi alla Juve « di terzini in attacco e attaccanti in difesa » non fa più leccar i baffi a nessuno.
Nemmeno ai « teorici ».
3) Sarebbe interessante scoprire il perchè di questo calo che era già stato avvertito, nonostante i
risultati positivi, anche in precedenti occasioni. Si tratta di difetto di preparazione? O meglio, di
dosaggio imperfetto di preparazione? L’indubbio calo primaverile, che, a Bologna, si è fatto in
troppi elementi più riconoscibile, può essere determinato da una combine non riuscita e non
adeguata di preparazione-clima, ma è anche possibile che certi cali siano determinati da carenze di
fondo della Juve.
4) Se giocatori come Gori e Leoncini per esempio si sono spremuti oltremisura, è anche perchè
questi giocatori si sono dovuti smaltire nel modulo di gioco heribertiano un lavoro
« straordinario », quasi anormale. Con un attacco indubbiamente limitato, in classe e fantasia (lo ha
ammesso senza difficoltà lo stesso presidente Catella) Heriberto si è visto più di una volta costretto
a rinforzare le posizioni d’attacco con continue spinte offensive dei difensori. Ricordate, all’inizio
del campionato, la forma e i gol determinanti di Leoncini tanto per fare un esempio? Quegli esempi
sembra che vengano pagati ora. Non è la sconfitta di Bologna, che potrebbe anche rivelarsi
episodica, a provocare questo discorso. La recentissima Juve, pur battendosi con un agonismo, una
generosità ed una carica eccezionali, ha sempre scoperto lacune più o meno evidenti. Il super-lavoro
dei difensori « per » l’attacco, in parte scontato ora, è sottolineato anche dell’assenza di Gigi De
Paoli.
5) E’ vero che Zigoni, spostato al centro dell’attacco, aveva fatto gol e gioco dando estrema e
insolita pericolosità al gioco di attacco della Juve. Ma Zigoni-De Paoli, in coppia, costituiscono
sicuramente in una massa d’urto che, con il Menichelli di questi tempi, Heriberto nemmeno si
sogna. Dico Menichelli perché, oggi come oggi, tra Menichelli e Stacchini va preferito nettamente il
secondo. Anche a Bologna gli unici tre tiri veri della Juve sono suoi. De Paoli significa più potenza,
più tiro, più probabilità-gol. Anche questo è un motivo.
6) A Bologna, ad un certo punto, sembrava che la Juventus facesse « melina ». Cioè il suo gioco
era tanto orizzontale, all’indietro, lezioso e fatto di scambi che assomigliava tremendamente alla
« melina ». C’era gente che si chiedeva con disgusto come una Juve del genere avesse potuto
ingannare il pubblico fino a farsi riconoscere come vera anti-Inter. Il fatto è che nessuno, che non
avesse gli occhi imbottiti di prosciutto bianconero, aveva potuto sostenere che le « potenzialità » di
Inter e Juve potessero essere uguali. La Juve ha compiuto il miracolo della corsa gomito a gomito
perchè l’ha sempre sorretta un orgoglio smisurato, carattere, combattività, forza atletica. Oltre a ciò
una difesa più difficile di quella dell’Inter. Ma, a questo punto, stop: il discorso si è sempre arenato
sulla lacuna dell’attacco: la Juve non ha un Sandro Mazzola. All’attacco ha tutta gente dedita al
dovere, disciplinata, ma di media capacità. Mischiate Zigoni, Cappellini, Domenghini, De Paoli:
probabilmente il prodotto non cambierebbe. Ma spostate un Mazzola da un attacco all’altro. Se ne
accorgerebbe subito chiunque. Primo fra tutti Heriberto. E il Mago.
La sconfitta di Bologna è stata lo specchio di tutti i limiti della Juve di oggi. Fosse dipeso
dall’indisciplinatissimo Zigoni (definito « ignorante » da Haller, al quale aveva indirizzato uno
sputo) si sarebbe dovuto parlare anche di Juve « nevrastenica », eccitata.
Ma un Zigoni, per ora, non fa Juve. Nemmeno in primavera.