1967 febbraio 21-26 Il processo a Pesaola
1967 febbraio 21-27 (Supersport)
Il processo a Pesaola
1) Bean e non Braca.
2) Girardo su Rivera.
3) Preparazione e neve.
4) Omar Sivori.
5) Gol di Rivera.
Capi d’accusa e alibi: su questi cinque elementi basa il processo a Bruno Pesaola che, battuto dal
Milan, ha (ufficialmente) cessato di resistere alla ruota di Helenio Herrera. « Non è — mi diceva lo
stesso Pesaola domenica sera all’Hotel Rosa di Milano – non è questione di un punto perduto, di un
pareggio che si poteva e si doveva fare: non farei drammi per questo. II discorso è diverso: noi
avevamo un programma preciso e per attuarlo ci serviva non perdere a San Siro ». « Quale
programma? ». « Il calendario del Napoli è questo: adesso abbiamo Atalanta e Venezia in casa.
Sono quattro punti. Poi andavamo a Roma con la Lazio e subito dopo avevamo il Bologna a
Fuorigrotta ». « Allora?! ». « Allora la domenica successiva, a Torino, mi giocavo il secondo posto
con Heriberto! II nostro programma era questo ». Non ho mai visto Bruno Pesaola tanto irritato e
scontento. Ma la ragione non sta soltanto nella tabella di marcia preventivata e non rispettata.
L’irritazione di Pesaola è soprattutto l’insofferenza di chi si sente posto sotto accusa. Ha davvero
sbagliato Pesaola a San Siro? E se ha sbagliato, quanto, in che misura?
1) La formazione del Napoli era stata studiata a tavolino su basi strettamente tattiche. Pesaola
aveva scelto per il ruolo di ala (sinistra) Gastone con compiti di raccordo. Quali soluzioni di
ricambio aveva il Petisso? Soltanto Braca, perché Canè, a parte considerazioni sulla forma, non era
disponibile, per infortunio. Posto questo, so matematicamente che nelle alte sfere napoletane è stata
contestata a Pesaola la sua scelta tattica. Dopo la partita, naturalmente. Il discorso di chi ha
attaccato Pesaola (tanto da fargli perdere l’appetito: Pesaola fu l’unico assente alla cena di domenica
sera…) è stato questo: « Con Bean abbiamo isolato Altafini e Orlando, abbiamo giocato con due
misere punte, abbiamo in partenza rinunciato alla vittoria e non siamo riusciti nemmeno a
pareggiare. Con un’ala vera come Braca, il Milan non avrebbe potuto buttarsi in avanti con tutti
difensori ». Pesaola ha risposto: « Con Braca avremmo perso tre a zero! Ma non lo capite? Bean ha
fatto un lavoro immenso a centrocampo, ha fatto la punta e la mezza punta: con un Sivori in
giornata nerissima, me lo dite voi chi avrebbe dato una mano sia a Juliano che ad Altafini e
Orlando? Bean è stato il migliore del Napoli dopo Juliano: ma vogliamo scherzare? ». Braca ha
ventidue anni; fu comperato da L’Aquila per una trentina di milioni; ha già fatto sette partite nel
Napoli; ha segnato due gol: uno in Coppa delle Fiere e uno contro la Roma: il lavoro di Bean non lo
avrebbe fatto, ma sarebbe stato “punta” vera. Le discussioni basate praticamente sul nulla, su
ipotesi, valgono zero: in ogni caso il ragionamento di Pesaola è il più probabile, se non altro perchè
più realistico. Sivori non è esistito: belle o brutte che siano state, chi si sarebbe sostituito a Bean
nelle sue innumerevoli azioni da centrocampista? Non Braca, di sicuro. Ma questa non è in fondo
che l’occasione per un vecchio scontro di mentalità: Pesaola è sempre stato tacciato (negli ambienti
napoletani) di difensivismo. E Pesaola per ritorsione ha sempre tacciato i critici « interni » di
immaturità tattica: « Ma se perfino l’Inter gioca con Domenghini all’ala destra, perché Herrera vuole
uno che torni e che sgobbi!? Il Napoli lo fa qualche volta e solo in trasferta: l’Inter sempre!
Lasciamo perdere ». Sulla questione Bean-Braca non esistono controprove. Ma il capo d’accusa che
è stato (pesantemente) contestato domenica scorsa a Pesaola è troppo fragile. Fosse per questo,
andrebbe assolto. Per non aver commesso fatto.
2) Un errore però il Petisso lo ha commesso, a mio avviso. Non di formazione ma di marcatura.
Girardo su Rivera è errore. Non è senno di poi. Dice Pesaola: « A Fuorigrotta Girardo aveva
bloccato bene Rivera ». Il discorso non è valido, date le caratteristiche di Girardo. Girardo è un
marcatore-picchiatore agonisticamente stupendo: a Fuorigrotta, con l’« omertà » affettuosa di
novantamila spettatori può scatenarsi indisturbato, entrando alla sua maniera (mai cattiva, ma
robustissima) senza complessi di sorta. A San Siro no. A San Siro, dopo le beccate violentissime
dell’anno scorso, Girardo « ha paura » di entrare, di contrastare. E’ in riserva mentale. Al primo
intervento duro lo fischiano; al secondo lo ammonisce l’arbitro, al terzo magari lo diffida e al quarto
lo espelle. Girardo su Sormani, su Amarildo questo complesso non lo soffrirebbe. Ma su Rivera, sul
più tecnico, sul più elegante, sul più coccolato dal pubblico, sì, Girardo lo soffre. Lo ha sofferto e lo
ha dimostrato. E’ sempre girato al largo di Rivera; non ha mai commesso un fallo. Fra l’altro, già
diffidato in una precedente partita, aveva il terrore dell’ammonizione, …che De Marchi gli ha
inflitto a pochi minuti dalla fine, per un discutibile fallo, ma non su Rivera! La squalifica non gli
permetterà di giocare domenica contro l’Atalanta. Ritornando a Rivera, Pesaola ha chiesto:
« Sentiamo, chi avresti messo? ». Sicuramente lo avrei scambiato con Nardin. Non c’è niente da
fare. Rivera, spettacolare e positivo come non lo è mai stato nella sua carriera, lo si può soltanto
“contenere”, marcandolo stretto. La lezione di Scopigno non è servita a Pesaola? Scopigno aveva
messo Cera su Rivera ma Cera, per limiti personali di marcatura o per ordini non eseguiti, non
riuscì a tenerlo. Perchè non Longoni? Nardin, per il Napoli, avrebbe potuto essere il Longoni per il
Cagliari. Ma Nardin, non Girardo, complessato e di conseguenza impotente.
3) Assolto con formula piena sulla scelta Bean, condannato sulla marcatura di Rivera, Bruno
Pesaola ha avuto però tre grossi alibi dalla sua parte. Il primo, il più incisivo, è Omar Sivori.
« Anche nel….’54, — mi disse Omar Sivori scherzando — ho giocato una partita tanto brutta! » E
poi, sui teleschermi con Tortora, valutò con un tre il suo primo tempo e con un quattro il secondo!
E’ difficile ammettere una cosa del genere per un asso, ma Sivori è un asso ed è intelligente. La sua
auto-valutazione basterebbe da sola a spiegare tutto ciò che Pesaola ha detto e non detto. Il Napoli,
senza Sivori, perde il gioco, il filo, il tocco del genio in una squadra che, come somma di valori
individuali, è sicuramente meno dotata di Inter, di Juve, di Bologna. Un venti, un trenta per cento di
Sivori lo si può regalare, ma non il cento per cento! A nessuno, tanto meno al (Milan)-Rivera.
4) Secondo alibi: Pesaola ha presentato domenica a San Siro una squadra praticamente senza
allenamento da quattro giorni, esattamente da quando il Napoli era andato in ritiro a Como.
Impraticabile il campo per la neve, Pesaola si era dovuto accontentare di esercizi sulle gradinate
dello stadio! « A qualcuno — dice Pesaola — il fiato è mancato troppo presto »
5) Terzo alibi: il gol di Rivera, tele-ammiratissimo da milioni dl italiani, è stata una prodezza di
classe e di riflessi eccezionali. « In fin dei conti — conclude sconsolato il Petisso — senza quel
lampo favoloso, il pareggio me lo sarei portato a casa, Bean o non Bean! »
Il processo a Pesaola, Girardo a parte, si conclude quindi con una complessiva, indiscussa
assoluzione. La sconfitta con il Milan è stata una tappa decisiva del campionato del Napoli. Fino
alle 15 di domenica scorsa, lo scudetto non era un obiettivo proibito per Gioacchino Lauro. Ora sì.
Il Napoli ha a disposizione il terzo posto nella classifica finale. La riconferma dell’anno scorso. Ma
in questa modifica di programmi, le « colpe » di Pesaola sono irreali. Ci sono limiti di struttura e,
soprattutto, di uomini, che il Napoli ha sempre mimetizzato, ma non risolto. Limiti che si fanno
sentire due volte quando Rivera vale dieci e Sivori… tre (per autoconfessione). Limiti che Lauro
vuol superare. A giugno. Alla prossima campagna acquisti. E’ a giugno infatti che nascerà
ufficialmente Il Napoli della Flotta.