1967 marzo 14 19 Rocco: “Ho battuto il C.U. straniero e me ne vado”

1967 marzo 14-19

Rocco: “Ho battuto il C.U. straniero e me ne vado!”

Ero allo Stadio Comunale di Torino durante gli incredibili novanta minuti vi vogliono: Fabbri…
falegnami carpentieri con i quali Nereo Rocco stava distruggendo la giornata di Helenio Herrera, a
San Siro. Ero a Torino, a veder vincere la Juve, ma è come se avessi partecipato al trionfo di Paron
Nereo. E’ lì a Torino che ho decifrato fino in fondo la crisi di rapporti che proprio in questi giorni ha
visto coinvolto tutto lo stato maggiore granata: Rocco, Pianelli, Traversa, Bonetto… Fabbri! I
giornalisti « torinesi » avevano una sola preoccupazione: cercar di immaginare quali sarebbero state
le dichiarazioni di Rocco nello spogliatolo di San Siro. Qualcuno dava per certo uno sfogo patetico
del Paron all’indirizzo degli « ingrati » della Presidenza. Qualcuno, rivolto ad un dirigente granata
che non aveva seguito la squadra a Milano, disse: « Dopo una vittoria del genere, deciderete di
tenervelo ancora questo Rocco? ». Il dirigente, schernendosi con la mano, rispose : « No, no per
carità, ci mancherebbe! ». Un episodio che da solo testimonia a che punto sia giunta la frattura tra
Rocco e il Torino. Nel giorno della sua più prestigiosa affermazione degli ultimi anni, c’era
qualcuno che, in piena riserva mentale, quasi se ne rammaricava a Torino. Perchè Rocco avrebbe
potuto montarsi la testa; perchè il pubblico avrebbe potuto dimenticare gli sputi e le monetine;
perchè Pianelli, legato per anni a Rocco da una stima viscerale, avrebbe potuto far marcia indietro e
rinnovargli,.. MAGARI A S. SIRO, il contratto per il prossimo anno. A Torino dunque si è capita
perfettamente la situazione di disagio estremo nella quale Rocco sarà destinato a tirare avanti fino
alla fine del campionato. Le polemiche della settimana scorsa, pur nella loro ombrosità, hanno
lasciato il segno, proprio perché sono state le « ultime ».

Oggi come oggi, un punto preciso lo si può fare. La settimana scorsa, assente Pianelli, le voci
che davano per sicuro Edmondo Fabbri al Torino si erano fatte più insistenti. Soffiate sotterranee ed
evidentemente interessate, facevano in modo che la voce non cadesse nel silenzio. E’ per questo che
Nereo Rocco, uscendo dal campo dopo aver battuto il quasi imbattibile Mantova, si era lasciato
andare ad una sparata fisico-verbale nei confronti del segretario della società, Bonetto, da tutti
indicato come il « fabbrista » numero uno. Lo sfogo di Paron Nereo era legittimo. E fu
cloroformizzato data l’assenza di Orfeo Pianelli. Quello che invece aveva irritato oltremisura Rocco,
senza possibilità di cloroformio, era una dichiarazione di Traversa che era apparsa su « Supersport »
della scorsa settimana. La dichiarazione di Traversa era questa: « … Rocco tenta in sostanza di farsi
rinnovare subito il contratto da Pianelli. Adesso il presidente non c’è. Sono cose sue: deciderà lui.

La frase di Traversa

Comunque Rocco, il Torino se lo deve togliere dalla testa: chiuso, finito ». A Rocco questa frase,
sfuggita a Traversa in presenza di amici, aveva fatto l’effetto di un… bicchier d’acqua a stomaco
pieno: una vera pugnalata! Rocco aveva anche tentato una specie di caccia alle streghe sulle piste
del nostro corrispondente da Torino, Beppe Bracco, che invece era stato soltanto testimone oculare
dello sfogo di Rocco nello spogliatoio all’indirizzo di Bonetto. Arrivò comunque Pianelli e, nel
colloquio lunghissimo tra i due, venne inserita anche la frase incriminata. Prima di entrare in sede
per il colloquio con il presidente avevo intervistato Rocco.

« Senta Rocco, sembra che Pianelli sia irritato con lei per certi atteggiamenti assunti in questi

giorni: lei cosa risponde? ».

« Che questo xe un bel casino e che continuiamo a far divertire i giornalisti! ».
« Quali?! ».
« Tutti! Tanto per fare un esempio, leggo su “La Stampa” che Cadè ha detto a un giornalista che
Fabbri xe molto bravo! Aggiungo io.., molto più bravo de un poro mona come me! La cosa si è
allargata come una macchia d’olio… ».

« Lei si riferisce sempre alla voce che dà Fabbri al Torino? ».
« Sì, ah: allora io ho pregato la società di fare una dichiarazione pubblica a mio uso e consumo,
che mi metta con le spalle al coperto. La società disi: signori, queste sono balle! Rocco è il nostro
allenatore; di Fabbri non sappiamo neanche l’indirizzo, e Rocco lavora tranquillo fino alla fine del
campionato! Oppure no: oppure i disi: via, non lo vogliamo più questo disgrasiato de triestino! E’
licenziato! ».

« E la società non lo ha fatto? ».
« Mah, parlano di voto di fiducia a Rocco; disi che diranno ai giocatori che sono io l’allenatore:
ma cossa c’entra i giocatori, ‘sti mone! Sono io che c’entro e basta! Mancano tante partite alla fine e
ho bisogno, per lavorare e per farme rispettare, che la gente sappia di chi sono! Io la maschera l’ho
gettata: ma non voglio essere preso in mezzo dalla concorrenza tra giornali…! E’ per questo che go
domandado, per favore se non disturbo, go domandado una dichiarazione. Perchè deve essere chiara
una cosa: non sono io che vengo licenziato, no, signori, sono io che me ne vado! Piano, pianino ci
arriva anche el poro triestino! Hai capito? ».

« Quasi tutto, eccetto una cosa: lei è convinto che abbiano già scelto Fabbri? ».
« No me interessa! Che prendano chi tieri, meccanici!!! Chi vogliono: però finchè c’è il nonno in

panchina, la devi taser: non mettermi in difficoltà ».
« Quindi lei non capisce l’“irritazione” di Pianelli?»

« Francamente no! Se c’è uno che dovrebbe essere irritato, questo dovrei essere io, se la

permetti! ». Questo mi aveva detto Nereo Rocco la settimana scorsa, prima del pour parler con
Pianelli e alla vigilia della partita con… Helenio Herrera. A cinque giorni di distanza,
l’atteggiamento di Rocco non è cambiato. La pacificazione con Orfeo Pianelli nasconde il divorzio
definitivo. Proprio nel momento in cui il Torino ha raggiunto l’optimum del rendimento stagionale;
proprio nel momento in cui il vilipeso, bastonato, bistrattato Nereo ha inferto al Mago un colpo
tremendo; proprio nel momento in cui il Torino, poareto fin che si vuole, ma orgoglioso,
provinciale e combattivo come Nereo, ha ridato da solo ossigeno ad un campionato che, se fosse per
le anti-Inter di sempre, illanguidirebbe senza speranza tra le braccia dell’Inter; proprio ora si dà per
deciso il divorzio. Le ragioni le conoscono tutti.

Il contratto di Bonetto

Rocco più di tutti. Si possono riassumere così.

1) In società, Pianelli a parte, Rocco ha oramai più nemici che amici.
2) La stampa torinese lo ha quasi abbandonato.
3) Il pubblico, placato dalla vittoria sull’Inter, ha però girato da un pezzo le spalle al Paron.
4) Violente accuse circolano nell’opinione pubblica granata: soprattutto quelle di “non aver dato
un gioco al Torino” e, come conseguenza, di aver provocato una notevole flessione negli incassi.
Rocco fa di ogni accusa un fascio e presenta un gigantesco, unico alibi: « il Torino che volevo non
me l’hanno dato. Quello che mi hanno dato è tanto poareto che non può accontentare nessuno: nè i
dirigenti, nè la stampa, nè il pubblico, nè gli incassi ». Ho chiesto a Rocco di spiegare come mai il

Torino che, all’avvento di Pianelli sembrava avviato ad una rivoluzione di prestigio, sia mancato nel
momento in cui era sufficiente un altro piccolo sforzo: storia di due anni fa. « Ti faccio un solo
esempio — mi ha risposto Rocco — e vale per tutti gli altri: io avevo chiesto a Pianelli di prendermi
Sivori. Con Sivori avrei avuto classe, esperienza e l’uomo-pilota che mi è sempre mancato. Pianelli
la me disi che lo chiese alla Juve prima del Napoli, ma che la Juve non accettò! Poi leggo che
l’onorevole Catella disi: non è vero: il Torino non ha mai fatto un passo ufficiale! Allora, amen,
pazienza, non capisco. Ma sono rimasto senza quel qualche cosa in più che mi mancava ».

« E’ li che nacque la crisi con Pianelli, già molto tempo fa? ».
« Pianelli mi disse: ho impegni di fabbrica e di famiglia: non posso spendere! Cossa la vol che
diga: amen! Sivori è solo un esempio: così ho avuto il Torino poareto e con i poareti cossa la vol
fare? Al massimo la soddisfazione di far soffrire… el C.U. straniero!!! ». Questo è l’ultimo atto della
crisi-Rocco. Una crisi che finisce in trionfo. A questo punto che cosa può succedere ancora? Tre
sono le ipotesi più accreditate a Torino.

1) La più probabile: Bonetto ha (quasi) in tasca il contratto dell’amato Edmondo Fabbri e Rocco

2) L’intermedia: Pianelli e Rocco, tête a tête, riescono a ritrovare in extremis un modus vivendi

è spacciato.

per un anno ancora.

3) La meno probabile, anzi, quasi impossibile: se ne vanno sia Rocco che Pianelli. Stando ad una
vecchia frase di Pianelli: « O qui insieme, o via insieme! », non sarebbe «psicologicamente » da
scartare. Ma Pianelli ha qualcosa come ottocento milioni spesi nel Torino, ottocento dei quali ha
ricuperato soltanto i 375 in contanti di Rosato. Resta ancora mezzo miliardo circa. Mi diceva un
tifoso granata di un certo prestigio: « La presidenza del Torino è come il giochetto del fiammifero
acceso: l’ultimo al quale rimane in mano, si scotta! E nessuno, qui a Torino, ha intenzione di
togliere il fiammifero a Pianelli ».

Sette domande a Pianelli

Stando così le cose, è probabilissimo che l’avvenire cominci domani, con Fabbri. Nel frattempo
però, prima che il fascicolo Rocco vena passato in archivio, bisognerebbe rivolgere a Orfeo Pianelli
alcune domande di fondo, come fondamentale contributo alla verità.

1) Quali sono le ragioni vere del ridimensionamento del programma ambizioso lanciato anni fa?
2) Con il prossimo campionato comincerà una nuova politica?
3) Qual è la verità sulla faccenda Sivori?
4) La scelta di Rocco ha nuociuto al Torino?
5) Di chi è la paternità vera di recenti, discussi, acquisti?
6) Qual è la verità sul rifiuto di mezzo miliardo per Meroni?
7) E’ vero che la sua attività personale gli ha tolto molto del tempo dedicato normalmente al

Torino?
Sono questi gli interrogativi che Supersport porrà la prossima settimana a Orfeo Pianelli. Il suo
intervento potrebbe da solo dare la dimensione vera a tutti i problemi. Compreso Rocco Nereo,
l’unico personaggio in Italia a non aver accettato nè verbalmente nè sul campo la dittatura di H.H.