1968 aprile 2 L’allenatore racconta: “Ho cominciato tra i fischi”
1968 aprile 2 (Il Gazzettino)
L’allenatore racconta “Ho cominciato tra i fischi!”
Abbiamo cercato Nereo Rocco a Trieste. Al telefono è venuta la moglie: « No, è rimasto a Milano
— ci ha detto — e oggi pomeriggio parte in macchina per Monaco: vuole veder giocare quella
squadra (Bayern, ndr.)… per la Coppa; sa, non si fida delle informazioni! »
« Lo troviamo a Milano dunque? »
« Si, si, nel primo pomeriggio. Senta, mi può dire cosa ha deciso… la Caf? Qui a Trieste non ne
sappiamo niente ancora… »
« La Caf ha dato il due a zero al Cagliari ».
« Ah, bene, grazie! Lo chiami a Milano ». La Caf, l’ultima microscopica ombra sullo scudetto
rossonero si è dissolta. Nella domanda della moglie, nella sua risposta « bene, grazie » c’è tutta la
tensione di un anno; tutto lo scetticismo sconfitto; tutte le incognite resistenti che scompaiono.
Rocco, a Milano, non ha fatto molta « scena », forse perchè, come ha spiegato Rivera « non si è
trattato di uno scudetto conquistato in novanta minuti, ma di una vittoria lunga, col contagocce,
gustata a piccole dosi ». Rocco ha fatto praticamente la storia del campionato. Una storia di
giocatori nuovi e di conferme.
« Quando io e Passalacqua — ha cominciato il paron —siamo usciti a mezzanotte e quaranta dal
Gallia, alla fine della campagna acquisti, la gente fischiava sul piazzale: ci accusavano di non aver
fatto niente per rafforzare la squadra. Una squadra che languiva e che non dava segni di vita o
quasi ».
« Data la situazione, i fischi della gente non erano poi tanto irragionevoli ».
« Beh, io volevo tenere a tutti i costi Amarildo, ma il consiglio direttivo della Società mi fece
capire che su quel punto non c’era niente da fare, per questioni che non erano tecniche ».
« E prendeste Hamrin ».
« Sì, sì, Hamrin, per carità, ma quello che avrebbe fatto dopo non era mica scritto! Voglio essere
sincero: conoscevo bene la serietà di Kurt dai tempi di Padova, ma pensavo che avrei dovuto farlo
giocare una domenica sì e una no e che, anche così, non mi avrebbe potuto fare tanti regali.
Capito? »
« Certo. E allora? »
« Allora, in quel momento, è venuto fuori un Rocco diverso dal normale! Ho fatto una cosa che
non è mai stata nel mio carattere: ho cominciato a sparare come il mio amico Helenio! Siccome
tutti, dalla Tv ai grossi calibri…, ci trattavano in precampionato come pezze da piede, allora ho
preso i ragazzi e ho detto: signori, ma chi siamo? Non più forti degli altri, ma nemmeno più deboli:
stiamo tranquilli e cerchiamo di dare un dispiacere a un po’ di gente! »
« Fu anche fortunato? »
« La fortuna del Milan non è quella inventata tanto per scrivere qualcosa: la fortuna del Milan è
di aver ritrovato un Sormani sano dopo il salto nel buio della operazione per l’ernia al disco; di non
aver dovuto aspettare Malatrasi… perchè si sistemò subito lì dietro come fosse stato a casa sua.
Questa è stata la nostra fortuna. Rivera non si discute: l’anno prima era sempre il grande Rivera
no? ».
« Sono questi gli uomini decisivi del nono scudetto del Milan? »
« No: con quelli abbiamo cominciato, senza strafare, tenendoci al secondo terzo posto in
classifica, quindi in un posto ideale. Poi è venuto fuori Belli, poi Prati e siamo partiti ».
« A proposito, perchè Prati non era titolare subito? A noi è stato riferito che all’inizio ci fu una
trattativa addirittura con il Siena! »
« Non è vero! Adesso scoprono tutti Prati, ma la storia vera è che, quando io ero al Milan, prima
ancora di andare al Torino, Prati era nei boys, ma dopo lo mandarono un anno in C e un anno a
rompersi una gamba a Salerno! Quest’anno, in precampionato, io l’ho visto in un’amichevole in
Germania: lui giocava sotto falso nome perchè era militare… e dissi all’amico Bellocchio, il nostro
addetto-stampa, « questo me lo tengo »! A lasciarli andare in giro sono come degli sbandati. Adesso
invece Prati è qualcuno, ma io insisto a dire che sarà completo tra un anno: può dare ancora di
più! »
« Il prossimo anno il Milan sarà in Coppa dei Campioni: che farete in campagna-acquisti? »
« Cinque-sei uomini saranno ceduti e li sostituiremo con altrettanti, ma buoni. Qualcuno
rientrerà, come Nimis dal Padova, e poi vedremo, qualche scambio, magari Bertini-Trapattoni o
Riva-Golin! » (Rocco ufficialmente non fa nomi, ma sono sempre quei due che escono nelle varie
interviste. Se non altro è un indizio).
« Questo scudetto è comunque la più grossa soddisfazione della sua vita, no? »
« Sì, però… anche il secondo poto con la Triestina, tanti anni fa, è una cosa da non dimenticare e
il primo scudetto col Milan nemmeno! »
« Era a mezzadria con Viani ».
« Guarda, il Gipo racconta sempre che lui è tornato da Nervesa a Milano in novembre, ma io ho
controllato: no’ xe vero! E’ tornato più tardi dalla convalescenza e anche se mi telefonava da
Nervesa, quello scudetto è quasi tutto mio. Poi ho la Coppa a Wembley: sì questa è la più grande
soddisfazione perchè è… l’ultima! »
Mentre Rocco stava partendo per Monaco, Rivera, intervistato, dichiarava: « Come psicologo, è
il migliore d’Italia! » Su questo piano, lo scudetto è sempre stato suo.