1968 ottobre 7 Il Milan ha saputo sfruttare l’errore della difesa blugialla

1968 ottobre 7 (Il Gazzettino)

Una pausa ingenua tradisce il Verona
Il Milan ha saputo sfruttare l’errore della difesa blugialla
Bonfanti e Traspedini non si sono assunti le responsabilità delle conclusioni

Milan-Verona 3-1

MARCATORI 1.t. 28′ Rivera (M); 2.t. 5′ Prati (M), 16′ Maddè (V), 40′ Sormani (M).
MILAN: Cudicini, Anquilletti, Schnellinger, Rosato, Santin, Trapattoni, Rognoni (dal 28′ del 2.t.

Fogli), Lodetti, Sormani, Rivera, Prati. (Secondo portiere: Vecchi).

VERONA: De Min, Ranghino, Petrelli, Mascetti, Battistoni, Savoia, Maddè, Mazzanti (dal 16′

del 2.t. Vanello), Traspedini, Bonatti, Bonfanti. (Secondo portiere: Piccoli).

ARBITRO: Lo Bello.
NOTE: Angoli 7-2 per il Verona; sorteggio antidoping negativo; ammonito Lodetti per proteste;
infortuni: Rognoni contusione alla tibia destra; Lodetti contusione al perone destro. Spettatori
paganti 22 mila 207 più cinquemila abbonati veronesi, per un incasso di quarantatré milioni
duecentocinquantaseimila.
NOSTRO INVIATO
Brescia, 6 ottobre
A metà del secondo tempo Nereo Rocco sembrava « impazzito » in panchina: ce l’aveva con un
sacco di gente. Con Lo Bello per una punizione a due in area che aveva provocato lo stupendo gol
(tagliato da biliardista) di Maddè, ma, soprattutto, con Sormani pachidermico e incapace di un solo
smarcamento dignitoso; con Rognoni che molte volte si avventava senza vedere più nessuno,
magari Rivera o Prati smarcati a un metro. A metà del secondo tempo, sul due a uno, il Milan era ai
limiti del caos, con Lodetti a due cilindri per un pestone di Mazzanti sul piede destro e Rivera che,
marcato da un grandioso Mascetti, atletico come un anglosassone, ma corretto come un danubiano,
aveva calato notevolmente la sua presenza.

Cadè nel preciso istante in cui Maddè stava preparandosi per la punizione-gol aveva mandato
negli spogliatoi Mazzanti e fatto entrare, dopo breve riscaldamento ai bordi del campo, il tredici di
professione, Vanello. Nessuno ha capito bene perchè Cadè abbia sostituito Mazzanti e non Bonatti
che, impaurito dal recentissimo infortunio al ginocchio e dalla marcatura di …Rosato, ha dato un
rendimento al cinquanta per cento. Sostituzione a parte, in quel momento il Verona era capace di
cambiare ritmo, di scattare di più, di anticipare di più, di costruire molto più gioco del Milan.
Migliore in campo in senso assoluto era Maddè, dalla battuta secca, dall’apertura rapida, sempre in
posizione al centro delle operazioni.

Questa era la situazione dopo il gol del Verona. Il nervosismo era più che legittimo, anche
perchè la punizione fischiata da Lo Bello aveva lasciati perplessi. Nello spogliatoio, la versione
dell’arbitro e del segnalinee è stata unanime: gioco pericoloso di Trapattoni; quest’ultimo, invece, ha
spiegato di aver chiamato la palla in area. In ogni caso, dunque, gli estremi per una punizione a due
c’erano, a termini di regolamento. Trattandosi, però di un fallo tutt’altro che plateale i giocatori del
Milan avevano perso molta calma. Il pareggio del Verona non appariva più tanto teorico, se è vero,
come lo è infatti, che Schnellinger si rivolgeva verso la panchina, chiedendo quanto mancasse alla
fine.

E proprio a cinque minuti esatti dallo stop finale il match ha finito di sopravvivere: Sormani
metteva in gol, dal limite, sotto la pancia di De Min non protetto da nessuno in uscita. Sul tre a uno
Rocco si alzava e tirava un lungo respiro di sollievo. Ma in quest’ultimo, come nel primo dei gol
incassati dal Verona, c’è tutto radiografato l’handicap di fondo di una squadra capace di tenere
tranquillamente il gioco in mano per dei quarti d’ora e, improvvisamente, lasciarsi a défaillance
collettive livello quarta serie. La grossa differenza vista tra Verona e Milan sta, soprattutto, in
questa valutazione di fondo: il superesperto, tecnicissimo Milan, sfrutta tutto, fino al millimetro, un
errore dell’avversario; il Verona-baby (come abitudine alla serie A) si lascia andare a pause
ingenue, imprevedibile. Per mezz’ora marcature strettissime, precise, con Ranghino su Prati,
Mascetti su Rivera, Petrelli su Rognoni; per mezz’ora nessuna palla-gol del Milan. Poi al 28′
spaccato, il crack. Sormani in rimpallo al limite dell’area; Rivera gli ruba la palla dai piedi e allarga
a sinistra a Rognoni, assolutamente solo (dov’era Petrelli?); Rognoni potrebbe andare in gol, ma
vede Rivera scattato al centro altrettanto solo (dov’era Mascetti o il libero?), Rivera batte di destro
da pochi metri, imparabile. Un’azione lineare, molto bella, con Rivera come Bobby Charlton che
passa e chiede la palla per la conclusione, solo che attorno ai due protagonisti del Milan s’era aperto
improvvisamente il vuoto.

Un collega in tribuna dava dei « polli » ai difensori del Verona anche sul secondo gol del Milan,
al 5′ del secondo tempo, quello del due a zero. Non siamo d’accordo. Ci è sembrato, piuttosto, una
cosa egregia di Prati, che di testa ha un’elevazione straordinaria soprattutto quando il cross che gli
arriva è firmato – Rivera (su punizione, in questo caso) e se il suo marcatore è Ranghino, più basso
di lui, meno potente di lui e, perciò, sovrastato sulle palle alte. Il gol di Prati, oltretutto, era mirato
all’angolo sulla destra di De Min: non si può attribuire ad errore una conclusione di questo genere.
L’inferiorità di Ranghino rientra, infatti, nelle differenze tecniche.

E il gol di Sormani, l’ultimo del Milan, conferma tutta la marca ingenua del Verona. Contropiede
tipico, Rivera che lancia in avanti senza molta convinzione; di testa saltano Prati e Ranghino sulla
tre quarti campo; ma, tanto per cambiare, la palla finisce qualche metro avanti sui piedi di Sormani
…nel deserto. Pazienza lo stopper, preso in contropiede, ma il libero che ci sta a fare se non c’è in
queste circostanze? Perchè Savoia non è che sia stato fatto fuori da Sormani; no, proprio non c’era.
Un Verona, dunque, contradditorio, che ha ritmo discreto ma anche lacune di fondo, soprattutto
una cronica incertezza in zona-gol, dove Bonfanti e Traspedini (non solo i centrocampisti)
dovrebbero assumersi con maggiore rapidità la responsabilità della conclusione. Tipica, in questo
senso una colossale papera offensive che, se evitata, avrebbe potuto modificare parzialmente il
match. Dopo diciassette minuti di gioco Bonfanti riceve una palla che basta calciare e sarebbe oltre
Cudicini. Bonfanti, siccome non sa tirare di destro, si ferma, la porta sul sinistro, perde tempo, se la
fa rubare da Cudicini in uscita; la palla, comunque, finisce a Traspedini che, lentissimo e a porta
vuota, tocca piano: Anquilletti devia in corner senza che Schnellinger, solo sulla linea bianca, debba
salvare. Se non si segnano gol come questi, non si segnerà mai. Le migliaia di tifosi venuti da
Verona ci sono rimasti male, anche perchè non capita tutti i giorni di vedere a centrocampo un
Maddè-Mascetti di tale statura.

Il Milan (e la fatica per eliminare il Malmoe lo conferma) non è ancora grande. Assomiglia
molto al Milan dell’inizio dello scorso campionato, in rodaggio silenzioso, da risultati anche, ma
non squadrone. E’ prassi di Rocco partire tranquillo anche in campionato a sedici squadre, ma, a
parte ciò, c’è ancora qualcosa che non va. La difesa con Malatrasi libero è più piazzata e ordinata. Il
tedesco Schnellinger se la cava bene, ma non è Malatrasi che Rocco ci dice fuori fase in questo
momento. Cudicini, Anquilletti e Rosato sono uomini sicuri, dal rendimento standard; Trapattoni

però, se c’è logica, prima o poi dovrebbe lasciare il posto a Fogli che Rocco ha mandato in campo
come sostituto di Rognoni, colpito alla tibia (al 28′ della ripresa). Rivera anche con Mascetti
addosso è più che mai determinante e oggi si è fatto applaudire; chi lascia un momento Prati,
muore! Ma Lodetti è sottotono. E Rognoni? Fa errori da bambino, ma ha numeri che prima o poi
non possono non esplodere anche se l’ala destra non è il suo ruolo.

In definitiva, dopo che il sorteggio ha fatto saltare al Milan i quarti di finale di coppa dei
campioni, Rocco può pensare in tranquillità a risolvere i problemi della squadra anche in funzione-
campionato. Quest’estate nè lui, nè il presidente Carraro ci pensavano. Oggi si: proprio perchè, pur
non funzionando qualcosa, i risultati non mancano mai.