1968 settembre Scopigno scherza o fa sul serio?
1968 settembre
L’“enigma-chiave” del Cagliari
Scopigno scherza o fa sul serio?
Se non fosse perchè i procuratori delle imposte… leggono i giornali, anche Manlio Scopigno non
avrebbe avuto difficoltà ad ammettere che il « governo-ombra » dell’Inter, nell’ultima fase
herreriana, era proprio lui. A Scopigno invece conviene parlare soltanto di rimborsi-spese per
semplici osservazioni tecniche da utilizzare in via Dante 7 o in via Serbelloni 4, residenza di Angelo
Moratti. (Il quale, siamo sinceri, fece esattamente ciò che un presidente serio doveva fare:
« congelare » l’unico grosso allenatore disoccupato, per non trovarsi con un pinco pallino qualsiasi
nell’eventualità — allora non improbabile — di una crisi totale dell’Inter o delle dimissioni di
Herrera ).
Che c’entra con il Cagliari tutta questa storia? Apparentemente nulla ma un legame c’è e riguarda
Scopigno, la più indecifrabile panchina del calcio italiano. Le rivelazioni del neo-presidente
nerazzurro Fraizzoli gli hanno regalato un’altra grossa credenziale di fronte all’opinione pubblica.
Nonostante due licenziamenti da « mille e una notte », descritti a tinte boccaccesche ma in realtà
determinati soltanto da un conflitto di personalità allenatore-presidente, proprio Moratti lo teneva in
frigidaire per l’Inter.
Puricelli risponde
Almeno dieci volte ho sentito dire che questo sarà l’anno « decisivo » per Scopigno, perchè, dopo
Vicenza, è andato a corrente alternata: non è riuscito cioè a restare due anni consecutivi sulla stessa
panchina e farsi riconoscere per quello che è il suo vero « identikit », cioè un lavoro in prospettiva,
graduale, nel tempo. Mezzo fatto in campo, mezzo a livello-società (riflesso della sua esperienza
con Maltauro « un grandissimo » presidente, come dice lo stesso filosofo). Se è un anno decisivo in
questo senso, lo è doppiamente dopo il prestigio regalatogli di riflesso da Fraizzoli.
Scopigno, sul Cagliari « ’68-’69 », non ha mai detto di voler porre la « questione di fiducia », ma
è la situazione che gliela pone. Lui dice : « L’anno scorso la squadra è arrivata nona: più di quattro
posti in una stagione non si possono guadagnare! ». Il discorso fa impazzire l’amico Puricelli che
risponde con una battuta che non avrà mai controprova: « Se avessi avuto i giocatori che ha
quest’anno Scopigno… lassa perder! »
La vocazione di Brugnera
La verità è un’altra: il Cagliari ha tutto per essere una squadra boom, ma potrebbe col tempo
mancargli qualcosa. Non è tutto scudetto quel che luce! Mi spiego: soprannumero di portieri, ma
poche riserve in attacco, senza contare che Hitchens è più vicino ai 40 che ai 30 anni. E, come punta
vera, Gerry è riserva di tutti: all’ala sinistra di Riva, al centro di Boninsegna; modulo nuovo (non
per Scopigno però) dal momento che il quasi-punta-fissa Rizzo è stato sostituito dall’ex-Di Stefano
viola Brugnera, tatticamente molto più vicino a… Nenè che a Rizzo. Un modulo praticamente con
tre mezzali che ci ricorda la tendenza innata del filosofo che toglierebbe i numeri a tutti, con due
punte a 180 gradi di fronte offensivo e tre mezzali a tutto campo delle quali una a turno che va
dentro. E Brugnera —dice Scopigno sa andare in gol come e quando vuole.
Cronico squilibrio tra classifica in casa e classifica in trasferta: tipico limite delle squadre
provinciali. Scopigno aveva già corretto due anni fa la tendenza-Silvestri, ma solo ora può
riprendere ad equilibrare i risultati.
L’handicap della provincia
Aggiungerei un fatto di « pubbliche relazioni » e di influenze. Dice Scopigno: « Lo scudetto esce
dal Piemonte-Lombardia ogni cento anni, non solo perchè Milano e Torino hanno le squadre più
forti, ma anche perchè alla fine del campionato due squadre almeno si ritrovano con 4-5 punti in
più. Aggiungo che non c’è nulla da scandalizzarsi: succede con le grandi industrie, con i grossi
personaggi: per essere una squadra-vip non basta dire « lo siamo », occorre meritarselo, con un
lungo lavoro di mentalità!!! » Scopigno fa realistica sociologia del mondo dei piedi ed ha
sostanzialmente tutta la ragione, ma crediamo che l’handicap-provinciale del Cagliari sia destinato
ad accorciarsi rapidamente. Dietro la squadra c’è infatti (in tutti i sensi, anche finanziario) una
potente regione e il tasso di classe dei giocatori è in netto aumento. La stampa, l’opinione pubblica
avrà più occhi per vedere. Perciò nel football si nasce influenti ma lo si può anche diventare. Se due
anni fa il Cagliari pagava una tangente provinciale, mettiamo di 5 punti, quest’anno è possibile che
la paghi soltanto di 2.
Il personaggio Marras
Scopigno, ufficialmente parla di quinto posto allo stop-campionato ma mente sapendo di mentire.
Sa che la responsabilità non gli consente, a priori, che il dribbling della prima e seconda poltrona!
Se lo Scopigno ’68-’69 è uno Scopigno al 100 per 100, caricato, tranquillo, coperto alle spalle (e non
c’è dubbio che lo sia con un personaggio come Marras), il Cagliari può valere quasi quanto pensa
Puricelli. Non occorre essere dei geni d’intuizione per afferrarlo.
Vescovi era troppo buono
Il più colossale affare del Gallia lo ha fatto proprio il Cagliari che ha fatto valere Rizzo come
Brugnera-Albertosi. L’operazione è stata giustamente benedetta con il frascati in una trattoria dei
colli romani. Con Albertosi e Reginato, Scopigno sta abbondantemente meglio di Foni, di Helenio
Herrera, di Rocco e di Cervellati.
Scopigno, magro, smilzo, ossuto giocò da terzino una ventina d’anni fa. Si è portato dietro il
gusto de difensore duro, specialista nel tackle. Tecnicamente parlando, disprezzava Vescovi, perchè
lo stopper aveva una concezione… idealistica dell’area di rigore. Scopigno fa la lacrima per
Schnellinger. Quest’anno ha la difesa come lui la concepisce: ha Tomasini, Zignoli, Nicolai (e
Martiradonna) vicino ai super Longo-Longoni. Se Cera usa il goniometro e non fa follie, non
esistono grane. Solo amalgama: ma chi non ce l’ha un problemino del genere?
Nenè più invecchia e più si fa sensazionale; Greatti, se avesse mezzo animus di Riva avrebbe
risolto persino i problemi del centrocampo… azzurro. Riva ha assorbito la pubalgia; ha firmato un
contratto con il sistema della proporzionale; si è liberato di Rizzo che gli chiudeva la diagonale
sinistra-centro area; è più che mai serenamente patrimonio artistico della regione sarda. Scopigno
gli sta bene. Brugnera non ha nemmeno uno dei piedi di Rizzo per il tiro, ma gioca « per » la
squadra come pochi e, in area, è molto agile. Se Boninsegna prende la camomilla e tiene la fettina
di limone stretta tra i denti, la cessione di Rizzo può diventare tutta indolore.
Ridimensionato dalla Roma
Dice: è bastata la Rometta del Mago per dar ragione a Scopigno (« Al massimo il quinto posto »)!
In questo momento non è un discorso serio. Quel giorno può valer come un qualsiasi giorno di
Asiago, durante la preparazione. Anzi vale di più, perchè ha fatto fischiare le orecchie al filosofo: il
complesso della trasferta, la posizione di Brugnera, il goniometro per Cera, la scelta per il terzino
destro, la forma di Riva.
Quel giorno, gli sfottò della nuova « stirpe del Mago » gli hanno fatto ricordare di essere stato
« governo ombra » nerazzurro. All’allenatore teorico di dodici squadre su sedici, un quinto posto
con « questo » Cagliari deve stare per forza strettino.