1969 dicembre 10 HH: “Amo il denaro perché ero povero”
1969 dicembre 10 (Il Gazzettino)
A 53 anni il Mago ultramilionario è più che mai « personaggio »
HH: « Amo il denaro perché ero povero »
« Non andrei alla Juve perché un interista può diventare romanista ma non juventino! »
— Helenio Herrera, lei è ormai un « vecchia guardia » del calcio internazionale. Lei è del 1916,
no? A 53 anni, dopo aver allenato vinto e guadagnato tutto, non si sente stanco, non si sente
vecchio?
Herrera, in tuta di lana rosso-marrone con bordi gialli, mi sta seduto di fronte, una poltrona di
velluto beige, all’hotel President di Abano. Quando legge, porta occhiali stretti, a triangolo, con uno
sguardo nero, gitano, che gli esce sopra le lenti. Lo trovo ingrassato nella regione addominale. Due
anni fa malignavano che tingesse i capelli: in realtà, o non l’ha mai fatto o non lo fa più perchè le
tempie offrono cedimenti al grigio. Prima di rispondere, strappa gli occhiali: « Bene, diga che mi
sento più giovane che mai, como se debuttavo. Qualcuno mi dice: chi te lo fa fare, perchè non te
reposi, sei già ricco e tutto così. Ma io questi discorsi non li sento. E questa è la mia forza: io voglio
vincere, continuare a vincere, e cerco de trasmettere questa voglia alle squadre che alleno. Poi, sì,
ho 53 anni, ma anche l’esperienza porta vantazio. »
— Ma fino a quando resterà in panchina ?
« Fino a quando non mi cacceranno via! La mia vita è il calzio, il resto non me interessa: un
giorno, a una tavola rotonda, mi dicono: “guardi che lei è seduto vicino a Moravia.” E io risposi:
Moravia? E chi è? Poi ho saputo che era quello della… “Noia”! Scherzi a parte, io resterò sempre
nel calzio, magari come dt o scopritore de talenti o per formare un giovane allenatore… »
— O per dare una mano a Valcareggi?!
« No, Valcareggi è un amico in gamba: ammesso che lui abbia bisogno de aiuto, io sono a sua
disposizione anche adesso. »
— Ma chiuderà in Italia la sua carriera?
« In qualunque parte del mondo, da professionista. Perchè io sono popolare nel mondo intiero.
Mentre qualcuno crede de essere un fenomeno, ma è solo in Italia: fuori chi lo conosce? »
— D’accordo, lei è il più popolare da Mosca a Buenos Aires: eppure in Messico, ai mondiali,
sarà soltanto giornalista: non le pare una contraddizione?
« Sì, è una contraddizione. Ma io adesso ho un club e se arrivo là con una nazionale, come in
Cile nel ’62, devo improvvisare tutto. Invece bisogna essere come Valcareggi che da anni ha in
mano la squadra. Io non sono un mago: tok, la bacchetta magica e si vince. »
— Che cosa è cambiato nel calcio dal ’60 ad oggi?
« Nuove nazioni sono salite, altre sono scomparse. Addio Francia e Portogallo e Spagna. Così
Benfica, Real, Milan e Inter…: squadre che hanno vinto troppo e, magari inconsciamente, i
giogadori non vogliono più soffrire, si riposano: beh, tanto, abbiamo già vinto. Loro non vogliono
ammettere, ma è così. Poi i tifosi, i dirigenti… vedono la squadra vincere e non capiscono
l’allenatore che vuol cambiare prima che sia tardi. Invece bisogna prevedere e continuare a soffrire:
diga che nel ’67 a Lisbona l’Inter non aveva Suarez e che adesso in Olanda il Milan non aveva
Rivera: tutti due hanno chiuso un ciclo, perchè non hanno saputo lottare ancora, la voglia de vinzere
che digo iò! »
— Lei come giudica il problema arbitrale?
« Sarà il problema futuro, più emportante del calzio. Io vedo molto bene il sorteggio: per ogni
partita scelgono tre arbitri e all’ultimo momento se decide chi arbitra. Così non nascono sospetti
infondati. Ma la mafia del calzio non vuole. »
— Ma lei cosa intende per mafia?
« Tutti quelli che vivono e guadagnano nel calzio senza avere nessuna responsabilità. Tu chiedi
in campagna acquisti un giocatore e te digono: guardi, quello non si può, è incedibile; invece è
libero questo… perchè hanno un interesse! Questa è mafia. Ogni tanto sento che io non ho voluto
questo asso, che ho dato via quello che era buono: la mafia non ha responsabilità e sparge tutte le
voci che vuole. Per questo, io digo che anche 200 milioni de contratto a un allenatore onesto, come
jò, non sono tanti. »
— Perchè ha consigliato alla Nazionale italiana di portare in Messico mogli e fidanzate dei
giocatori?
« L’Italia è l’unica nazione latina rimasta e i latini soffrono a stare lontani dagli affetti. Per questo
anche io non andrei via in anticipo. L’altitudine va trovata qui. Su dieci giorni a ricaricarsi di globuli
rossi in montagna, poi giù: andare in Messico tardi, già preparati. »
— Se lei potesse scegliere un giocatore italiano per la Roma, chi prenderebbe?
« Riva: le occasioni le facciamo, ci mancano i gol… »
— E’ vero che lei non volle Riva anni fa?
« Ma se l’ho fatto debuttare io in nazionale, contro il Portogallo, perchè non dovevo volerlo
all’Inter?! »
— Lei preferiva Pascutti…
« Allora, anche Pascutti segnava dei gol… »
— Lei è avaro?
« No. Ma dò importanza al denaro perchè da bambino ero molto povero, e lo spendo
— Lei era povero, Riva fu presto orfano: la particolare grinta dei due personaggi può avere
ragionevolmente. »
queste radici sofferte?
« Seguro, è questo! Io ho un amico che ha passato anni a Buchenwald e che adesso è miliardario:
ma lui tiene sempre un frigorifero de riserva, pieno di cibo, perchè ha sempre paura di tornare a
patire la fame. Capito? »
— Lei ha chiesto 200 per andare alla Juve?
« Smentisco trattative. »
— Eppure Italo Allodi…
« Siamo amici e, prima che lui andava alla Juve, mi aveva detto: “possiamo lavorare ancora
assieme.” Ma dopo, dopo che lui è alla Juve, non abbiamo più parlato. »
— Che cosa le è rimasto, milioni a parte!, degli anni con Moratti?
« Una grande stima per quella famiglia. »
— Alla domenica, sia sincero, qual è il risultato che cerca di sapere per primo, …dopo la Roma
s’intende?
« Sono sincero, quello dell’Inter. »
— Quale peso ha, dal suo punto di vista, l’allenatore sul rendimento di una squadra?
« Grandissimo! Undici fuoriclasse, diretti male, non fanno nulla: è già stato dimostrato. »
— Non le sembrano un po’ fiacche le ultime leve di allenatori usciti da Coverciano?
« Bisogna migliorare la scuola. E poi, difficilmente un grande giocatore diventa un grande
allenatore, come un grande scienziato non è un buon professore. L’istinto è difficile da insegnare. »
— Qual è la più acuta curiosità per il ’70?
« Le rivelazioni dei Mondiali. Perchè credo che prima o poi l’Italia dovrà prendere ancora gli
stranieri: il calzio è spettacolo, e i buoni del vivaio italiano vengono fuori lo stesso. Poi al pubblico
non interessa: il pubblico va al cinema e non guarda se il film è americano o italiano, basta che sia
buono. »
— Qual è stata la maggior sorpresa di questo fine 1969?
« La discesa dei grandi club. Una volta, con me, c’era l’Inter e… gli altri. Adesso c’è più
equilibrio, ma più in basso! »
— E’ cambiato il pubblico nei confronti di Helenio?
« E’ aumentata la simpatia, perchè milioni di interisti seguono me, sulla persona, per
sentimentalismo. Per quello io non andrei alla Juve! Perchè un interista può diventare romanista ma
non juventino! »
— Che cosa vuole per vincere lo scudetto?
« Con Riva e Anastasi lo vincerei subito! »
— Tocco ferro, ma mi dica un’ultima cosa: può succedere un’altra Corea per l’Italia?
« No. »
Mi guarda, raccoglie gli occhiali e chiede: « Finito? Bene. » Si alza, cerca i giocatori nella sala
del biliardo. Il cameriere gli spiega che sono già saliti tutti a riposare. « Vede io li responsabilizzo.
Non sono Hitler!, anche perchè non ho i baffetti! » Il Mago, da 15 milioni netti al mese, ride forte e
sale pure lui a riposare. Anche i Maghi, qualche volta, sono stanchi.