1969 febbraio 20 Il Milan a Glasgow senza vantaggio
1969 febbraio 20 (Il Gazzettino)
Coppa dei Campioni: il Celtic indenne sotto la neve a San Siro
Il Milan a Glasgow senza vantaggio
Un palo di Hamrin e un errore di Rivera salvano l’undici scozzese dalla sconfitta
La squadra italiana ha confermato la mediocrità del suo attacco (si continua a giocare senza
ala destra) e l’insufficienza del centrocampo – L’alibi di Nereo Rocco – Poche palle-gol
Milan-Celtic 0-0
MILAN: Cudicini, Anquilletti, Schnellinger, Rosato, Malatrasi, Trapattoni, Hamrin (Rognoni dal
28′ del 2. t.), Sormani, Rivera, Prati.
CELTIC: Fallon, Craig, Gemmel, Brogan (Auld dal 10′ del 2. t.) Mc Neill, Clark, Murdoch,
Johnstone, Wallace, Lennox, Hughes.
ARBITRO: Tschenscher (Germania Occ.).
NOTE: Neve dal primo all’ultimo minuto. Serata molto fredda; terreno scivoloso. Spettatori 62.402
per un incasso di 138 milioni e 897.900 lire. Angoli 17-5 per il Milan. Ammonito Wallace.
(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE)
Milano, 19 febbraio
I piani del Milan sono falliti: ha fatto zero a zero quando persino un uomo cauto come Nereo Rocco
aveva dichiarato l’assoluta necessità di andare al retour-match di Glasgow con almeno due gol di
scarto. Uno scarto che non si può ottenere contro una squadra come il Celtic se non si riesce a
giocare una grande o almeno intelligente partita. E il Milan, ha fatto troppo poco: per il Pisa può
anche bastare, ma non di certo per la Coppa dei Campioni! Il Milan di questa sera è stato infatti
esattamente il Milan del campionato: mediocre all’attacco, leggi Sormani-Hamrin; spersonalizzato a
centrocampo dove Lodetti e Trapattoni fanno il loro compitino elementare e basta.
La gente si chiede: ma allora è già fuori della Coppa? Se ha pareggiato a San Siro che cosa
succederà nell’ululante Glasgow? E’ impossibile rispondere, ma non si può escludere in partenza
che, proprio in trasferta, dove Rocco impianterà un catenaccio da « panzer divisionen » e un
contropiede ridotto all’osso, il Milan riesca a rendere più di quanto abbia fatto stasera. Ipotesi
paradossale ma non troppo. Rocco ha un alibi, ma è soltanto parziale: cioè il terreno gelato,
durissimo, innevato, non adatto a una squadra tecnica. C’è stata fino all’ultimo minuto un’attesa
drammatica. Il centralino di San Siro sembrava impazzito: centinaia di telefonate facevano la stessa
domanda « Si gioca? ». I teloni di plastica, erano stati tolti nel primo pomeriggio, ma un paio d’ore
dopo subito rimessi, perchè riprendeva a nevicare. La protezione veniva ritolta soltanto un’ora
prima del match e quando le squadre uscivano dal sottopassaggio il campo era già tutto bianco e la
neve cadeva abbondante e fitta.
Il terreno in qualche maniera favoriva gli scozzesi abituati ai peggiori campi invernali d’Europa.
E infatti giocava anche la « pulce rossa » Johnstone: con il numero otto sulla schiena stava
normalmente all’ala destra. Il Ct Stein aveva fatto, come era facile prevedere, soltanto pretattica. Era
mai possibile infatti che in un match tanto importante lasciasse in panchina proprio l’attaccante
numero uno? E tutto in previsione del campo pesante, cioè la normalità per gli scozzesi?
Lo schieramento del Celtic, secondo i canoni tattici del catenaccio italiano, è una bestemmia: in
trasferta infatti, ha schierato il doppio centravanti Wallace-Lennox (marcati dai due stopper Rosato
e Trapattoni) un’ala sinistra pura come il mastodontico Hughes e un’ala destra Johnstone, che parte
in dribbling sempre da lontano e funziona da quarta punta! Nonostante un attacco a ventaglio, non è
che il Celtic soffra della coperta corta a centrocampo! Clark infatti fa il battitore libero, ma sempre
davanti allo stopper, contribuendo quindi costantemente all’appoggio.
Rivera e c. erano partiti in forcing: nel giro di quattro minuti avevano messo in crisi tre volte il
portiere-riserva scozzese, di un’incertezza spaventosa in uscita anche se forte tra i pali. Prima Prati e
poi Sormani sbagliavano di un millimetro la deviazione-gol. Ma era cosa di pochi minuti. Il match
si assestava subito, con un Celtic coordinato, lineare soprattutto a centrocampo dove il libero Clark
e Bobby Murdoch ingoiavano chilometri come noccioline. Dice: il Milan era andato in gol dopo
tredici minuti. Sì, ma era un gol per modo di dire. L’arbitro infatti aveva fischiato subito (su
indicazione del guardialinee) il fuorigioco di Prati; tutta l’azione e il tiro gol di Lodetti successivi si
erano quindi svolti a gioco fermo, anche se il pubblico non aveva capito.
Di palle-gol vere il Milan non ne ha costruite molte: dopo la bagarre dei primi minuti, una
punizione a fil di traversa di Rivera (28′) e una parata molto bella del portiere scozzese su destro di
Lodetti da pochi metri (40′). Tutto qua, nei quarantacinque minuti che avrebbero dovuto mettere
subito in crisi il Celtic. Ma ci sono cose anche incomprensibili: cioè la cocciutaggine di Rocco a
voler puntare sempre e contro tutte le indicazioni su Hamrin. E’ in un periodo nero: perchè
sostituirlo nella ripresa con il freddissimo Rognoni, perchè cioè non partire già all’inizio con il
giovane attaccante? E’ mai possibile che dopo dieci partite giocate male il Milan si ritrovi sempre in
dieci in campo perché all’ala destra c’è buio fitto? Il rilievo è ancora più importante se si pensa che
la squadra fa acqua anche al centro dell’attacco, con Sormani. Nella ripresa il Milan ha assalito per
una buona mezzora il Celtic, ma non produceva gioco in profondità. Lo stesso Prati era lentissimo
nel mettersi in azione e permetteva il ritorno in massa dei difensori avversari che, in possesso di
palla, avanzavano con una certa disinvoltura. Sui cross alti, terzini come Gemmel sono imbattibili.
Nel secondo tempo il Milan ha avuto due grosse occasioni per vincere la partita: dopo 10′, su cross
di Prati da sinistra, Hamrin in tuffo, a porta vuota, ha colpito in pieno il palo; e, a 2′ dalla fine,
Rivera incredibilmente si è mangiato… per un tocco in più un facile destro. Ma bastano due palle-
gol per giustificare una partita del genere? No, anche perchè nel primo tempo Cudicini ha parato
d’istinto un colpo di testa da sei metri dello stopper Mc Neill e nel secondo Hughes più di una volta
ha messo in i crisi da solo la difesa di Malatrasi.
Carraro ha parlato di terreno infame, Rocco dice di essere soddisfatto della squadra. E’ giusto e
sensato che cerchino di sdrammatizzare il risultato: anche perchè, Coppa a parte, domenica ci sarà
la Fiorentina a San Siro.
Ma il pubblico è rimasto abbondantemente perplesso, tenuto conto che il Celtic, pur mostrandosi
tatticamente all’altezza della situazione, non ha fatto vedere le sue vere possibilità offensive. Tanto
per fare un esempio: nella finalissima 1967 che vinse a Lisbona contro l’Inter, il primo gol lo segnò
Gemmel, un terzino che quando avanza è pericolosissimo e dotato di un super-tiro. A San Siro
Gemmel non ha mai lasciato un attimo il suo uomo, è rimasto in zona limitando le sue possibilità.
A Rocco dunque, dopo questo zero a zero, resta soltanto la speranza di un catenaccio gigante a
Glasgow il 12 marzo. Ma non avrà ora come prevedeva, la spinta psicologica per l’operazione
scudetto.
Le pagelle dei rossoneri
(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE)
CUDICINI 7 — Impegnato due volte seriamente si è trovato sempre piazzato. Una bella
deviazione di intuito e una bloccata non facile su tiro ravvicinato di Wallace.
ANQUILLETTI 5 — A disagio sul diabolico Johnstone, non ha potuto ripetere la sua solita
marcatura precisa sull’uomo. In attacco non è servito molto.
SCHNELLINGER 6 — Nonostante che Hughes, l’ala sinistra, avesse la stazza fisica adatta ai
suoi mezzi è stato spesso in difficoltà sui contropiede scozzesi: ha sempre aspettato il bisonte in
zona non anticipandolo quasi mai. A centrocampo il tedesco è stato invece prezioso, tenace,
rivelando le sue caratteristiche di giocatore eclettico, adatto a queste prove internazionali ad alto
livello.
ROSATO 6 — Dopo Johnstone il più pericoloso scozzese era Wallace che funziona da
centravanti arretrato: giusto che toccasse a lui anche se non è stato spietato come al solito. Tutt’altro
che preciso nel disimpegno.
MALATRASI 6 — In posizione, ma la solita partita al risparmio, senza mai un contributo vero
ai centrocampisti. Soprattutto stasera si è vista la sostanziale differenza tra un libero e l’altro.
Dall’altra parte infatti c’era Clark che sembrava un mediano.
TRAPATTONI 6 — Un grande inizio per rispondere alla fiducia di Rocco. Poi nel secondo
tempo ha subito l’iniziativa di Lennox ed è stato costretto ad arginare nella linea dei difensori. In
sostanza però ha fatto lo stopper e il Milan non ha mai avuto un mediano.
HAMRIN 4 — Ha messo sul palo la palla più gol della serata! Per il resto non ha fatto nulla.
LODETTI 5 — Nella sua maglia un tempo c’era Sani! I riferimenti spiegano cosa manca oggi al
Milan: una grande spalla per Gianni Rivera.
SORMANI 5 — Si batte con il solito impegno, ma non combina nulla.
RIVERA 6 — Molto nervoso: lo si è visto da un paio di falli scomposti e da troppe proteste
verso un arbitro imparziale. Ma lo si può anche capire: su quel terreno avrebbe avuto ancora più
bisogno di un appoggio vero alle spalle. Non lo ha avuto e si è smontato, a dir la verità troppo
presto. A due minuti dalla fine si è mangiato una palla-gol nettissima.
PRATI 7 — E’ rimasto costantemente all’ala per non intasare la zona. Due ottimi tiri ma non si è
inserito mai al centro sui cross di Rivera.
ROGNONI n.c. — Troppi pochi minuti per un giudizio