1969 settembre 15 È un’Inter ancora molto incerta

1969 settembre 15 (Il Gazzettino)

Nessuna squadra tra le favorite è caduta al primo passo
Il campionato in moto senza scosse

Un solo gol a San Siro per il primo grande appuntamento

E’ un’Inter ancora molto incerta
Il suo gioco esprime molta fatica – Schemi nuovi che vanno applicati meglio – La sconfitta non
deprime il Bologna

Inter-Bologna 1-0

MARCATORE: 1. t. 35′ Boninsegna
INTER: Vieri, Burgnich, Facchetti, Bedin, Landini, Suarez, Reif, Mazzola, Boninsegna, Bertini,

Corso.
13. Bellugi.

BOLOGNA: Vavassori, Roversi, Ardizzon, Cresci, Janich, Gregori, Perani (Turra 13. nel

secondo tempo), Bulgarelli, Mujesan, Scala, Savoldi.

ARBITRO: Barbaresco.
NOTE: Pioggia a tratti alterni. Fondo buono. Ammonito Bulgarelli per proteste e Corso per
ostruzionismo. Distribuiti prima della partita dei manifestini a cura dell’Inter invitanti i tifosi ad un
comportamento sempre civile nello stadio. Sorteggio anti-doping positivo per i numeri 2, 3 e 8 per
l’Inter; 4, 11 e 13 per il Bologna. Spettatori paganti 26.961 per un incasso di 40.579.700.
(DAL NOSTRO INVIATO)
Milano, 14 settembre
impermeabile sul braccio come un distintivo, è uscito dal
Quando Heriberto Herrera,
sottopassaggio, San Siro non ha reagito: silenzio. Heriberto fino a qualche mese fa « era la uve » e
non godeva buona stampa tattica a causa del « movimiento ». Il silenzio di San Siro, né ostico né
favorevole, segna meglio di qualsiasi altro riferimento la posizione dell’opinione pubblica
nerazzurra nei confronti della nuova Inter heribertizzata: un atteggiamento che i politici
definirebbero di cauta attesa. Ma fino a che punto l’Inter controllata contro il Bologna è nuova?

L’Inter ha occupato territorialmente settanta minuti su novanta, pur dando naturali (è la prima
partita) segni di stanchezza agonistica verso la fine del match, anche perchè Boninsegna era
inciucchito di scatti e perchè alle gambe di Reif manca un mese circa di preparazione (perduto in
clinica) rispetto agli altri. Ma non ha offerto la stessa sensazione di pressing in zona-gol. Quattro
azioni da sfondamento nel primo tempo (acrobazia di Boninsegna, sinistro di Reif, testa di
Boninsegna, destro di Bertini), tre nel secondo (al volo di Mazzola, rush in area di Boninsegna,
shoot di Facchetti). E la rete della vittoria che non è un furto sul piano del gioco sommato dalle due
squadre, ma che reca tuttavia i segni parziali del fortuito, dell’incidente che non rientra nello
schema.

E’ il 35′: pacchetto difensivo imposto da Fabbri, con Gregori praticamente smarcato a filtro
davanti all’area (tattica di moda dopo l’esperienza di Cera applicata da Scopigno nel Cagliari).
L’Inter sta provando una variante che smarchi un giocatore sulla destra di Vavassori. Palla da Reif
al centro, a Bedin, a Corso smarcato, cross, testa di Boninsegna da il controllo: il pallone gli
rimbalza davanti tra Boninsegna e Janich. Il centravanti allunga il sinistro toccando anche Janich e

mette in gol. Bulgarelli protesta verso l’arbitro, ma con scarsa convinzione. La rete, fino al cross di
Corso è frutto di manovra: poi si è fatta determinante la presa imperfetta di Vavassori.

Voglio dire che la vittoria dell’Inter esprime ancora fatica, molta fatica. Proprio su questo piano
si giustifica. Ma gli schemi nuovi sono ancora incerti o mal applicati, Vavassori sembra bloccato,
ma perde pochi metri. Suarez libero è eredità di Foni, Corso regista unico pure. Solo che Bertini,
più avanzato rispetto a Bedin e pur senza compiti speciali, non è mai riuscito a piazzarsi, a chiudere
quella « diagonale » che sembrava uscita dal precampionato. Bertini in parte è trasformato: nel
senso che mai si è lasciato andare alle azioni che gli erano tipiche. Raids aggressivi, senza rispetto
delle distanze, ma a volte decisivi in zona-gol. Heriberto deve avergli fatto il lavaggio del cervello
(a proposito, i capelli… ossigenati che ci stanno a fare?!) imponendogli ferrei limiti. Ma l’equilibrio
non l’ha ancora trovato: ora, riceve la palla, non parte più a testa bassa, ma in compenso si perde, si
gira su se stesso, impersonale. Finisce quasi sempre con dettare in copertura passaggi scontati o, in
fase d’attacco, con il permettere il piazzamento agevole di tutti i difensori avversari.

Di nuovo l’Inter offre anche la coppia delle punte centrali Mazzola-Boninsegna. « Mi trovo
completamente a mio agio con lui », ha detto Mazzola nello spogliatoio. Ciò nonostante il legame
sembra ancora approssimativo. Il fatto è che Mazzola è personaggio tatticamente difficile e
Boninsegna deve cambiare completamente registro: prima era spalla di Riva; ora che si ritrova solo
al centro e non è più condizionato, ha rare volte la faccia girata dalla parte di Mazzola. E’ questo il
punto decisivo dell’Inter: perchè all’ala con Jair o Reif o Vastola, problemi per Heriberto non
esistono. Lo prova il fatto che il Bologna, del quale si conoscono limiti individuali in difesa, ha
contenuto con discreta facilità quella che dovrebbe diventare una delle coppie-gol del campionato.
Ciò che l’Inter si ritrova già intatti sono soprattutto i due terzini, mentre suggerirei cautela nel
giudizio finale su Landini-Suarez. Fatto « più nuovo » mi sembra dunque, tutto sommato, la
condizione di Corso che, senza toccare spunti esaltanti, ha indicato nella continuità e nella
responsabilità la nuova frontiera del suo gioco ’69-‘70.

La sconfitta non deprime il Bologna in nessun caso. Qualche uomo batte ancora in testa;
Mujesan era quasi convalescente; Pace non è a disposizione per problemi contrattuali. Ma la
squadra sembra portare già un volto abbozzato. La mano di Fabbri, che in fatto di schemi e di
impostazione, è tra i primi allenatori in Italia. Il Bologna di San Siro è la squadra che al Gallia Hotel
non ha speso una lira: una squadra che ha giocato coperta fino al gol, tentando umile pareggio. E’
andata male. Ma nessuno l’ha fischiata. Come outsider credo che ci sarà al momento giunto, quando
gli attaccanti riusciranno ad esprimersi meno blandamente di oggi.

I personaggi del big-match
Inter

VIERI 7 — Presa ferrea anche con la palla resa viscida dalla pioggia. Tra i pali non ha dovuto
lavorare mai. Potente sulle uscite alte. L’unica incertezza in mischia epica a due minuti dalla fine
del match.

BURGNICH 8 — Con disinvoltura, senza scomporsi o rifugiarsi sul tackle falloso, ha annichilito

Savoldi, incapace di vincere un dribbling.

FACCHETTI 7 — Soltanto un tempo da terzino d’ala, quando è rimasto in campo Perani,
vecchissima conoscenza del quale conosce tutto. Nella ripresa è rimasto in zona, praticamente senza
avversario. Un fortissimo sinistro deviato in corner.

BEDIN 6 — In posizione di mediano centrale con slanci offensivi, quasi sempre appoggiati a
Corso, sorprendentemente lineari, non in affanno. Dopo il gol Heriberto lo ha richiamato
bloccandolo in difesa.

LANDINI 6 — Meglio di quanto supponessero in molti: tutto sommato, Mujesan lo ha lasciato
surplace soltanto due volte, fuori area di rigore. Alcune acrobazie scoordinate, però si è arrangiato
bene.

SUAREZ 6 — Sganciamenti in parsimonia, disimpegni armoniosi, tutta la classe di un regista
trasferito in un ruolo stretto come quello di « libero ». Ovvia leggerezza sui contrasti: l’incognita sta
sempre qui. In compenso, quanti liberi producono gioco come Suarez?

REIF 6 — Il pubblico di San Siro lo ha ripetutamente applaudito per altruismo, impegno e
velocità. Ottimi cross d’ala, « numero » in cui è oramai uno specializzato. Rifiuta troppo la
responsabilità della conclusione personale.

MAZZOLA 5 — Primo tempo, assolutamente non-giocato. E’ uscito migliorato dallo
spogliatoio. Dopo due minuti una girata al volo bellissima, appena sopra la traversa. Poi un buon
doppio scambio (il primo) con Boninsegna. Ma ancora non è il grande Mazzola.

BONINSEGNA 6 — Fortissimo di testa, furbo nel gol di rapina, molto movimento. A tratti

avulso, spesso accentratore.

BERTINI 5 — Lascia dubbi tremendi come mezzala. Si avventa meno ma rallenta il gioco in

maniera irritante. La contro-cura risulta eccessiva?

CORSO 7 — Asciutto, sempre partecipe. Gioco di regia lucido anche se si lamenta che non vede

gente in smarcamento.

Bologna

VAVASSORI 6 — Un paio di volte sono stato deviazioni in corner di Janich a salvarlo.
Impegnato quasi in continuità (meno nella ripresa) porta sulla coscienza il gol: aveva tra le braccia
il colpo di testa di Boninsegna, ma la palla gli è schizzata davanti.

ROVERSI 7 — In agilità, senza scorrettezze, gli è riuscito discretamente facile la marcatura di

un Mazzola ancora pallido.

ARDIZZON 6 — Non è più un ragazzino, sullo scatto Reif lo brucia, però riesce sempre a

difendersi con la esperienza, la posizione e qualche botta, ma nemmeno cattiva.

CRESCI 6 — Boninsegna lo faceva viaggiare molto a destra e soprattutto a sinistra: lo ha tolto

dal disagio Janich, proteggendolo alle spalle: invece prontissimo di testa.

JANICH 7 — Sostiene che il gol di Boninsegna lo ha segnato lui essendo stato scalciato, piede-
palla, dall’attaccante interista. In ogni caso partita positiva. Alla fine quasi infila il pareggio in
mischia.

GREGORI 7 — L’uomo più continuo del Bologna. Tatticamente impostato e diligente in

copertura, è stato capace di triangoli sempre intelligenti, di un lavoro tranquillo e importante.

PERANI 5 — Trotterella senza mordere, in attesa che arrivi Pace.
TURRA 6 — Sostituto di Perani nella ripresa. Ritmo più sostenuto. Fabbri deve essersi pentito

di non averlo impiegato fin dall’inizio.

BULGARELLI 6 — Prima del vantaggio interista si è espresso in copertura, con rare licenze alla
regia d’attacco. Dopo il gol si è trasformato quasi in… centravanti. Al ‘27 della ripresa un dentro
tagliatissimo esce a venti centimetri dal palo.

MUJESAN 5 — Due dribbling buoni sono pochi in novanta minuti, anche con l’attenuante di
aver accanto un Savoldi tutto bloccato. Uno svarione plateale significa condizione ancora non al
massimo.

SCALA 6 — Il ragazzo gioca con la testa alta, possiede cervello. Però si ritrova a volte

paralizzato da ritardi ingenui, da scompensi. Ritmo alternativo. Ma può migliorare.

SAVOLDI 5 — Si giustifica sul piano agonistico per il contributo offerto in fase di copertura,
durante il forcing difensivo del Bologna. Ma come attaccante, nulla da segnalare in zona-Burgnich.