1971 marzo 28 Scala pronto ha obbedito all’urlo del vecchio Indio

1971 marzo 28 – Scala pronto ha obbedito all’urlo del vecchio Indio

Manlio Scopigno, sul lettuccio bianco dello spogliatoio.
Tiene il collo obliquo; gli duole. Un collega sardo vuol sapere chi sono i migliori del Cagliari.
Scopigno, gli occhi statici di un Budda, risponde: “ Non lo so ”. Allora il collega, paziente, gli
chiede il migliore del Lanerossi.
Scopigno dà segni di vita: “ Cinesinho, naturale ”.
Cinesinho, il vecchio indio dall’età indefinibile, ha determinato il pareggio. Punto vitale, sanguigno,
determinante.
Come ha onestamente riconosciuto il presidente Farina, senza quel punto, stasera il Lanerossi si
ritroverebbe con i brividi addosso. Perchè, in questo incredibile stillicidio che sta diventando la non-
retrocessione ’71, ogni domenica ripropone risultati pirandelliani. Come il Varese che vince a San
Siro.
Mancavano 4′ precisi alla fine. Il maestrale stava spingendo sullo stadio gonfie nubi nere. Da un
quarto d’ora almeno la partita era condotta dal Lanerossi. In forcing: con un destro di Scala a pelare
il palo; con un tiro- cross di Santin, strisciato da Albertosi in corner; e, soprattutto, con una
spettacolare traversa colpita in pieno, ad Albertosi battuto, da Maraschi: sinistro sotto misura, dal
basso verso l’alto, in diagonale, a sette metri dalla porta.
Cinesinho, che calcio produce e capisce, si rende conto che, così, non è una partita da perdere,
anche se il cronometro dell’arbitro Monti sta esaurendo i giri delle lancette.
Scala, sulla metà campo, controlla il pallone. A colpi d’anca, fintati, evita l’antitesi di due avversari.
A quel punto, Scala, zazzera sconvolta e zigomi gonfi, sente un urlo: e Cinesinho che scatta, scatta
sul serio!, come un ragazzino, in posizione di centravanti. Gli urla il passaggio.
Scala esegue con prontezza.
L’indio di Puricelli riceve sul limite dell’area. Controllo appena con il sinistro e batte via, sul basso
rimbalzo, con il maledetto esterno destro.
Maledetto per i portieri s’intende, poiché le traiettorie ne escono sempre otticamente raggelati.
Albertosi, infatti, è piazzato giusto. Solo che, come mi ha testimoniato lo stesso Cinesinho, crede di
poter deviare, crede che il tiro gli arrivi “ diritto ” dal piede del Cina. Il pallone, invece, curva
rapidamente, impennandosi; Albertosi allunga sulla destra il braccio, con due scattini. Ma gli
servirebbe un braccio snodabile: tocca appena, devia pochissimo. Ed è gol. Il gol dell’indio. Un gol
da un punto.
Il pareggio di Cinesinho vale perciò il doppio: testimonia cioè la resistenza della squadra. In tutti i
sensi: soprattutto atletico. Al difuori delle fumisterie, resta questo ultimo il dato più interessante.
Contro il Milan, avevo visto un Lanerossi prima opportunista e, alla fine, fresco, capace di
presentare all’ esterefatto pubblico cagliaritano perfino uno scatto in allegria del supermatusa
brasiliano.
Giocava Gigi Riva. Dietro la porta di Bardin stavano appollaiati dodici fotografi; dietro la porta di
Albertosi, uno, così, per sicurezza. Tutti quei fotografi aspettavano ovviamente Riva. Magari il suo
gol. Lo marcava Carantini, con delicata signorilità, ma senza concessioni al sentimento. Riva, è
come se proprio non ci fosse stato. Il Cagliari giocava letteralmnte in dieci. Un Riva toccato
dall’influenza, braccato da una sottile paura che ancora non lo abbandona, scolorito soprattutto nei
primi trenta minuti. Ho avvertito senso di disagio vedendo questo grandissimo campione scattare
lento, allenarsi più che giocare. E’ magro, magrissimo.
E non “ deve ”guarire lentamente; non deve perchè la sua presenza porta alla società milioni che,
con Menichelli, non incasserebbe mai.
Condizionato anche da questa non-presenza, il Cagliari ha giocherellato un primo tempo da
pennichella. Soporoso, lento, durante il quale soltanto Gori cercava l’invenzione sul ritmo, sullo
scatto, sulla perentoria battuta a rete.
Bardin doveva soffrire, in ’45, soltanto qualche cross problematico, dalla sua sinistra, di due

conclusioni, sempre dalla sua sinistra, di Domenghini e Poli ( smarcato in area). Conclusioni
violente ma precise. Calosi, giustamente, se la prendeva con qualche compagno in cerca di
avventure e perciò colpevole di non coprirgli il fianco sinistro. Ma fatta eccezione per l’episodio
-Poli, il Lanerossi si era adeguato al trotto superblando. Con discreto controllo, senza spremere fiato
su un terreno di alta moquette erbosa, quindi capace di indurire i muscoli.
Al Lanerossi, lo 0-0 stava bene. Non solo, ma la palla-gol più netta nei primi 45′ l’aveva costruita
proprio il Lanerossi e annullata l’arbitro Monti.
Monti, asciutto, in gran forma fisica, ha arbitrato in surplace, molto bene. Ha commesso, un solo
errore, netto.
Al 37′: Cinesinho scambia con Maraschi che gli restituisce al volo il pallone; Cinesinho solo in area,
smarcatissino, a sei metri da Albertosi: sta per battere tranquillamente a rete, di sinistro. Ma arriva
De Petri che gli placca, bello e chiaro, il piede di appoggio, il destro. I colleghi sardi, in tribuna-
stampa, riconoscono obbiettivamente il penalty. Cinesinho e Maraschi restano tanto stupiti dalla non
concessione, che nemmeno protestano.
Un primo tempo quindi sbadigliante, brutto ed equilibrato. Qualcosa si vede nella ripresa. Non tanto
perchè migliori il giuoco, ma perchè, dopo 8′, la molto casuale rete del Cagliari obbliga una delle
due squadre, il Lanerossi, a smettere l’opportunista pisolo. Rete casuale. Perchè?
Perchè, qualche metro fuori area, Domenghini, con il solito destraccio controvoglia, tira senza
grandi pretese. Ma picchia sul fianco di Calosi, se non erro. La deviazione, almeno tre metri dalla
traiettoria, trova Mancin libero, smarcatosi in attacco da Damiani. Il tiro, Bardin, non lo può proprio
pigliare. Ed il Cagliari vince.
Una verità che dura, in pratica, fino al minuto numero 20. Dopo, chiuso. Privo di un Riva, non dico
normale, ma nemmeno a mezzo servizio, il Cagliari si opprime tutto stretto in difesa. Il giuoco
passa a Cinesinho e C. per ritmo, aggressività, pericolosità e freschezza atletica. La traversa di
Maraschi ed il pareggio del Cina ne sono fotografia fedele.
Nello spogliatoio, chiuso il transistor, Farina commenta: “ E’ ancora dura, ma un’altra partita è
passata. Il tempo lavora per noi ”. Puricelli pensa alla vittoria del Varese.