1971 ottobre 31 Scampoli di calcio mondiale a San Siro

1971 ottobre 31 – Scampoli di calcio mondiale a San Siro

Da molti, moltissimi mesi, non vedevo una partita così. Ho visto scampoli di calcio mondiale. Ho
visto gol di archivio, come il secondo di Bettega. Ho visto due squadre muoversi a ritmo
anglosassone. Ho visto la Juve atterrare sul Milan come un Jumbo tra le margherite. Ho visto il
Milan rifiutare l’inchino alla Vecchia Signora perfino dopo lo 0 a 3. Davanti a me, in tribuna stampa,
stava Fulvio Bernardini: sorrideva, si alzava, commentava a voce alta, un grande match ha onorato
San Siro.
Il risultato provoca brutalmente due interrogativi: ma, allora la Juve poareta di Verona? E il Milan:
che cosa è successo al Milan? Dico che le risposte non sono epitaffi in astrazione. Questa è una
partita da raccontare così come sta. I commenti sono i minuti, le azioni, i gol.
Il nostro giornale aveva suggerito, già lunedì scorso, un titolo a nove colonne: “ La Juve può
rientrare a San Siro”. Avevo supposto, che San Siro, per la Juve, avrebbe avuto l’effetto della
morfina. Quando, dopo il fischio di Francescon, si son visti i primi due scatti di Anastasi e Bettega,
in molti abbiamo capito che questa sarebbe stata giornata buia per Nereo Stocco. Lo choc sta nella
misura del risultato, non tanto nella “fiesta” della Juve. Lo choc sta in un improvvisa sbandata del
campionato che, come un uppercut, stordisce Milano ed arricchisce Torino. Non a Caso l’unico vero
boato del pubblico pro-Milan s’è agganciato non tanto alla partita di San Siro, ma al radioannuncio
del K.O. Dell’ Inter a Roma.
Il Milan ha giocato senza stopper: nè Rosato né Maldera ( indolenzimento muscolare). La premessa
è fondamentale perchè spiega un paio di marcature di emergenza : cioè Anquilletti su Anastasi e
Sabadini su Bettega. Anquilletti vale da terzino: al centro, anche a Vicenza contro Maraschi,
impoverisce invece lo standard.
Sabadini non conosce Bettega e ne soffre responsabilità. In pratica, Rocco non aveva altre chances
se non quella di preferire semmai Zignoli che, su Anquilletti e Sabadini, tiene il vantaggio di
picchiare duro. Rocco porta Zignoli in panchina e non può che assistere dunque al grande Barnum
portato in area di rigore da Anastasi e Bettega.
Anche la Juve s’impappina su un problema tattico: Vicpaleck ( o il suo suggeritore) può però
risolverlo dopo un quarto d’ora scarso d’ impasse. La Juve parte infatti con Capello su Benetti. Una
assurdità perchè Benetti, giocando avanzato, costringe Capello a fare il mediano: Benetti insomma,
oltre a possedere più potenza e più scatto di Capello, riesce nel giochino di tenere il regista di
Boniperti lontano dagli attaccanti. Anche un bambino si sarebbe accorto del nonsenso tattico.
Vicpaleck corregge: manda Marchetti (possente e veloce) su Benetti, liberando in avanti Capello,
che trova in Biasiolo un’antitesi naturale, nello stile.
I terzini di Rocco e la correzione di Vicpaleck condizionano in fretta la partita. Il Milan non parte
nemmeno male: anzi sgobba subito in forcing, pur senza raggiungere mai Carmignani. E’ un
accendino che sta esaurendo il gas. Una settimana fa, a Vicenza, il Milan era andato in panne dopo
20′, in quello che Rocco aveva chiamato il “brutto quarto d’ora di Vicenza”.
Quel giorno, un palo a Damiani avevano protetto Cudicini. A San Siro, c’è la Juve, non il Lnaerossi;
ci sono Bettega e Anastasi, non un palo e l’impreciso Damiani.
In qualche maniera, lo stracco quarto d’ora di Vicenza era stato attutito. Quello di San Siro, no.
Lo show della Juve comincia dopo 16′. Sull’ala destra, Furino ottiene e batte un calcio di punizione
provocato da Rivera. Furino passa a Causio che, fuori area, ha il tempo di stizzirsi con larghi gesti
delle braccia perchè nessuno si smarca. Allora Bettega, appena dentro l’area, sul centro-sinistra, fa
una mossetta per chiamare il lancio: Causio esegue. La difesa del Milan pare sotto anestesia.
Schnellinger copre Anastasi, già marcato da due, ignorando Bettega che sui lanci è il migliore di
tutti. Sabadini guarda letteralmente Bettega sfilargli sul fianco e battere di testa a rete. Cudini, come
a Vicenza, assiste, quasi contaggiato dalla paralisi collettiva. E’ l’1 a 0, è la vittoria che si apre, è il
segno della giornata.
Non solo la Juve riscopre i propri goleador ma si accorge che qualcosa turba il Milan. E ne esce una
Juve tanto stupenda da affievolire in noi imparzialità critica. Ti ritrovi ad applaudirla, ad attendere i

suoi gol, quasi ad accompagnarla. L’1 a 0 diventa kerosene. La Juve scatta ora di più, conquista ogni
pallone, offre in Anastasi l’incarnazione europea del centravanti da movimento. Non esagero. La
Juve di Verona, quella mediocre e irriconoscibile poltiglia di schemi, diventa preistoria. Questa
Juve, oltre a tenere il match sotto pressione, è ordinata, con spazi decenti per le punte, con una
difesa serrata, con Furino che consuma Rivera, con Causio che smette i narcisismi e si dedica agli
altri da missionario del centro campo. Per mezz’ora vedo senza dubbio la miglior Juve degli ultimi 4
anni!
Il Milan scompare, durante questa mezz’ora. Anastasi potrebbe chiudere al 21′ il secondo gol: sul
tiro, non stringe sufficientemente il collo del piede e si prepara invece al 28′, per un attimo da non
scordare. Furino, ancora lui, va via in dribbling centrale e tocca a Bettega : lo spilungone, che aveva
segnato il primo gol “alla Pascutti”, apre sulla destra per Anastasi. Il centravanti brucia Anquilletti
sullo scatto, va dentro in area e trancia un passaggio rasoterra verso Bettega portatosi al centro.
Bettega, in questo momento, è prima intelligente, poi tonicamente perfetto: ha la porta sul fianco
sinistro, se controlla, va a finire che il bulldozer Schnellinger gli spiana l’erba sotto i piedi.
Tocca quindi di prima, con un movimento, l’interno del tacco destro, che era specialità di un altro
grande giocatore: Vinicio. Bettega corregge e, imparabile, il 2 a 0, quasi match-ball, entra lungo il
palo. San Siro impazzisce, urla, applaude, ride: quando mai si vedono gol così?
Morini ossessiona Bigon, Spinosi appiattisce Prati. La differenza, oltre che nel ritmo, sta proprio
nello strapotere di Anastasi e Bettega che nemmeno vedono Anquilletti e Sabadini. La grandeur
collettiva della Juve mi pare condensata soprattutto in questi due giovani goleador: che oltretutto
possono contare, alle spalle, su schemi dettati quasi sempre di prima, ad una velocità
impressionante anche per Fulvio Bernardini. Si, lo 0 a 3 è cortese concessione di Cudicini su destro
di Causio da 32 metri ( il pallone sberleffa il portiere, goffamente, sotto braccia e corpo). D’altra
parte, 3 gol di stacco, nel primo tempo, ci stanno interi, non fanno una piega, sono sacrosanti come
le differenze di marcatura e di sprint.
E’ nel secondo tempo che le differenze si annullano. San Siro riscopre allora il vero Milan, una
grande squadra che aggredisce con dignità un impossibile 0 a 3. La Juve oltre che appagata, è
stanca; deve respirare perchè le tossine non l’avvelenino. E il ritmo ritorna sui muscoli di Benetti,
sull’orgoglio di Rivera, sulle zampate di Prati, sulle piroette di Bigon.
Bigon, più di ogni altro, inverte gioco, anche perchè ( dopo 9′ di ripresa) Morini, il duro, finisce
zoppo e viene sostituito da Roveta, il tenero. Il football quasi mai è casuale. Non è casuale che
proprio Bigon vada in gol, per l’ 1 a 3, quasi per una resurrezione della partita.
Dopo quello di Bettega, è questo il gol migliore offerto a San Siro: Biasiolo lancia dritto a Bigon,
sul centro-destra; Bigon scambia di velluto al centro, per Rivera finto centravanti. Al volo, di
velluto, secondo raffinato linguaggio, Rivera restituisce a Bigon, sorvolando 2 avversari, con un
tocco di esterno sinistro: Bigon, sempre di velluto, impapera il portiere con un pallonetto che
nemmeno Jashin avrebbe catturato.
Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, i gol sono lo specchio del football. Questi gol, di Bettega e
Bigon, parlano di un grande match, mai sopito, mai patteggiato, sempre dominato da Francescon.
Sul 3 a 1, Cudicini, con un riflesso portentoso, toglie dal piede di Causio il pallone del 4 a 1 ed è
ancora il Milan a partorire 20′ di calcio virile, in forcing monumentale. Annoto palle-gol di Benetti,
Bigon, Biasiolo. Trovo Bettega ad intercettare corner nella propria area di rigore! E annoto un
intervento liberatorio di Furino e un palo esterno di Rivera dopo palleggio astrale.
In questo momento, un 3 a 2 per la Juve sarebbe risultato concepito secondo il maximum della
giustizia distributiva. Ma il football, di solito, beffeggia e storce. Su lungo contropiede di Bettega,
placcato da Cudicini (sarebbe stato penalty), Anastasi è più svelto di Anquilletti nell’affondare in
rete l’ultima crudele “banderilla”, il 4 a 1.
Una traversa di Causio, al 90′, sembra voler testimoniare, quasi con veleno, che la Juve ha stravinto
il match più importante della stagione. Che, se imparerà il mestiere di vincere, anche la Juve può
coniugare il sostantivo scudetto. Che il monopolio Intermilan non va accettato come un destino.
Proprio questa grandissima Juve, incredibilmente, assolve anche il Milan! I problemi di Rocco non
sono una novità: ma i secondi 45′ dimostrano che il Milan, statene sicuri, non finirà in convento.