1972 giugno 6 Mazzola non sarà mai Di Stefano
1972 giugno 6 – Mazzola non sarà mai Di Stefano
Tecnicamente parlando, questa Coppa Italia non è attendibile al 100%. L’orario notturno, il
campionato appena brindato, il clima di perpetuo “ponte” verso l’ estate: sono tre ragioni sufficienti
a dare una patina eterodossa alle pedate di domenica scorsa e dei prossimi giorni.
Ma i riflettori non sono tanto abbaglianti da togliere di mezzo gli appunti interessanti, anche perchè
la Coppa Italia arriva alla fine di una stagione, quando sono possibili i “ bilanci ”. In questo senso,
soprattutto l’Inter ha ribadito che uomini – squadra si nasce e, raramente, si diventa. Il riferimento di
Inter-Juve a Corso e Mazzola è stato persino brutale.
La lunga marcia di Sandro Mazzola verso il fantasma del padre Valentino, uomo-tutto del Grande
Torino, cominciò timidamente nel ’68, nella finale di Coppa Europa contro la Jugoslavia. La vittoria
fu quasi un biglietto da visita: “ Abbiate un po’ di pazienza – disse Sandrino -, prima o poi il passo
di regista l’avrò anch’io ”.
Da quel giorno, molta acqua è passata sotto i ponti dell’Inter e della Nazionale. Mazzola andò in
Messico e rinunciò al ruolo di interno di punta: il suo modello recente diventava Alfredo Di
Stefano, il gioco a tutto campo, la possibilità di difendere e di impostare il gol. Soprattutto la
Nazionale “ messicana ” gli diede una generosa mano: tutti i giocatori infatti, tranne l’ “ agnostico ”
Riva, preferirono Mazzola e Rivera.
Messico a parte, Mazzola ha avuto più tardi una grande occasione: grande perchè si trattava di
un’occasione europea, ad altissimo livello come la Coppacampioni. Squalificato Corso, Sandrino ha
sentito “ sue ” le notti con il Borussia, con lo Standard, con il Celitic, con l’Ajax: sul piano
personale Mazzola non ha perduto ma certo non ha vinto. Egli ha fatto grande regia, ma regia
difensiva, come in Messico. Solo a Liegi il gol gli è rifiorito sul piede e soltanto nel secondo tempo
anti-Ajax Mazzola ha cercato il lancio di Suarez ( ne ricordo due magistrali, per Bertini e
Pellizzaro): per tutto il resto di Coppa, regia di copertura.
Di Stefano guardava verso la porta avversaria; Mazzola ha guardato verso la propria area di rigore:
segno che all’istinto tattico Mazzola non è riuscito a saldare il passo da “ direttore responsabile ”,
quello che trasforma squallidi triangoli in azioni-gol.
Con l’Ajax o, meglio, con la Coppa ’72 Mazzola ha quasi chiuso la sua rincorsa al mitologico
padrone del grande Real Madrid. E contro la Juve, l’altra sera, Mazzola ha capito. Ha capito che
Corso è “ nato ” regista mentre lui, Sandrino, non riesce a “ diventarlo ”. Ha capito che gli toccherà
andare in pensione raccontando ai nipotini la storia di un interno di punta che s’era stancato di fare
dei gol e che aveva deciso di farli fare agli altri: una favola più che una storia perchè mai s’è
realizzata. E infatti, per ritrovare San Siro, Sandro Mazzola s’è dovuto rassegnare, l’altra sera: è
andato in gol, lui, alla vecchia maniera, da interno di punti. Erano tutti in piedi i tifosi dell’Inter, ma
Sandrino quel gol non l’ha amato.