1972 Settembre 10 Calcio finale mediocre

1972 Settembre 10 – Calcio finale mediocre

Dal 1952 il calcio d’olimpiade è questione privata per i paesi dell’Est, ai quali il dilettantismo di
Stato consente di portare a Monaco le nazionali “ vere ”. Stamattina l’ Urss ha giocato la finale per
il terzo posto con gente come Rudakov ( erede di Yascin), con Istomin e il libero georgiano
Kurtzilava, vecchissima conoscenza dei nostri ultimi dieci anni di calcio azzurro. Il migliore gol
per la Germania Est l’ha poi segnato Vogel, il “ Riva di Pankow ”, la loro vedette.

Leggo ora le formazioni di Ungheria e Polonia, per la finale da medaglia d’oro: ala destra polacca è
Lubansky, giudicato da Helenio Herrera calciatore di livello europeo ( un giorno il mago mi disse:
“Basterebbero sessanta milioni per portarlo in Italia ”). L’Ungheria offre i migliori titolari reperibili
sulla piazza: regista e centravanti, I due fratelli Dunai, 23 e 29 anni. Quest’ultimo si inzucca dopo
due minuti, sanguinando copiosamente. Lo fasciano ma la maglia bianca si fa rossa.

Piove e tira vento. La gente è venuta proprio per non buttar via il biglietto già prenotato da
settimane: di tedesco, infatti, non c’è nulla in campo se non l’arbitro, Tschenscher. In tribuna,
guardano Beckenbauer e Netzer, ma non c’è molto da vedere.

Lubanski a parte, i polacchi giocano pedate piuttosto rozze, da torneo delle frazioni. Tengono il loro
libero ne ( si chiama Gorgon) ma Il terzino destro Gut, impollastra un’ uscita dall’ area, allunga
troppo la palla, incapace com’è di dignitoso controllo: ungherese quindi di soffice scuola, Varadi lo
intuisce, se ne svincola, entra in area da sinistra, batte diagonale corto, tra portiere e palo. Uno a
zero per l’ Ungheria dopo quarantadue minuti.

Gli ungheresi non mostrano però lo chassis agile di giorni fa quando li avevo visti stordire
agevolmente i tedescotti ovest. Oggi pomeriggio Gunnar Green, indimenticato professore del Milan
degli anni cinquanta, diceva: “ Non c’è più posto per la fantasia nel football. Contano soltanto forza
atletica e tatticismo ”. Quasi una profezia. Nel giro di ventitre minuti, dopo l’intervallo, una
grezzotta Polonia inverte infatti il risultato e va sul due a uno.

Segna con un sinistro lungo di Deyna e un tocco opportunista in area, ancora di Deyna. I polacchi
hanno più birra in corpo tanto da dissipare altre quattro pallegol, non ottenendo inoltre un
sacrosanto penalty. Gli ungheresi soffrono tozze marcature, tanto da ridurre la tecnica a vaniloquio
sull’ erba.

Finale un po’ squallida, anche se legittimamente vinta dai polacchi: A questi ultimi darei comunque
un argento e tre bronzi agli altri. Sarebbe meglio lasciar perdere l’oro, metallo troppo prezioso per
poveri rendez vous.