1973 gennaio 13 Boninsegna “vecchio”
l’obbligo
1973 gennaio 13 – Boninsegna “vecchio”
Con Di Stefano e Bobby Charlton, con Schiaffino e Suarez, il
carioca Didi fu uno degli “dei del football”, giocatori che esprimono
soprattutto lo spirito di geometria. Didi lavora in Turchia: è lui il
suggeritore della Nazionale ottomana e, con quella, si trova a
Napoli. Per quanto aggiornata possa essere la sua sapienza
tattica, Didi non potrà trasformare oggi cerini in lampadari,
gagliardi podisti in smaliziati goleador. Anche se i francesi l’hanno
relegata all’undicesimo posto nella classifica europea, la Nazionale
italiana ha dunque
tecnico di vincere. E senza
pidocchieria.
Gipo Viani sosteneva che vincere
lo scudetto due volte
consecutive è difficile soprattutto per la “presunzione” che investe i
giocatori. Nemmeno contro i turchi, l’Italia può d’altra parte
concedersi il lusso d’essere “presuntuosa” e di andare in campo
con la puzza al naso. Siamo tuttora “vice campeones do mundo”,
ma dal Messico in poi è stata una mezza slavina, collettiva e
individuale. Non a caso il Belgio, media potenza, ci ha brutalmente
tolti di mezzo l’anno scorso dal carnet europeo. E, in Coppa del
Mondo, a Berna il 21 ottobre, non abbiamo fatto più di 0-0 con la
Svizzera.
Se l’Italia non terrà reputazione a Napoli, inutile dunque rifugiarsi
nelle ipocrite giustificazioni di spogliatoio: “Li abbiamo presi
sottogamba… Non eravamo concentrati…”, e banalità del genere.
Da due anni l’Italia va cercando una nuova struttura (in Messico, fu
il catenaccio): poiché l’unico dato che conta si chiama “Monaco
’74”, tutto il 1973 dovrà essere utilizzato con il cervello dal Ct e
senza divismo dai giocatori.
Atleticamente parlando, questo è il momento migliore per la
Nazionale nostrana, la stessa che Morini ha definito “l’armata
Brancaleone”. Mancano 90 minuti alla fine del girone d’andata: in
campionato, i “bravi ragazzi” di Valcareggi non sono né crudi né
cotti. Sono al meglio del ritmo. Tipica in questo senso la
condizione dirompente della Juve, la “grande” che corre di più. E
tipico nella Juve proprio Anastasi, mai dedito alla frenesia come
nel gelo di gennaio.
Se invece sarà gnagnera, non avrà perciò alibi consistenti.
Nemmeno il logorio di Chinaglia in una Lazio non abituata alla
“corsa in testa” e nemmeno lo stress di Riva in un Cagliari sbattuto
nella sotto-classifica. Entrambi sono goleador di nerbo. Ma la
virilità va dimostrata non soltanto nel tackle o in acrobazia.
Piuttosto va misurata nella capacità di sottrarsi, almeno in un
pomeriggio di calcio “patriottico”, ai piagnistei, ai però, alle turbe
psicologiche, ai problemi dei propri Clubs. Tutto sommato, ha
ragione Rivera quando sostiene: “non vanno necessariamente
convocati soltanto i giocatori in forma durante l’ultima settimana di
campionato. Anzi, la Nazionale riesce molto spesso a ristabilire la
quotazione”.
Fosse dipeso da Rivera, a Napoli ci sarebbe quindi anche
Boninsegna, nonostante un’Inter-Juve da sequestrato di Morini. Il
Ct giustifica la quasi-epurazione di Boninsegna con l’età, classe
1943. L’argomento fa acqua da molte parti. Oltretutto, se un
battitore libero (vedi Burgnich) viene giudicato bebè a quasi 34
anni, non si capisce perché un centravanti debba finire di ricovero
sulla trentina. Monaco è più vicina di quanto non sembri a
Valcareggi, meno di un anno e mezzo! Siamo talmente ricchi di
panzer da poter “smontare” un Boninsegna?
Chinaglia sa sfondare, molla via bordate di destro e sinistro. Ma
Boninsegna vale tuttora di più, anche se (dopo il… Lussemburgo) il
gol teoricamente facile tocca oggi ancora a Chinaglia. “Long John”
è diventato inamovibile, quasi una moda, per merito personale e,
probabilmente, per geopolitica: con lui infatti anche Roma ha il suo
brandello
campare
propagandisticamente. Se le votazioni di “Canzonissima” trattano i
cantanti come se portassero la targa sulle natiche, perché la
Nazionale non dovrebbe spartirsi secondo campanile? Il Ct ha
capito tutto, mi pare.
Per Chinaglia & Riva saranno in tre a preparare il momento-gol:
Capello, Rivera e Causio. Stando al campionato, la mezz’ala
migliore è in questo momento… Causio, dunque malmesso all’ala
destra. In questi giorni, Causio ha detto: “Mi prendo il numero 7,
ma è chiaro che quella maglia appartiene a Mazzola. Appena
ritorna Sandrino, se
riprenderà”. Mi sbaglierò, ma ho
l’impressione che Causio e la Juve stiano preparando il terreno per
andare a Monaco con Mazzola 7, Causio 8, Capello 10. E due
arieti al centro.
Questa proposta prenderà peso enorme se la Juve vincerà lo
scudetto. Tempo al tempo e ritorneremo allo scisma per Rivera –
Mazzola. Bellugi a parte, è veramente tutto uguale sotto il cielo di
Napoli. Quello di Valcareggi sembra eternamente un “governo di
attesa”.
bandiera
azzurra
quale
sul
la
di