1973 maggio 27 Sia fatta la volontà del gol

tattiche dell’ultimo ventennio. Un

1973 maggio 27 – Sia fatta la volontà del gol

La Juve è a Novi Sad. La clessidra di Coppacampioni sta
esaurendo l’ultima sabbia. L’appuntamento di Belgrado prevede
l’Ajax, club che requisisce il meglio degli anni ’70, come fu per Real
e Benfica, Inter e Milan negli anni ’60. In Europa, l’Ajax ha
sostituito il latino con il nordico, il bruno con il biondiccio, la
tradizione con il progresso. Longilinei, metallici, i capelli sulle
spalle, quelli dell’Ajax sono i centurioni di un football che pare
nuovo soltanto perché ritorna all’antico, scavalcando le nuove
football che si
congetture
allontana dalla psicologia del terzino e apprezza di più il mestiere
di centravanti, emblema del gol e di quella pacifica violenza che
istiga le cose migliori della vita.
Dieci anni fa, per l’Inter, 25 mila italiani andarono a Vienna. Ora,
per la Juve, 50 mila si dirigono a Belgrado. Ormai, soltanto il calcio
riesce a provocare tali spostamenti di massa, a metà strada fra la
(nomade) migrazione e il pellegrinaggio (profano). E’ lo sport che
diventa turismo, e viceversa, in una misura che sbalordisce ma
che non deve scandalizzare. E ogni epoca ha le sue “adunate
oceaniche”: e vanno preferite queste ultime, verso uno stadio, per
quanto espressione di un culto dell’evasione forse più intriso
d’angoscia individuale che di ebbrezza collettiva.
Proprio perché, oltre che alla tecnica, Juve-Ajax appartiene al
costume, darei qualcosa di mia tasca perché, da Belgrado,
ritornassimo, se non con la Coppa, almeno con una vittoria dello
stile. Dopo Ujpest-Juve, a Budapest, i raffinatissimi palati francesi
la Coupe
titolarono L’Equipe così: “Un match qui honore
d’Europe”. Esteticamente e moralmente,
in
Jugoslavia un titolo con le stesse otto parole.
Dopo gli
l’arbitraggio di Milan-Leeds, da
Amsterdam hanno “messo in guardia” l’arbitro di Juve-Ajax,
Gugolovich, jugoslavo. Nei quarti di finale di Coppacoppe, fu lui
che arbitrò Spartak-Milan , con qualificazione del Milan. Alla fine di
quella partita, Sarostin, il tecnico sovietico dello Spartak, dichiarò:
“L’arbitro? Una persona interessata e forse non sempre onesta”.
Da anni e anni abbiamo
fama di
manipolatori di coppa. Nel giro di qualche mese, abbiamo riperso
in questo senso credibilità verso inglesi, sovietici, greci e altri
neutrali. Amico Gogulovich, fa’ un favore: arbitra ad occhi chiusi, e
sia fatta la volontà del gol.

la Juve cerchi

la scabrosa

inglesi per

in Europa

insulti