1973 marzo 24 Il record di Hidegkuti, il dribbling di Causio
a
con
Stoccolma,
Svezia-Ungheria
1973 marzo 24 – Il record di Hidegkuti, il dribbling di Causio
Ai tempi della Grande Ungheria, gli assi magiari venivano studiati
in campo come epigoni di un “wunderteam” quasi didattico.
Durante
precisa
strumentazione, fu studiato il comportamento tattico di Hidegkuti,
centravanti arretrato, uno dei più grandi generatori di gioco della
storia del football mondiale. Lo schema dell’Ungheria partiva quasi
tutto da Bozsik in diagonale con Hidegkuti: il servizio finale cercava
Puskas e soprattutto Kocsis, testina di platino. Alla fine di Svezia-
Ungheria, Hidegkuti fu unanimemente giudicato miglior uomo in
campo. Alla fine, la rivelazione dei cronometristi specializzati:
l’asso magiaro, pur assolutamente protagonista, aveva “tenuto il
pallone” soltanto per 1 minuto e 45 secondi! Come dire che
giocava sempre e quasi tutto di prima, battendo di destro e sinistro
senza pause “sul piede”. Il contatto con tale archivio tecnico, mi ha
imprecare al masochista dribbling di Causio. Questo
fatto
giocatore fu quasi inventato e imposto da Armando Picchi, che un
giorno confessò a Giovanni Arpino: “avessi avuto io i mezzi tecnici
di Causio, sarei stato il più gran giocatore italiano di tutti i tempi”.
Cioè, la supertecnica con il supertemperamento.
A Budapest, Causio ha sì giocato decine di palloni, forse quanti
l’…Hidegkuti di Svezia-Ungheria, ma il pallone sarà rimasto sui
suoi piedi almeno 15 minuti! Anche i telespettatori avranno
osservato come Causio abbia “iniziato” moltissime azioni e ne
abbia positivamente “concluse” pochissime: insistito peggio di una
filastrocca, il suo “andante con brio” cessava sempre sulla
seconda finta, sulla terza piroetta, sul quarto scattino, fino a “non
vedere” letteralmente il compagno smarcato in palla-gol, prima
Altafini poi Bettega.
Quando José dice che la Juve spreca troppo, si riferisce anche a
Causio che il bastone di Picchi aveva messo in circolazione come
il prodotto più interessante degli anni ’70. Budapest servirà per
pentirsi?