1974 gennaio 9 Agnolin, 30 anni ma è già un grande
1974 gennaio 9 – Agnolin, 30 anni ma è già un grande
Luigi Agnolin di Bassano è nato il 21 marzo 1943. A 30 anni sta già nel budget dei grandi arbitri della
serie A. in questa stagione ha diretto:
Fiorentina – Cagliari
Inter – Foggia
Fiorentina – Bologna
Milan – Torino
In 360 minuti del “suo” campionato ha fischiato un penality, in Inter-Foggia. È il più giovane arbitro
della Can ed ha avuto come baby-sitter un arbitro internazionale, Guido Agnolin, suo padre. È
sposato, ha una figlia e arbitra già, in rapida salita qualitativa, da 12 anni.
Domenica scorsa, di ritorno dal sorteggio di Francoforte, ha visto Milan-Torino da spettatore
qualunque e mi sono dedicato all’osservazione di questo giovane arbitro che di professione, fa il
professore di educazione fisica.
Agnolin possiede taglia da atleta. Supera il metro e 80 d’altezza, è longilineo, corre con larga falcata,
il busto eretto di Lo Bello ma non la stessa coreografa alzata di ginocchia. Per qualità naturali e per
tipo di professione extra-calcio, è sicuramente l’arbitro fisicamente meglio preparato che abbia visto
in circolazione in questi ultimi anni. Dico ultimi perché, prima di andare alla Camera dei deputati,
anche il Concettissimo di Siracusa era una specie di prodotto di palestra.
Se non sbaglio, Agnolin è un po’ il capellone della Can. A San Siro dove il commissario speciale,
mandato a controllarlo era il romano D’Agostini, Agnolin è entrato con il ciuffo basso sulla fronte e
il colletto abbottonato: l’aria di uno studente di Eton, il più severo e tradizionale dei “colleges”
britannici. Forse, l’affinità di stile non è nemmeno casuale visto che, appena può, Agnolin vola spesso
a Londra per aggiornarsi sul football che, nonostante la cancellazione dal Mondiale ’74, resta pur
sempre “prima pietra”.
Guardare il calcio inglese è pratica importante per un arbitro poiché aiuta a togliersi di dosso la
tentazione di punire il gioco virile quasi si trattasse di gioco scorretto: capire la differenza tra un atleta
e una signorina, tra un killer e un simulatore, è funzione fondamentale.
Guardato il Milan-Torino Agnolin ha offerto al pubblico queste caratteristiche:
1. Non è teatrale, cioè misura i gesti;
2. Si permette il lusso di abbandonare a volte la “diagonale” del campo per controllare più da
vicino i giocatori tecnicamente più “ambigui”, come Chiarugi e Bigon per esempio, sui quali
i tackle possono essere trasformati in rigore. Può fare questo perché ha molto fiato e non ha
problemi di chilometraggio. Si trova insomma quasi sempre nel posto giusto;
3. Non è un grafomane. Ha ammonito Ferrini perché, perduto il pallone, non rinunciava a
“entrare” sull’uomo. Se ho ben capito, Agnolin è infatti tollerante sul gioco robusto ma onesto,
mentre ha l’allergia istintiva per i tocchi pericolosi anche se non vistosi;
4. Non dà la sensazione di sentirsi un padreterno e dunque offre rapide spiegazioni ai giocatori.
Rimane d’altra parte sobrio senza perdere tempo in chiacchiere;
5. Concede con disinvoltura la regola del vantaggio: gli è scappata via raramente, mettiamo una
volta su dieci;
6. È molto concentrato. Nemmeno sulla innocua rimessa del portiere, per esempio, va verso il
centrocampo con le spalle girate alla porta: in pratica, pur possedendo due… segnalinee
(entrambi di Bassano, entrambi occupati in industrie private), tiene l’azione il più possibile
sotto controllo diretto;
7. Imita Lo Bello in certi richiami “mimetizzati” verso le panchine. Sia per Giagnoni, prima, che
per Maldini, poi, è defilato distrattamente sul fianco delle panchine parlando “al volo”, senza
farsi vedere dalla larga massa del pubblico;
8. Un difetto: in almeno quattro occasioni (una di Mozzini su Bigon e tre di Sabbadin su Bui),
non ha rilevato le tenui ma fondamentali spinte da tergo del difensore contro l’attaccante che,
soprattutto in gioco alto, si vede rubare la spinta per l’elevazione.
Per 89 minuti su 90, Agnolin mi è parso perfetto, ma perfetto davvero. Una vera sorpresa. Molti in
tribuna ne erano ammirati. Un gran signore e un gran intenditore di football come Andrea Zenesini
(da anni “patron” del Mantova) mi diceva durante l’intervallo: “Ha già una gran personalità”.
Agnolin ha avuto jella a 50 secondi dalla fine, quando Turone e Pulici sono volati in violenta
acrobazia due metri dentro l’area di rigore del Milan. Agnolin fischiava subito il gioco pericoloso di
Turone, cioè un calcio di punizione a due in area. Solo che la eccessiva tempestività del fischio
impediva ad Agnolin di punire una sospettissima (ma successiva) manata di Turone alla maglia di
Pulici: e questo sarebbe stato fallo da punire con il rigore.
Per questo “errore”, l’unico semmai, alcuni colleghi hanno condannato Agnolin. Il “Corriere di
Informazione”, per esempio, gli ha dato 4 in pagella: il peggior arbitro della domenica.
Per quanto mi riguarda, prevedo un grandissimo avvenire per Luigi Agnolin: entro un paio d’anni
sarà probabilmente lui il nuovo Lo Bello anche se, per ora, il fatto di arbitrare a Bassano, provincia
di Vicenza, gli nega una larga fetta di match di serie A: cioè tutte le partite, e sono molte, nelle quali
sono impegnate squadre in bagarre con il Lanerossi Vicenza per la retrocessione.