1974 giugno 26 Il mondiale dei più forti verso il poker finale
1974 giugno 26 – Il mondiale dei più forti verso il poker finale
FRANCOFORTE, 25 giugno
“Un libro con sette sigilli”, così Mario Zagalo, dt del Brasile, due volte campione del mondo come
giocatore e una come tecnico, ha definito la Germania Orientale. Attestato di stima che un uomo della
vecchia guardia del football rilascia verso il calcio della pianificazione e, anche, indizio di quanto
incerto e tecnicamente misterioso sia il Mondiale che, in quattro città tedesche, suona domani il gong
del secondo round.
Nel giro di una settimana sapremo i nomi delle finaliste di Monaco ma, a questo punto, il colpo di
pazzia, il pronostico che in nessun caso t’aspetti potrà essere rappresentato soltanto dalla Svezia,
installatasi oggi pomeriggio al “Mon Repos” di Ludwigsburg, appena sloggiato da Valcareggi, è
praticamente sorretta dai consigli di Nils Liedholm.
Svezia a parte, tutte le altre sette squadre possono, senza sorprendere, far parte del poker di Monaco.
Contano infatti fino a un certo punto le perplessità seminate qua e là nelle prime tre partite, magari
contro avversari facili. La crescita di qualità e di tensioni limeranno molte sbavature.
La Germania Orientale non concede nulla all’estetica. Si stringe in difesa e poggia lo schema
soprattutto sulla corsa, dotata qual è di una preparazione da laboratorio. Non ha nemmeno la metà
della classe dei deutchen di Beckenbauer ma può concludere in gol con un campione autentico,
Sparwasser, molto ammirato da Cryuff.
Non s’è ancora visto, e forse non si vedrà, il Brasile delle goleade ma non ha ancora preso un gol! I
due Marinho sono stupendi terzini, spaccano azioni come frantumare lastroni di ghiaccio ma non si
sottraggono alla costruzione. Un Brasile che sa difendersi è già un grande mezzo Brasile.
Finalmente imbottita di fiorini, l’Olanda sta esprimendosi come sanno gli assi dell’Ajax e del
Feyenoord. Ampiamente pronosticato un mese fa, L’Olanda è l’unica squadra che sta integralmente
rispettando il suo pedigree.
L’Argentina ha parzialmente deluso durante la prima fase del Mondiale. La ricchezza tecnica di base,
il savoir-faire, la fantasia e l’abbondanza di uomini-gol possono d’altra parte ridarle una seconda vita
da domani fino a Monaco. Anche perché, organizzando il prossimo Mondiale nel ‘78, dovrebbe essere
seguita con “simpatia” dell’organizzazione.
Sulla carta, la Germania Ovest sembra la “padrona”, fra l’altro predestinata dalla struttura geopolitica
del Mondiale, del secondo girone. Non fosse per lo splendido gol segnato da Sparwasser nel match
pantedesco, verrebbe persino il sospetto che la Germania Ovest abbia premeditatamente perso quel
match per rifugiarsi in un girone più agevole alla sua bolsa manovra di questi giorni.
Un fatto è comunque certo: le grandi manovre attorno alla formazione dimostrano l’inquietudine di
questa squadra, identificata in un atleta con la vocazione dell’abattino, Beckenbauer, e troppo spesso
tentata dalla manovra geometrica alquanto scontata. Gli uomini nuovi, Herzog, Bonhof, Wimmer,
hanno infatti la funzione di accelerare e virilizzare le geometrie.
La Jugoslavia è stata la prima squadra a farsi ammirare a questo Mondiale. Il giorno del battesimo a
Francoforte, avrebbe ampiamente meritato di vincere. Soltanto Pereira e i due Marinho impedirono,
infatti, alle mobilissime punte slave di andare almeno un paio di volte in gol. Sul piano degli schemi,
la Jugoslavia è sorretta da una collaudata scuola danubiana, il suo unico limite sta negli ultimi metri
dell’area di rigore, dove un portiere svolazzante e qualche marcatura saltuaria concedono, a tratti,
inattese palle-gol agli avversari.
Infine, la Polonia, la Polonia che c’ha prematuramente spediti a casa, la Polonia che è l’unica squadra
al Mondiale ad aver sempre vinto, con un risultato-media di 4 a 1 per partita. Se non soffriranno
sbandamenti psicologici, come alla vigilia della finale olimpica del ‘72, quando pareggiarono a stento
1 a 1 con i modesti danesi, i formidabili colpitori polacchi saranno l’avversario più duro per i tedeschi,
padroni di casa.