1974 giugno 28 Cruyff? un Rivera con tante tante cose in più
1974 giugno 28 – Cruyff? Un Rivera con tante cose in più
• Relax in otto maniere diverse
Düsseldorf, 27 giugno
La “Parigi della Germania”, come giustamente i tedeschi chiamano la bella Düsseldorf, è oggi buia,
battuta dalla pioggia e dai tuoni. Sul Reno, lo Yachting Club ha stretto gli ormeggi mentre, dall’altro
lato della strada, le bianche villette della zona residenziale escono dal verde che paiono a casa di
Biancaneve.
Il mondiale prende umidissimo fiato. I giocatori di otto nazionali reagiscono oggi alla fatica con un
relax che non è uguale per tutti. Il Brasile continua la più stretta clausura, gli slavi si scaricano con le
“americane”, in pacchetti da venti, con filtro doppio. Gli argentini vivono bradi come in un ranch. Gli
olandesi ricevono le mogli.
La moglie di Giovanni Cruyff è alta 1,75, bionda, figlia di un produttore di diamanti. Segue il marito
ovunque perché, secondo una dichiarazione testuale, il regime di igiene sessuale di Cruyff è questo:
“faccio l’amore tutta la settimana meno la domenica sera, dopo la partita”.
Sfido io che Valcareggi parla di “mondo completamente diverso” anche se la dieta dell’asso olandese
è assai attenta: soprattutto frutta e verdura, zucchero di canna e riso non brillato, vino soltanto al
lunedì, mai alcolici e poco fumo.
•
Il portiere e gli schemi olandesi
Fuor di dubbio che l’Olanda sia in tutti i sensi la vedette numero uno del Mondiale. Ma poteva essere
una sorpresa? Evidentemente no perché questa Olanda, fatta eccezione per l’ala sinistra Resenbrink,
emigrato all’Anderlecht e Cruyff passato al Barcellona, non è altro che la fusione di Ajax (cinque
giocatori) e Feyenoord (quattro): cioè il meglio del meglio. La crema di un football che, soprattutto
con l’Ajax, ha razziato l’Europa degli anni ‘70 con voluttà barbarica.
È incredibilmente bastata la trasfusione di un Cruyff per fare di un rassegnato Barcellona la squadra-
scudetto di Spagna. In fondo, alla Nazionale olandese mancava negli anni scorsi soltanto una cosa: i
fiorini! Da quando i premi della Federcalcio si sono adeguati alle quotazioni dei Club, anche i
“tulipani” hanno cominciato a prendere sul serio il Mondiale e la preparazione ad esso.
La vibrazione, un gioco che vibra, è la caratteristica dell’Olanda a parere di Annibale Frossi. Un 4-3-
3 lo schema. Ma uno schema al quale nessun giocatore si sottrae in nome della specializzazione del
ruolo.
Persino il portiere viene spesso chiamato a interventi che, per esempio, il campionato italiano
contempla soltanto in cinetica. Quando infatti la linea dei difensori si sposta bruscamente in avanti
per mettere l’avversario in offside, un errore di centimetri o un’incertezza del guardalinee possono
generare contropiede. Non è allora raro vedere il portiere olandese chiamato a formidabili scatti molto
fuori area, per ribattere lontano di piede. Contro l’Argentina, il terzino Krol è andato a rete con un
destro che era una bellezza. Krol appartiene alla corporazione dei Breitner (Germania Ovest), dei
Marinho (Brasile), dei Szymanowski (Polonia). Se pensate a che cosa significano questi terzini capaci
di controllare un avversario e, contemporaneamente, di occupare per 90’ almeno una corsia del
campo, vi prenderà la crisi di rigetto appena corre il confronto con gli “specialisti marcatori”
dell’Italia.
A vedere questi terzini stranieri la scuola giusta diventa, da noi, quella del Facchetti d’altri tempi e
dei suoi figliocci, da Sirena a Fedele, da Longoni a Martini, da Longobucco a Sabatini.
• La presunzione di Alfredo Di Stefano e la realtà tecnica dei “tulipani”
Alfredo Di Stefano ha detto l’altro giorno che “qualche titolare olandese non giocherebbe nemmeno
come riserva in Spagna!”. La presunzione di certi campioni, soprattutto criolli, non ha confini. In
realtà, gli olandesi sono tra gli europei tecnicamente più dotati anche se è chiaro che il palleggio
sopraffino rimane saldamente eredità privata del Sudamerica.
D’altra parte, proprio contro l’Argentina, i “tulipani” hanno realizzato cose da pazzi. Tocchi aerei,
tripli scambi al volo in spazi molto risicati, angolazioni assassine. Tutto ciò è vietato a chi non abbia
in tasca la patente. La loro non è una manovra a fisarmonica, tutti assieme e ovunque con una certa
morbidezza se non addirittura pedanteria. Quando annusa il gol, l’Olanda sembra piuttosto eseguire
un tiro alla fune che taglia il campo, a colpi che ti fanno sbandare. Il momento magico diventa poi
l’inserimento: un giocatore a turno che innesta la quinta e va dentro a concludere. Dal collettivo all’
individuale.
Sbaglia chi schematizza l’Olanda. È vero infatti che, sulla scia dell’Ajax, gli olandesi giocano senza
un regista in senso classico. Non lo è nemmeno l’anguilla Cruyff se non nel senso che domina
“politicamente” la squadra quanto un Beckenbauer la Germania.
Cruyff non è un regista ma un Rivera! Con più fisico, con più scatto, con più continuità, con più
senso-gol, con più temperamento. Ma un Rivera, un Rivera del Mare del Nord, negato agli infiniti
languori del Rivera di Alessandria.
Quando cominciò il Mondiale, tutti aspettavano i gol di Cruyff e lui invece li serviva. Passano le
partite e, quando lo pensano dedito più che altro alla rifinitura, Cruyff superstar di 27 anni, fa tre passi
avanti e va a sbloccare i risultati (l’1 a 0 con L’Argentina servito da Van Hanegem coordinatore,
mancino di class,e carattere forte quanto i suoi polmoni, sei litri e mezzo allo spirometro.
È un vero suicidio tecnico per la Coppa Fifa che il meccanismo dei gironi neghi a priori la finalissima
o all’Olanda o al Brasile. Oggi come oggi, la vera finale, due scuole, due mondi, il meglio del Sud
America e il meglio d’Europa; si avrà perciò il 3 luglio a Dortmund, con Brasile-Olanda appunto!
Se la provvidenza assiste ancora il football, il primo girone non può che essere monopolizzato da
Olanda e Brasile. La Germania Est possiede infatti la fantasia che può avere un pezzo di granito
prussiano, mentre L’Argentina rappresenta ufficialmente il movimento anarchico al Mondiale!
Scherzi a parte, a vedere Ayala e affini, sembrano chiedersi eternamente “quien sabe?”, chi lo sa,
vedremo. Ma chi vincerà il girone? Chi andrà alla finale dei number one? Olanda o Brasile?
• Poker finale: Olanda, Brasile, Germania O., Polonia
L’Olanda segna molto, costruisce molte palle gol e subisce poco. Il Brasile segna poco, costruisce
poche palle gol e subisce nulla. L’Olanda gioca con l’apertura tattica del.. Brasile di Pelè e Garrincha.
Il Brasile ama, quasi contro natura, la difesa più del gol. La stampa di Rio torce la bocca perché fiuta
odore di catenaccio che per loro è la pestilenza o giù di lì. Date le premesse, il 55% va all’Olanda, il
45% al Brasile. C’è però un “ma” ed è un “ma” da non buttar via, anzi importantissimo. Il Brasile
aumenta tradizionalmente il ritmo durante il mondiale. Può migliorare e impressiona per adesso
l’eccezionale freschezza atletica dei giocatori: usciti dall’ultima partita, i brasiliani sembravano reduci
da un picnic. Non così l’Olanda. Mentre il Brasile, non appena fatto l’ 1 a 0 con la Germania Est,
melina e controlla il risultato, l’Olanda non riesce a sentirsi appagata nemmeno sul 3 a 0. Si diverte a
giocare, ama il gol, continua a correre, evita di pedalare opportunisticamente.
Potesse, cercherebbe ogni volta il 6 a 0. Spreca dunque energie molto più del Brasile. Sintomatico il
fatto che, soprattutto dopo le ultime due partite, Cruyff e colleghi siano usciti dal campo con le facce
stravolte, almeno apparentemente molto affaticate.
Cruyff sostiene, e personalmente lo credo sincero, questo slogan: “La chimica è la tua nemica”.
Slogan messogli in testa dal rumeno Kovacs, ex allenatore dell’Ajax. Eppure, quei visi scavati hanno
perfino indotto qualcuno a ironizzare sul caffè quale unico stimolante ammesso dagli olandesi. Per
togliere di mezzo il Brasile, l’Olanda dovrà in ogni caso tenere lo standard di oggi, uno standard super.
Perché le risorse di Zagalo sono infinite. Se ne sarà reso conto chi ha visto il match-ball di Rivelino
contro la Germania Est.
Punizione e barrierona. Tra i tedeschi mette la schiena anche un brasiliano, chiaramente votato al
sabotaggio.
• Svezia e non Italia. Possibile?
Quando Rivelino prepara con la rincorsa il sinistro (potente quanto il destro di Sormani e più tosto
del sinistro di Riva), il brasiliano infilatosi nella barriera dei deutschen si butta come un matto a terra
e apre una fessura, non più di 40 centimetri: passa lì; esattamente lì il missile di Rivelino.
Cosette del genere non sono casuali. Hanno bisogno di una dose di fortuna per realizzarsi ma non c’è
dubbio che sono preparate prima, in mesi e mesi di rodaggio, quel rodaggio che Valcareggi invidia
alle nazionali di molti Paesi.
Calzoni candidi, giacca vinaccia, camicia blu e cravatta bianca, Pelè, ha concesso oggi un’intervista
televisiva per la modica cifra di mille marchi, 300 mila lire circa.
Un giudizio sul Brasile? “Molto, molto buono in difesa”.
– E in attacco?
“Rivelino è un buon organizzatore e calcia molto bene in gol, ma gioca troppo indietro. Per migliorare
l’attacco, bisogna che un centrocampista faccia il lavoro indietro e lasci più libero Rivelino”.
– Psicologicamente come sta il Brasile?
“Era nervoso nelle prime due partite. Ora non più; ora gioca tranquillo. Questo è buono”.
Il fascino del Mondiale sta a questo punto soprattutto nelle mani di Brasile e Olanda anche se
l’incertezza non è minore nel secondo girone, quello tutto europeo, con Germania Ovest, Polonia,
Jugoslavia e Svezia.
Artemio Franchi si chiede: “Possibile che ci sia la Svezia e non l’Italia?”. L’interrogativo non è
campato in aria anche se bisogna aggiungere che, pur perdendo ieri con la Polonia, questa
dignitosissima Svezia ha mostrato di essere molto squadra, capace di quattro palle gol oltre un
penality sprecato! In assoluto può valere meno dell’Italia ma respira un collettivo superiore a quello
nostrano.
La Jugoslavia ha, quasi per vocazione, temperamento di artista, un giorno si esalta e un giorno si
opacizza, un po’ specchiata in Dzajic che per geometria o invenzioni o tocco, soffre esigui limiti. Può
invece rassegnarsi presto al tedesco Vogts che lo obbliga a una marcatura con il mastice, all’italiana.
Perciò, tentare una classifica della Jugoslavia è esercizio tutto da indovini. A scanso di match
capovolti, il secondo girone dovrebbe dare dunque due nomi: Germania Ovest e Polonia, con la stessa
proporzione riservata a Olanda e Brasile, cioè 55% ai tedeschi, 45% ai polacchi.
La Polonia ha fatto otto punti in quattro partite; prima di battere la Svezia, ha viaggiato sul ritmo di
un 4 a 1 per match; conclude a rete con una stupefacente facilità; conserva in pieno la reputazione
olimpica.
Ma c’è qualcosa che lascia perplessi. Per esempio, salvataggi palo e palle-gol concessi all’Italietta.
Troppe palle-gol e un rigore, sia pure parato, lasciato agli outsider svedesi. Se penso che la Germania
Ovest non ha concesso uno, dico uno, spiraglio alla Jugoslavia, ho il sospetto che finirà per avere
almeno parzialmente ragione la copertina del settimanale americano Newsweek che, presentando il
Mondiale, lo titola così: “Year of the defense”, l’anno della difesa.
Il 2 a 0 sulla Jugoslavia ha fra l’altro consentito alla Germania parecchie cose: evitare il caos in
panchina; disintossicare Muller dalla fobia del gol; scoprire Bonhoff come architrave di metà campo;
ritrovare sprint con Herzog e Wimmer.
Senza contare che non potrà mica accadere tutta la vita che, sull’esempio di Marquez, gli arbitri ’74
finiscano per essere dei robots integralmente indifferenti all’ambiente. Sarebbe molto bello ma
sarebbe anche molto strano pur tenuto conto che, per la prima volta nella storia, la poltrona della Fifa
è emigrata in Sud America al senor Havelange, brasiliano quanto Marquez.
Dop quattro partite, la mia finale Mondiale è questa: Olanda-Germania Ovest. Ma non si è il Brasile
(Campione del Mondo) e non si è la Polonia (medaglia d’oro all’Olimpiade) senza portare addosso
talento e ambizione.
Il mondiale è ancora sciolto senza collare.