1974 novembre 27 Calcio diverso
1974 novembre 27 – Calcio diverso
Imperversa l’”olandese”, che non è un virus influenzale, ma soltanto un modo di concepire il calcio.
Naturalmente interpretando le proprie attitudini razziali, di gente ben nutrita, di statura media elevata,
di vocazione al collettivo, di psicologia da attori più che da comparse. Come spesso accade nella
storia anche piccoli Paesi possono fare da vettori.
Il tema è di strettissima attualità anche perché il calendario internazionale ha quasi fuso assieme
Coppa Europa per Nazionali e Coppa Uefa per Clubs. In modo tale che, dopo la trasferta di Bernardini
a Rotterdam, calcio italiano e calcio olandese si ritrovano subito faccia a faccia, attraverso le due
squadre più popolari e più rappresentative dei rispettivi campionati: la Juve e l’Ajax.
Due anni fa, l’Ajax negò alla Juve, in finale a Belgrado, la possibilità di portare a Torino la prima
Coppacampioni bianconera. Ora si parla di “rivincita”, ma rivincita non può essere perché troppe
cose sono cambiate: da Cruyff tanto per cominciare, trascinato dalle pesetas in Spagna.
Resta invece un confronto didattico e, tanto per mettere i puntini sugli i, sarà bene ricordare che,
domenica scorsa, il Barcellona di Cruyff-Neeskens è stato battuto 5 a 2 dall’Espanol mentre l’Ajax
degli orfanelli ha fatto 8 a 0 in Coppa d’Olanda. Con tutte le cautele del caso, i due risultati dicono
che se Cruyff è pur sempre il “piede d’oro” degli anni ‘70, l’Ajax non è diventata tutto d’un tratto una
squadretta di mezza tacca.
La premessa è necessaria perché noi italiani siamo specialisti nel fare un polverone di tutto, come
dimostrato da Bologna-Torino di domenica scorsa. Mentre gli osservatori più attenti hanno visto
come a vincere fosse stato il contropiede del Torino, qualcuno è arrivato alla barzelletta tattica di
equiparare quel modulo, tipicamente italiano, al gioco olandese!
Regna la confusione. Si esagera per sistema. Ad un tratto sembra che esista solo l’Olanda; ad un tratto
sembra che il calcio nostrano non abbia nulla da sperare.
È a questo punto sperabile che i due match tra Juve e Ajax producano un buon calcio, tale da chiarire
una volta per sempre che l’Italia regge valori da settimo posto al mondo e che, per migliorare, deve
uscire da una collettiva ossessione “da risultato”, priva di prospettive. Poiché la Juve è, come il Napoli
e il Varese, la squadra più impegnata a cercare nuove aperture tattiche, oggi a Torino diventa possibile
un “calcio diverso” per merito di entrambi. L’Ajax perché lo produce già, la Juve perché lo sta
rischiando.