1975 luglio 24 Sarà un Padova senza malinconia
1975 luglio 24 – Sarà un Padova senza malinconia
Il Padova dei panzer, del cadenasso, dei macellai, degli scarponi. Il
Padova del paròn; il Padova di Nereo Rocco dall’addome ancora in
linea e dal dialetto non ancora affinato dagli anni di San Siro. Quel
Padova a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 è stato sicuramente idealizzato
fino alla leggenda. Ma di sicuro quel Padova arricchì il calcio veneto e
italiano: lo arricchì per la scientifica applicazione del modulo con
battitore libero e, anche, per una manciata di provincia buttata lì tra i
sofisticati club della Val Padana.
Che dopo tanti anni si riparli di Rocco al Padova diventa perciò una
notizia speciale, il tempo che ritorna senza essersi fermato, la
certezza che sono sempre gli uomini prima delle cose a fare il calcio.
Di Rocco sono state dette molte cose, soprattutto sono stati recitati
luoghi comuni. Proprio qualche giorno fa, il regista della Fiorentina
Merlo ha definito “antiquati e superati” i metodi di allenamento di
Nereo. Altri ripetono da un’eternità che Rocco non ama i giovani,
esprimendo invece il meglio di sé nel rapporto con i vecchiacci e nel
ricupero di gente destinata al cimitero degli elefanti.
Se tutto ciò fosse vero, se Rocco fosse stato per davvero un bluff,
non si riuscirà mai a spiegare come abbia vinto e insegnato tanto.
Persino il peggior pomeriggio della sua carriera, uno scudetto buttato
a Verona negli ultimi 90 minuti di campionato, coincise con una
stagione bellissima del Milan, con i 17 gol di Rivera, con un football
che per alcuni mesi tutti avevano definito il migliore dell’anno. Se
fosse vero che Rocco è da un bel pezzo un simpatico ferro vecchio,
non si riesce nemmeno a capire come Rivera abbia impostato tutta la
sua guerriglia a Buticchi, sul presupposto di una supervisione di
Rocco sull’intero settore tecnico del Milan.
E’ una vita di realismo tattico che invece parla per Rocco; è una vita
di umanità che parla per lui: un’umanità di “piccole cose”, un Pascoli
irrorato di Barbera. Tornasse sul serio all’Appiani, Rocco sarebbe
l’acquisto migliore del “dopo Boldrin”. Fra l’altro, strapperebbe il
Padova alla malinconia, all’anonimato, all’indifferenza. Perché,
parliamoci chiaro, il Padova di questi uggiosi anni ha anche il
problema di rifarsi un microfono, un uditorio, un ruolo. Dopo Gipo
Viani ed Helenio Herrera c’è un mass-media migliore di Rocco in un
calcio sempre più di robot stampati tutti uguali?