1976 gennaio 5 Campionato piemontese
1976 gennaio 5 – Campionato piemontese: la Juve liquida il Napoli il Toro espugna Firenze
Il Napoli pensava fino a stamattina che un pugno di Paolino Pulici aveva determinato la sconfitta
con il Torino.
Pensava anche che con l’Inter aveva perduto a San Siro soltanto per un destro in extremis di
Facchetti quando la nebbia stava rendendo la partita un felliniano balletto. Stasera il Napoli ha perso
la materia grigia, gli appigli psicologici: non può più pensare a nulla perché la Juve, dopo aver
rischiato la paralisi del gioco, è ritornata ad essere la realtà in carne ed ossa degli ultimi anni, di
campionato la squadra- guida.
Una guida ancora perentoria, visto che ha superato anche l’impasse del pareggio lasciando il Napoli
a 4 punti di lontananza. Abbronzatissimo, camicia in lana verde, Umberto Agnelli è uscito dalla
tribuna d’onore con quel sorriso di “razza padrona” che gli ricordavo ai tempi di Charles e Sivori.
Accanto alla tribuna -stampa, Marina Cicogna deve aver pensato che con una Juve tanto tormentata
e poi ebbra, prima ciucca e più tardi riattivata, si potrebbe forse impostarci sopra il soggetto di un
film della pedata nostrana.
Personaggi Vip a parte ,rimane la realtà di una Juve che nessuno potrà mai sottovalutare almeno
fino al giorno in cui non sarà roso dai tarli quel gran albero di giovani piantati nel ‘70 da Agnelli e
Boniperti attraverso Allodi e Picchi. Nessuna squadra italiana è più amalgamata di questa, nessuna è
più fresca d’anagrafe e di soluzioni di ricambio. Nessuna può altrettanto garantirsi il futuro da
incognite finanziarie :la Juve sarà sempre capace di rifarsi la pelle.
Il Napoli delle buone intenzioni, del temperamento, delle novità tattiche e di alcuni campioni ( da
Burgnich a Jiuliano a Savoldi), da un paio d’anni si scontra contro tutto ciò che la Juve continua a
significare, come organizzazione oltre che come squadra. Non c’é dunque rossore in questo tipo di
sconfitta, ma un senso di rabbiosa impotenza ,questo sì ,perché Napoli avverte che ci vorranno forse
ancora degli anni e altrettanti Savoldi per portarlo “alla pari”. Gli anni che servono anche al Milan e
all’Inter per rifare il palato di San Siro.
Chi ha l’aria di lanciare il guanto in faccia alla Juve é ora il Torino che stà eliminando uno dietro
l’altro i suoi tabù: come, per esempio quello di non vincere a Firenze dal 1953! Questo Torino non
pare più mister Jeckill e Doctor Hyde, non ama più la doppia vita, una volta serio e una volta
gogliarda, formidabile nei derby e pastafrolla in provincia. Il Torino di Radice si sente qualcuno,
non più un “outsider”.
In tale confidenza stà la novità del campionato. La sola che, mentre Napoli intristisce tutti i
mandolini del golfo, possa infastidire la Juve. Il campionato è ora più che mai piemontese, a
mezzadria tra Galleria San Federico e Caffè Torino. Giochiamolo in Piazza San Carlo, che è
meglio.